TEGGIANO: un prof violento o semplicemente “culpa in educando” ?

 

Aldo Bianchini

TEGGIANO – Diciamo, in tutta onestà intellettuale, che un fatto come quello accaduto all’interno dell’istituto scolastico Pomponio Leto di Teggiano può e deve offrire tutti gli spunti possibili per una discussione aperta e, soprattutto, costruttiva.

Non si può fare come hanno fatto i Comuni di Teggiano e di Sala Consilina, nonché la Consulta delle Donne Amministratrici del Vallo e il Centro Antiviolenza Aretusa di Sala Consilina; non si può, a mio avviso, sparare ad alzo zero soltanto contro il “prof” senza tenere in conto alcuna altra possibile soluzione del problema che attiene il più ampio rapporto scuola-famiglia-studenti. Capisco che vale molto, per loro, il solo mettersi in evidenza nell’accusare a testa bassa e penetrare, così, quell’immaginario collettivo (famiglie-studenti) che nel corso dei decenni ha dimostrato corposa insofferenza contro l’istituzione scuola che disattenti dirigenti e insipienti docenti non hanno saputo difendere dagli attacchi strumentali e distruttivi.

Comprendo un po’ di più la veemenza con cui la Consulta e il Centro Aretusa hanno approcciato il fattaccio, resto un po’ più incredulo di fronte alla repentina presa di posizione con minaccia di “costituzione di parte civile” dei due Enti Comunali; quasi come a dire che dietro il fattaccio ci siano precisi interessi di bassa politica che possono aver dato la stura alla violenta pubblicizzazione del fatto sul web. E’ questo “l’altro” di cui scrivevo nell’articolo di ieri, invitando il capitano ad investigare nella direzione giusta per capirne di più.

Perché questa fretta di annunciare la possibile costituzione di parte civile ? Chi è questo prof nel cui carteggio personale sembra non esserci alcun elemento di contestazione per pregressi fatti analoghi ? Chi sono, soprattutto, i ragazzi protagonisti ed a quali ceppi familiari appartengono ? Sono domande logiche dopo un fatto del genere, mai accaduto nel più grosso istituto scolastico del Vallo di Diano.

Tutte domande che sicuramente si è posto il Vescovo della Diocesi Teggiano-Policastro, padre Antonio De Luca prima di recarsi a scuola per offrire la sua solidarietà alla stessa scuola, agli studenti ed a quell’allievo in particolare ed anche, perché no, allo stesso professore stritolato da tutti senza un preliminare e minimo ragionamento sulle sue capacità di essere e di apparire. “Il pianeta scuola -mi ha sussurrato il Vescovo nel corso di un breve in contro- è un mondo molto particolare che va curato da tutti i punti di vista senza demonizzare nessuno, ma cercando di recuperare in essa scuola non solo la famiglia in senso lato ma anche tutte le istituzioni esterne che in un qualsiasi modo possono incidere sulla credibilità e sull’autorevolezza della scuola, dei suoi dirigenti, dei docenti e degli studenti tutti“.

Ed è proprio partendo dalla sua certa responsabilità che il prof a disdoro di tutti i suoi improvvisati detrattori, se ben guidato da un valente avvocato, potrebbe assumere il ruolo del fustigatore dei costumi e passare al contrattacco sulla scorta delle regole che, comunque, sono vigenti nella scuola (e che leggerete più avanti) per normalizzare  l’intero mondo scolastico – politico – sociale e mediatico.

Perché potrebbe accadere questo ? semplicemente perché nella condotta dei tre ragazzi è palese una chiara violazione delle “leggi dello Stato” (andate a leggere l’articolo scritto dal dr. Pietro Cusati su questo giornale in merito al comportamento che gli studenti dovrebbero osservare in classe, e anche chi non sa o fa solo finta di non sapere, capirà !!) che fissano dei precisi obblighi in capo ai ragazzi-studenti ed anche alle famiglie che dovrebbero educare i figli al rispetto dei sani principi non solo della Costituzione ma anche delle leggi vigenti; addirittura per l’utilizzo di tutti gli strumenti che oggi offre la tecnologizzazione forzata  Questa negligenza si chiama in gergo “culpa in educando” che ricade tutta sia sui docenti che sulle famiglie; il prof incriminato a modo suo stava cercando (verosimilmente sbagliando !!) di educare i ragazzi all’uso delle mascherine e dei telefonini; le famiglie sicuramente non l’hanno fatto altrimenti i ragazzi non  avrebbero messo in rete il video che, seppure creato a difesa (come stanno dicendo), doveva sicuramente essere depositato nelle mani dei docenti o della dirigente scolastica, o in ultima ipotesi nelle mani dei Carabinieri.

La cronaca giudiziaria è piena di colpevoli che diventano vittime e di fustigatori costretti a risarcire i colpevoli diventati vittime innocenti.

Questo di Teggiano è, comunque, un caso da seguire molto attentamente anche al fine di poter ricordare, fra qualche tempo, ai Comuni di Teggiano e di Sala, alla Consulta delle Donne Amministratrici, al Centro Antiviolenza Aretusa che prima di attaccare a testa bassa si deve contare almeno fino a tredici.

 

 

 

 

One thought on “TEGGIANO: un prof violento o semplicemente “culpa in educando” ?

  1. Inviato il 11/10/2020 alle 18:25
    Sono uno tanti operatori scolastici, sono stato insegnante, ho fatto parte del personale ATA in vari ruoli, spesso sono a contatto con alunni e professori, lavoro nella scuola da quasi vent’anni, ho fatto corsi per ragazzi disagiati e disabili. In tanti anni ne ho visto di tutti i colori, fortunatamente tra i ragazzi e gli studenti esiste ancora un po di buona educazione, la mattina , parecchi salutano e dicono buongiorno ai professori e al personale Scolastico presente , cosi pure il giorno quando escono. Ma esiste pure il ragazzo strafottente, che richiamato gentilmente dal docente, risponde male, a volte lo manda a quel paese lo offende con parole lesive e da querele.
    Spesso i ragazzi sfidano i professori con atti delinquenziali e complottatori.
    E’ vero i docenti sono anche educatori, non che confidente dei suoi alunni, motivatore, tutor, assistente nello studio, esempio morale, guida psicologica, mediatore nelle relazioni tra pari o con gli adulti, consulente per le famiglie ecc….NON CHIEDETEGLI PURE DI ESSERE UN SANTO…..se a volte perde la pazienza e’ perché e’ semplicemente un UOMO

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