Filippo Ispirato
E’ passato quasi un anno dall’incidente alla centrale nucleare di Fukushima. La maggior parte di noi ha ormai un vago ricordo di quell’incubo di una Chernobyl bis, soprattutto dopo aver sancito in maniera definitiva il no al nucleare nel mese di Giugno, rinunciando in maniera indiscutibile ad un possibile ritorno all’atomo nel nostro paese
Oggi qual è la situazione in Giappone, quali sono i livelli di radioattività nel cibo e nel terreno, l’opinione pubblica nipponica ha modificato la sua visione nei confronti dell’energia nucleare, tanto sostenuta dallo stato negli anni ’60 e /70?
Ho contattato Mark Willacy, giornalista australiano della ABC (Australian Broadcasting Corporation), corrispondente dal Giappone per la tv di stato australiana, che ha realizzato molti servizi interessanti su Fukushima. (per info http://youtu.be/ijAlPdxK5zA, http://youtu.be/s033at7BLhg)
Il giornalista si è dimostrato molto disponibile a rilasciarmi un’intervista per il giornale e ha risposto a delle domande sulla situazione, al momento, nella prefettura di Fukushima e di Tokyo.
Mr. Willacy lei lavora come corrispondente della ABC per il Giappone. Qual è il livello attuale di radioattività nel circondario di Fukushima e nella capitale Tokyo?
I livelli di radioattività a Tokyo sembrano essere abbastanza bassi, tant’è che i contatori Geiger segnano dei livelli di radiazione nell’area a livelli anche inferiori rispetto ad altre città nel mondo. La situazione cambia, invece, a Fukushima, in cui ci sono delle zone con livelli di radiazioni molto alti, livelli che aumentano man mano ci si avvicina all’impianto nucleare di Daichi. In particolare si riscontrano alte concentrazioni di Iodio, che ha un tempo di decadimento veloce, e di Cesio, che ha un tempo di dimezzamento della carica radioattiva di circa 29 anni.
Il Giappone a distanza di quasi un anno si sta interrogando sul nucleare come in Italia? A che punto è la ricerca sulle fonti di energia alternative nel paese del Sol Levante considerando che, l’altro gigante asiatico, la Cina, sta facendo grandi investimenti nell’eolico?
Prima dell’incidente la maggior parte dei giapponesi accettavano l’atomo e la sua energia, considerandola sicura e necessaria. Prima del disastro c’era poco interesse verso le rinnovabili ed i movimenti anti nucleari erano dei gruppi sparuti di ambientalisti. Da Marzo tutto è cambiato, molti hanno cominciato ad interrogarsi sull’effettiva convenienza dell’energia nucleare e a dubitare sulla trasparenza delle dichiarazioni in materia di sicurezza fatte dall’agenzia atomica giapponese e delle compagnie elettriche. Solo da un anno a questa parte si stanno cominciando a studiare le possibili applicazioni ed implementazioni delle fonti di energia alternative.
In Italia ha scioccato l’opinione pubblica la notizia su Otsuka Norikazu, showman della tv di stato giapponese, che si è ammalato di leucemia dopo aver mangiato verdura ed ortaggi provenienti dall’area contaminata di Fukushima. Serviva a dimostrare che il cibo era sicuro, cosa poi dimostratasi del tutto falsa. I prodotti di quell’area sono effettivamente controllati?
I Giapponesi sono solitamente attenti a quello che mangiano, si evita di mangiare prodotti provenienti dalla prefettura di Fukushima, in particolare riso, pesche, spinaci, carne, funghi e ciliegie (prodotti tipici di quel territorio). In alcuni negozi e supermercati di Tokyo i clienti hanno a disposizione un contatore Geiger per monitorare il livello di radiazione nei prodotti che acquistano. Alcuni giapponesi per sicurezza mangiano solo prodotti provenienti dall’estero, soprattutto per i bambini che sono la fascia di popolazione che potrebbe subire i danni più gravi dalle radiazioni, nemico invisibile, incolore ed inodore.
In Giappone la sicurezza alimentare, comunque, è un tema molto importante e le misure di prevenzione del rischio sono molto accurate e serie, vengono effettuati numerosi controlli, in particolare verso i prodotti provenienti da zone limitrofe alla centrale.
Dopo lo spegnimento dell’impianto di Daichi-Fukushima, il più pericoloso ad oggi in Giappone è quello di Hamaoka, a circa 200 km da Tokyo. E’ in attività o è ancora spento, dopo il terremoto di Marzo?
La centrale di Hamaoka sorge su una pericolosa faglia; il rischio anche qui è dovuto non tanto ad un terremoto quanto agli effetti che potrebbe avere un maremoto delle dimensioni simili a quelle di Marzo. In via cautelativa l’impianto è stato spento e viene tenuto sotto controllo; i tecnici della Tepco stanno studiando delle misure per migliorare le difese contro un eventuale tsunami per riavviare l’impianto e riprendere la normale produzione di energia. Ma il governo locale e la popolazione che vive attorno all’impianto si stanno opponendo tenacemente, soprattutto perché è posizionata su una faglia tellurica e la costa già in passato è stata devastata da altri maremoti. Un motivo in più per non far ripartire Hamaoka.
Ciao Filippo, fai molto bene a tenere sempre desta l’attenzione sulla tragedia di Fukushima. Purtroppo la memoria della gente è molto corta, tanto che le multinazionali, siano esse del petrolio o dell’uranio, sia tanti, troppi politici, hanno capito e aspettano per tornare alla carica. Comunque, oltre al tedesco KIKK STUDY, anche in Francia Le Monde ha rivelato che, da uno studio condotto da Dominique Laurier, dell’Istituto Nazionale di Sanità francese, i bimbi che vivono nel raggio di 5 km da una centrale nucleare, si ammalano di leucemia con una frequenza doppia rispetto a quelli che ne vivono lontano. Inoltre, secondo i professori americani Joseph Mangano e Janette Sherman, la radioattività rilasciata da Fukushima avrebbe provocato circa 14mila morti negli USA, soprattutto in bimbi di età inferiore a un anno. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista medica “Journal of Health Services”.
Buon lavoro e grazie