Dr. Michele D’Alessio (agronomo-giornalista)
Aumenta il numero degli italiani che hanno paura per l’emergenza Covid-19, con l’85% dei cittadini che si dichiara preoccupato o molto preoccupato, in netta inversione di tendenza dopo mesi di fiducia crescente. È quanto emerge dalla prima indagine Coldiretti/Ixe’ sulla nuova ondata della pandemia in Italia diffusa dopo la proroga dello stato di emergenza con l’adozione di misure più restrittive per i cittadini di fronte all’avanzare del virus. “…Una situazione che – sottolinea la Coldiretti – ha fatto tornare i livelli di preoccupazione degli italiani sui valori di inizio maggio nel periodo di lockdown. L’indagine Coldiretti/Ixe’ evidenzia che quasi la metà degli italiani (43%) conosce qualcuno che ha contratto il coronavirus tra familiari o parenti, amici o conoscenti o sono stati colpiti direttamente. La preoccupazione – continua la Coldiretti – riguarda soprattutto la salute propria o dei congiunti con la grande maggioranza che vede in prospettiva una tendenza al peggioramento della situazione ed il pericolo di un nuovo lockdown…”. La chiusura o isolamento apre nuovi scenari e abitudini sociali, infatti la pandemia spinge la svolta green nei comportamenti degli italiani con più di un abitante del Belpaese su quattro (27%) che acquista più prodotti sostenibili o ecofriendly rispetto a prima del Covid. In occasione della ripresa della mobilitazione #fridaysforfuture promossa da Greta Thumberg. Dall’acquisto di prodotti a minor impatto ambientale al taglio degli sprechi, dall’interesse per le energie rinnovabili al riciclo, dalla sharing economy alla mobilità più sostenibile sono molti i segnali che indicano una crescente attenzione alla riduzione del consumo delle risorse del Pianeta. Cosi, per la prima volta si interviene in modo integrato dal campo alla tavola a sostegno della filiera agroalimentare Made in Italy che è diventata la prima realtà economica del Paese con 3,6 milioni di occupati, dall’agricoltura all’industria fino alla ristorazione che rischia di subire per l’intero 2020 un crack da 34 miliardi a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus. Buone notizie anche dall’agricoltura biologica. Le coltivazioni bio in Italia volano verso i 2 milioni di ettari con il record storico di sempre con una crescita ininterrotta nei 30 anni dalla nascita della normativa europea in materia, per un settore in espansione da nord a sud della penisola, dalla Lombardia al Lazio, dal Veneto alla Calabria, dal Trentino alla Puglia. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Sinab in occasione del Sana Restart, il salone del biologico alla Fiera di Bologna di inizio ottobre, che si sviluppa su tre aree tematiche: Food, Care & Beauty e Green Lifestyle. “…Sul piano produttivo l’Italia – dichiara la Coldiretti – è nel 2019 il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80643 gli operatori coinvolti (+2%) mentre anche le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%) con percentuali a due cifre per la Provincia di Trento (+31,3%) e il Veneto (+25,4%)…” Un altro aspetto legato al lockdown cheben sei italiani su 10 (62%) coltivano piante e fiori per rendere più bello il pianeta, donare energia alla vita e aiutare a comunicare i sentimenti, ma anche per tutelare la natura e l’ambiente. Se in passato erano soprattutto i più anziani ad avere il pollice verde, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, la passione per i fiori si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Bisogna, anche dire che la pandemia da Covid ha portato anche incomodi, infatti il 44% degli italiani è aumentato di peso a causa del Covid, tra lo smart working, le restrizioni imposte dal lockdown e la maggiore tendenza a dedicarsi alla cucina, su dati Crea, il Centro di ricerca alimenti e nutrizione, diffusa in occasione dell’Obesity Day 2020 che si celebra in tutto il mondo il 10 ottobre.
La pandemia ha imposto un cambiamento radicale delle abitudini di vita e di consumo che ha avuto effetto anche sulla bilancia, dove la tendenza a mangiare di più, spinta dal maggior tempo trascorso fra le mura di casa, non è stata compensata da una adeguata attività fisica. Sempre legato alla alimentazione, la pandemia di Covid-19 potrebbe far sprofondare nella fame cronica ulteriori 130 milioni di persone entro la fine del 2020 con la mancanza di cibo che colpisce nuove fasce della popolazione sia nei paesi ricchi che in quelli meno sviluppati. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del Rapporto Annuale delle Nazioni Unite nel commentare l’assegnazione del premio Nobel per la pace 2020 al WFP al World Food Program.Dimostrazione che conferma come il cibo sia tornato ad essere un elemento strategico negli equilibri internazionali con corsa agli accaparramenti e guerre commerciali che alimentano tensioni e nuove povertà. Nel mondo si stima che quasi 690 milioni di persone abbiano sofferto la fame nel 2019 ma il numero è destinato a crescere per effetto dell’emergenza coronavirus che ha sconvolto i sistemi economici e cancellato milioni di posti di lavoro.
E’ vero il lockdown ha portato nuove abitudini e modi di vita, ma non dimentichiamo che anche l’ambiente è migliorato…meno inquinamento…più animali in giro e CITTÀ….
È probabile che tutti noi abbiamo vissuto l’imposizione del lockdown come uno shock nel nostro sistema di vita, perché ci faceva sentire soli o annoiati oppure ansiosi o soggetti alla distrazione continua a causa dei componenti della famiglia tutti sotto lo stesso tetto 24 ore su 24, o per tutte queste ragioni messe insieme. Come individui, abbiamo dovuto apportare dei cambiamenti – grandi e/o piccoli – alla nostra vita quotidiana.
Una delle principali spinte verso questi cambiamenti personali e famigliari, è stata l’attivazione dello smartworking per molti lavoratori e per altri la sospensione temporanea dell’attività lavorativa per la chiusura degli esercizi e luoghi di lavoro (ad esempio i negozi e i ristoranti)
Le crisi alimentano invariabilmente anche l’emergere di grandi obiettivi comuni, di solidarietà, di creatività e di sperimentazione di novità. E i social media hanno aperto piccole finestre per condividere e confrontarsi con gli altri rispetto ai diversi meccanismi di reazione alla crisi