Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo aver assistito alla trasmissione televisiva “Non è l’arena” condotta da Massimo Giletti sulle frequenze di “La/7” ho pensato a lungo, e non senza perplessità, su come sia possibile nel 2020 che l’informazione nazionale, fidandosi spesso e troppo dei suggerimenti che vengono dalle testate giornalistiche locali e/o nazionali ma diverse da quella sulla quale va in onda la trasmissione, cada molte volte nell’errore di ritenere per date e scontate le accuse avanzate con indizi apparenti senza prove conclamate.
Io al posto di Giletti una riflessione sulla qualità super partes dell’informazione prodotta in questi ultimi anni da “Fanpage” l’avrei fatta ed anche rifatta; sanno tutti che tra la testata online diretta da Francesco Piccinini e l’entourage del governatore De Luca non corre assolutamente buon sangue, e non solo per quella vicenda del presunto tentativo di corruzione probabilmente costruito ad arte contro Roberto De Luca. Con questo non intendo assolutamente dire che Fanpage produce notizie non libere ed equidistanti, anzi devo plaudire al livello altissimo dell’informazione prodotta. Però mi sono sempre chiesto chi c’è, se c’è, legittimamente dietro Fanpage, ovvero qual è il potere economico che sorregge la redazione e il lavoro dei giornalisti al di là degli incassi pubblicitari; mi meraviglio che altri non se lo chiedano. E parlo di Massimo Giletti che viene dalla scuola di Giovanni Minoli che è stato, indubbiamente, un maestro nel gestire una valida informazione e il peso che alcuni poteri economici avevano sulla stessa.
Al momento non voglio entrare nel merito delle pesanti accuse lanciate da Giletti contro De Luca ed il suo staff e non voglio neppure commentare la denuncia che la Regione si appresta a depositare forse proprio contro lo stesso Giletti (il comunicato stampa che annuncia la querela è criptato, in esso non si rileva in maniera specifica né il nome della rete televisiva, e neppure quello della trasmissione e del suo conduttore; però dalla elencazione di quelle che l’ufficio stampa regionale definisce “accuse false e infondate” anche un bambino capirebbe che si tratta proprio di Giletti e della sua trasmissione di domenica 15 novembre 2020. Non entro, ovviamente, neppure nel merito della fondatezza dell’annunciata querela perché rivedendo la trasmissione che avevo opportunamente registrato non ho, sinceramente, rilevato una pesantezza tale delle accuse da poter dare adito ad una querela vincente; Massimo Giletti, pur esagerando nei toni, ha sempre cercato di far passare il concetto che i numeri sulle terapie intensive (che è la cosa più importante) possono essere letti almeno in due modi: reali e/o futuri.
Oggi mi interessa parlare del giornalista Paolo Russo, collega serio e validissimo, che nel corso di tutta la trasmissione Giletti ha fatto apparire e scomparire come un “ghost” della tv, arrivando fino al punto di far inquadrare dalle telecamere il telefonino con il quale cercava di chiamare Paolo il cui nome appariva sul led del cellulare. Un fatto, questo, che dovrebbe quanto meno solleticare la curiosità e l’intraprendenza dell’Ordine dei Giornalisti della Campania ad intervenire in maniera serena, ma seria e forte.
Perché ?, perché, a mio avviso, nel corso di quella trasmissione si è consumato un linciaggio (per non dire sciacallaggio, termine caro a De Luca) quantomeno morale di un collega giornalista che, per quanto si intuiva dal tono della trasmissione, non avrebbe avuto le palle di rispondere al telefono per dare una risposta alle domande di Giletti che identificava, a più riprese, Paolo Russo come “il portavoce” del governatore De Luca; un fatto che quasi tutti ritengono vero, compreso l’OdG di Napoli; ma non è così.
Paolo Russo, per contratto, non è il portavoce di De Luca ma il “capo ufficio stampa della giunta regionale” che è cosa assai diversa dal portavoce; così come viene molto bene evidenziato nell’elenco delle strutture con incarichi dirigenziali approvato dalla Regione Campania con DPGR n. 178/2015, DPGR n. 212/2015 e DGR n. 13/2016. Decreti che descrivono con esattezza i compiti del capo ufficio stampa della giunta regionale:
- Cura i rapporti con gli organi di informazione, la diffusione delle notizie sull’attività della Giunta, il monitoraggio delle agenzie di stampa, l’organizzazione delle conferenze, di incontri ed eventi stampa, il coordinamento e la realizzazione di servizi in audio video, la predisposizione della rassegna stampa quotidiana, il coordinamento e la realizzazione della newsletter istituzionale e di altri prodotti editoriali periodici sia cartacei che digitali.
Dunque, per decreto, il capo ufficio stampa della giunta regionale non ha alcun potere di rappresentanza del presidente o di altro organo ed a tanto non può neppure essere delegato.
Ha fatto benissimo, quindi, Paolo Russo a non rispondere alle insistenti chiamate che grottescamente la redazione di “Non è l’arena” e lo stesso Giletti gli indirizzavano per coinvolgerlo in una vicenda nella quale e per la quale Russo non ha alcuna voce in capitolo.
Il portavoce c’era fino a qualche tempo fa, ma è stato spedito ad altro incarico ben retribuito (e su questo ritornerò in un prossimo articolo, perché non tutto quello che luce è oro !!), e la titolarità dell’ufficio è ritornata in capo allo stesso Vincenzo De Luca; per buona pace di Massimo Giletti e dei coraggiosi giornalisti di Fanpage.