Dr. Michele D’Alessio
(agronomo – giornalista)
Apro, con una citazione che dovrebbe far riflettere qualcuno: “…È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio (Albert Einstein)”. “Cosa abbiamo di diverso noi di meno dai colleghi Iberici, Sudamericani e di tutto il mondo per essere definiti Dottori (anonimi) nel campo Professionale? Il titolo di Dottore, e questo per gli indifferenti, non ve lo toglie nessuno, lo avete acquisito con il conseguimento della Laurea. È dal 1936 che continuiamo a combattere per vederci riconosciuto un titolo che già avevamo e per quante generazioni ancora si dovrà continuare? Intanto il tempo inesorabilmente trascorre e con esso anche la possibilità di essere ben identificati e veder riconosciuti dignitosamente i nostri meriti…” e questo uno dei tanti post che campeggia sui social che chiedono la variazione del titolo da Dottore ad Ingegnere. Perché Agronomi e non Ingegneri Agronomi e Ingegneri Forestali come siamo appellati in tutto il mondo? A questa domanda, ci ha risposto il l’ing. Forestale Matteo Antonio Autuori “… Come sostiene l’Accreditation Board of Engineering andy Technology degli Stati Uniti: L’Ingegneria è la professione in cui la conoscenza delle scienze matematiche e naturali, acquisita attraverso lo studio, l’esperienza e la pratica, viene applicata con discernimento per sviluppare nuovi sistemi che utilizzano economicamente le risorse della natura a beneficio dell’umanità. Quale definizione è più appropriata di questa alla nostra categoria? Rivolgo questa domanda a tutti i colleghi che ritengono che il titolo di Ingegnere andrebbe a limitare molto la nostra attività professionale. Se vi riconoscete in questa definizione allora siete INGEGNERI. Rivolgo, altresì, la domanda al Conaf, (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali) istituzione deputata a migliorare la nostra immagine cosi come avviene in tutto il mondo…”. Si eviterebbe così di specificare sempre ed in ogni luogo che gli Agronomi e Forestali sanno ed hanno competenze anche in materia di catasto, di progettazione rurale, di sistemazioni idrauliche, di rilievi frazionamenti, di redazione di tabelle millesimali e soprattutto di ingegneria naturalistica. Si ritiene che la modifica del titolo non implichi la confluenza degli Agronomi e Forestali nell’Ordine degli Ingegneri, in quanto anche nel caso dei medici esistono ordini separati a seconda degli ambiti professionali di riferimento (Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e Ordine dei Medici Veterinari).
Nel 1992, in Europa, con la legge 152, viene perfezionato l’elenco delle competenze che coincide con la riforma Mac Sharry, la nuova politica agricola. L’introduzione delle misure agroambientali, forestali segnano un passaggio fondamentale nello sviluppo della categoria del dottore agronomo e dottore forestale. Sempre nello stesso periodo vedono la luce le direttive comunitarie sulla valutazione di impatto ambientale delle grandi opere. Entriamo nel periodo in cui si va a costruire l’Europa che determina nuovi scenari soprattutto nel mondo rurale ed ambientale. Nel 1994 a Roma nasce la Carta dell’agronomo europeo proposta dal Consiglio Nazionale. Sempre di più oggi serve un profilo europeo ed internazionale del dottore agronomo e del dottore forestale e non a caso nel 2015 il Consiglio Nazionale è stato sede del VI Congresso Mondiale degli Ingegneri Agronomi e dei Dottori Agronomi ambientato in EXPO2015, all’approvazione della Carta Universale dell’Agronomo che appunto definisce i principi etici per lo sviluppo professionale nel rispetto alle comunità delle persone, di ogni Paese e Continente. Da essa si evince la convinzione che, la professionalità della Categoria possa offrire soluzioni tecniche avanzate in grado di elevare la responsabilità etica e quindi “costringa” il professionista ad operare sempre nell’interesse generale in un’ottica di progresso sociale. Al contempo, l’opera del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale rappresenta una potenzialità nell’ambito delle sfide globali del XXI secolo, ragione per cui La Carta Universale dell’Agronomo detta i principi di cooperazione ai fini della definizione di una strategia tecnico alimentare e di sostenibilità ambientale per l’intero pianeta ed in particolare per le zone in ritardo di sviluppo e pone dei limiti etici alla ricerca agronomica per ridurre la pressione dell’uomo sull’ambiente e misurare il livello di benessere della Terra. Poi per istruzione, in Italia gli Agronomi non son inferiori a nessuno, anzi per competenze e abilità professionali sono anche superiori ad altri colleghi europei e americani, per ciò Essere considerati meno preparati di un ingegnere ambientale, proprio non va giù alla categoria, ma del resto ingegnere è la formula con cui questi esperti, sono definiti in Francia, Inghilterra Portogallo, Spagna, Germania, Austria e molti altri Paesi.
E’ una gigantesca stranezza, che l’attuale CONAF sia contrario al cambio dei titoli professionali, dato che il Presidente, presso l’EXPO di Milano, durante il congresso mondiale degli ingegneri agronomi, è stato eletto Presidente dell’associazione mondiale degli ingegneri agronomi.
Ho frequentato corso di laurea triennale in scienze del territorio e dell’ambiente agro forestale , secondo me il cambio ad ingegnere forestale porterebbe dei vantaggi sicuramente dal punto di vista delle possibilità lavorative ma purtroppo di questi tempi non sapremo mai se questo cambio avverrà.