COVID: Restare a casa

Di Antonio Romano

Riemerge dal marasma quotidiano un personaggio che si era smarrito in un sogno e la diritta via aveva smarrito. Con animo teso cercava risposte, vagava alla disperata ricerca di una spiegazione, e si accorgeva che nessuno avrebbe potuto esaudire i suoi interrogativi. Poi, un misterioso impulso gli dava la facoltà di potere intuire, e il suo spirito si rasserenava man mano ogni quesito si scioglieva davanti ai suoi occhi. Un nemico occulto, quanto più spaventoso, costringeva tutti agli arresti domiciliari. Tra le notizie catastrofiche che ogni giorno oscuravano l’orizzonte, egli andava a cercare anche il rovescio della medaglia, e veniva così fuori, nella globale tragedia, una solidarietà insospettata. Dagli scaffali dei supermercati scomparivano velocemente tutti i generi di prima necessità, in primis la farina, e così anche gli uomini costretti a stare a casa riscoprivano il mattarello. Uno scambio di foto sui cellulari a far mostra di tagliatelle fusilli e orecchiette che scatenavano simpatiche sfide, mettevano anche in evidenza capacità nascoste, ma soprattutto portavano i nuclei familiari a stare insieme e di conseguenza, ognuno, a spolverare nei propri sentimenti quella ossidazione che gli affanni quotidiano avevano resi sterili. Ma l’amore di quella solidarietà nascosta non si fermava nelle cucine, veniva irradiata nell’aria dalla musica di artisti che dalle loro finestre e terrazzi improvvisavano concerti, e i messaggi che solo la musica può comunicare così forti e inequivocabili, rallegravano chi ascoltava, e le finestre si aprivano, e i balconi si aprivano, e da essi partivano applausi e urla di approvazione. Le anime si cercavano e si abbracciavano virtualmente, la melodia scioglieva il cuore e negli occhi qualche lacrima, forse per la malinconia di non aver saputo scambiare maggior affetto prima, quando si poteva, con persone che ora tutto ad un tratto apparivano così care, ora che meditando, ci si ricordava di quanto tempo sprecato inutilmente.

Questo è stato.

Ma oggi, al persistere dei laceranti suoni di autoambulanze sempre più numerose, e ai numeri della pandemia che incalzano giorno dopo giorno, il nostro personaggio del sogno si è destato dall’incantesimo del dimenticatoio in cui, un poco tutti, si erano assopiti, e così si è subito ritrovato nei panni di colui che cercava bisognose spiegazioni. Questa volta però, con precisa intenzione di essere un personaggio immaginario, occulto come il nemico che non conosciamo, per così poterlo spiare dall’ombra e cercare di capirne gli scopi.  Ha voluto scendere in strada per riassaporare quella meravigliosa atmosfera di solidarietà che gli era tanto giovato come risposta al suo incubo, ma si è immediatamente reso conto che non era più la stessa cosa, e che non lo sarebbe più stata. La prima impressione quando un tale gli veniva incontro sul marcia piedi e accortesi di lui sulla stessa traiettoria, questi scartava di brusco la linea di marcia già ancora a venti passi, poi al momento dell’incrocio, sebbene ad una distanza di ben lunga superiore a quelle raccomandate, a lui non sfuggiva il sinistro lampo di occhi omicida sopra la mascherina. La cosa si ripeteva e allora ha capito che non ci sarebbero più stati scambi di foto culinarie, non ci sarebbero più stati concerti in streaming o da terrazzi e finestre; sarebbero risultati lugubri segnali, appelli disperati che nessuno avrebbe più voluto ascoltare, e finestre e balconi si sarebbero piuttosto serrati. Ora è combattuto da questo atteggiamento pessimistico che alita alla paura, nonostante si renda conto che ciò significa cedere terreno all’occulto nemico. Un nemico che a questo punto immaginiamo abbia una volontà, che usa le sue armi con mirata e precisa strategia, che diffonda i suoi agenti per il mondo a suo piacimento, divertendosi quando gli umani si affannano inutilmente a combatterlo. Il timore peggiore è quello di non conoscere il suo armamentario, e immaginare quando questo nemico non voglia più divertirsi. Tutti sentimenti rafforzati da innumerevoli discorsi di politici e predicatori vari troppo spesso in disaccordo tra loro, che cercano di dirci verità a cui loro stessi non credono. Sa benissimo il nostro personaggio incorporeo di non essere ben propositivo, ma dice ancora, ce le vogliamo dire o no le cose!? Dovremmo forse assumere un atteggiamento idiota e far finta di niente!? O forse dovremmo dire che ben vengano certe meditazioni se potessero inculcare nel cervello di generazioni che non hanno conosciuto tribolazioni, il senso della responsabilità e dell’autodisciplina.

 

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