da Nicola Mastrocinque
Il the end del BCT, giunto alla quarta edizione è davvero memorabile, in Piazza Cardinal Pacca, Martina Riva, giornalista, conduttrice di Sky Arte, intervista Carlo Gregorio Verdone. L’attore, il regista di successo, geniale, dietro la macchina da presa coglie la realtà mutevole, la narrazione per fotogrammi, caratterizzata da personaggi stravaganti, bulli, complessati, grotteschi, pedanti, imprigionati in schemi mentali farraginosi, visionari, mediocri, uomini di potere dalla duplice personalità, ipocriti dalla falsa morale. Consegue il diploma al Liceo Classico Torquato Tasso della capitale, si laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con 110 e lode, discute la tesi: “Letteratura e cinema muto italiano”, la sua relatrice è Evelina Tarroni. Per redigere la tesi si reca a Grado con il padre, al fine di assistere alle proiezioni delle pellicole mute, con la presenza di Francesca Bertini, la diva inimitabile di tale genere prima dell’avvento delle sonorità, donna passionale, assoluta, straziante, fatale. Dai primi cortometraggi amatoriali, girati con la cinepresa, acquistata da Isabella Rossellini, intitolati: “Bolex Paillard. Poesia Solare” (1969), Allegoria di primavera (1971), “Elegia notturna” (1973), muove i suoi primi passi nel mondo della regia, film in Super 8, persi nella cineteca della Rai. Consegue il diploma in regia al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma prima della laurea. L’evento conclusivo del BCT “UN SACCO BELLO … DA 40 ANNI”, sold out con Verdone rimarca la qualità del Festival, che ormai valica nel territorio nazionale l’indiscusso riconoscimento della critica di settore. Sono stati assegnati due riconoscimenti, a Stefano Usardi per il lungometraggio “Affitasi vita”, per il cortometraggio a Paola Minaccioni, alla sua prima regia con “Offro io”. La conduttrice di Sky Arte, ha esordito:”È una serata che tremano le gambe. È un mito con una capacità empatica. Ad ottobre ha dato la disponibilità, anche nella fase due del Covid.19, ha mantenuto fede alla parola”. Un applauso prolungato accoglie il comico romano, che saluta il pubblico, ha esaltato le bellezze artistiche della città, il Teatro Romano, Santa Sofia, è rimasto colpito dal calore e dalla gentilezza dei beneventani. La cordiale conversazione è iniziata con il racconto dell’esperienza di animatore-burattinaio. Egli all’Opera dei Burattini mostra già il suo incommensurabile talento, si commuove al ricordo della madre che lo ha spinto nel mondo artistico, senza di lei non avrebbe mai ottenuto il grande successo. Il giovane comico della capitale s’impone all’attenzione del pubblico, nel 1977, con lo spettacolo “Tali e quali”, il sipario si apre al Teatro Alberichino di Roma, sul palcoscenico interpreta brillantemente 12 personaggi, riproposti in una fortunata serie televisiva “Non stop”, trasmessa da Rai 1 l’anno seguente, riportati nel copione dei suoi primi film. Nel corso dell’intervista la giornalista gli pone una domanda: “Quali sono state le emozioni nella sua vita? Egli risponde una visita ad una malata terminale, felice per la sua presenza, in quell’occasione impara molto dalla sofferenza, al concerto dei The Police, al Palaeur, prima non riesce a percepire cosa dicessero 15.000 fans, venuti per ascoltare i brani famosi della band, poi sente Carlo, Carlo… Rimane sbalordito e comprende la sua popolarità. La carriera è segnata dall’incontro con Sergio Leone, riscuotono i consensi dei cinefili “Un sacco bello” (1980) “Bianco, rosso e Verdone” (1981), egli ne è regista, sceneggiatore con Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, le colonne sonore sono de Maestro Ennio Morricone. La commedia italiana di Sordi e Tognazzi, con l’avvento dei nuovi comici è soppiantata, da Verdone e Troisi, per la immediatezza di linguaggi non steriotipati, ma pronti a leggere il contesto socio-culturale, terremotato dal femminismo, dal comando del sesso debole, dalle istanze culturali, dai fermenti in atto. Per Verdone solo Troisi è l’interprete moderno della nuova comicità, Benigni invece, si colloca in un altro versante. Dopo le due pellicole di successi, i produttori sbarrano la strada al comico, che affronta un momento difficile, cerca spiragli nella docenza universitaria, ma pure ció presenta ostacoli. Esce dal tunnel e rivede finalmente la luce con “Borotalco” (1982), musiche di Lucio Dalla, “Acqua e Sapone” (1983), “I due carabinieri” (1984). Una clip di “Troppo forte” (1986), mostra la scena cult del flipper, Oscar Pettinari, borgataro romano, che sogna di fare l’attore. Nella pineta di Ostia è stata ripresa in chiosco, l’improvvisazione e l’intensità del ciak girato sono ineguagliabili. La scena è unica, poi sono stati ripresi i dettagli. Vince la scommessa con Mario Cecchi Gori per la pellicola “Compagni di scuola (1988), perplesso per la presenza di molti attori. Racconta un aneddoto, avvenuto durante le riprese di “Viaggi di Nozze” (1995), una scena dal copione è prevista sul lido di Tarquinia, ma per le condizioni climatiche avverse, in particolare, risulta impossibile tuffarsi nel mare in tempesta. La scena scritta in mezz’ora con la matita, viene ripresa in una piscina, riuscendo perfettamente in poche ore. Ancora nella pellicola “Gallo cedrone” (1998), rimane il girato del primo ciak, con il piano sequenza, vale a dire la macchina da presa riprende una scena ininterrottamente, senza che venga rifatta. Ben 35 volte è stata battuta una scena del film “Ma che colpa abbiamo noi” (2003), con Laura Morante, il pubblico ha visto nella clip il dialogo dei due attori. Per completare è necessario aggiungere altri titoli della filmografia: “sono pazzo di Iris Bond” (1996), “C’era un cinese in coma” (2000), “Grande, grosso e … Verdone” (2008), “Posti in piedi in Paradiso” (2012), “Benedetta follia” (2018), “Si vive una sola volta” (2020). Il Festival ha riservato un’inaspettata sorpresa al regista, il video con i saluti speciali, dalla Guerini alla Cortellesi, da Ilenia Pastorelli ad Ornella Muti, da Paola Minaccioni a Nancy Brilli. Al termine riceve il Premio alla Carriera, conferito dal direttore artistico Antonio Frascadore, che sottolinea:”Tu hai fatto la storia, lo ringrazia per la presenza”. Verdone saluta e rimarca:”Grazie alla città, spero di girare un film a Benevento”. A margine Frascadore evidenzia:”È stata l’edizione più difficile, pochissimo tempo a disposizione per organizzare tutto nel dettaglio, inevitabili difficoltà organizzative e logistiche, ma è stato impagabile rivedere le persone, insieme, in sicurezza e distanziate, assistere ad uno spettacolo dal vivo, con gli ospiti presenti fisicamente. Cinema, proiezioni, musica, tutto ció che più mancava al pubblico riportato di nuovo alla fruibilità delle persone in una settimana di cultura”. Egli prosegue:”Siamo fieri e soddisfatti di ci che abbiamo fatto del cartellone costruito, del prestigio e l’importanza dei nomi e dei partner intervenuti”. Il direttore artistico evidenzia:” Non ci siamo fermati, abbiamo avuto l’attenzione di tutta la stampa nazionale, abbiamo dimostrato che la cultura non può e non deve fermarsi. E ci siamo riusciti. Ora dobbiamo riposare, qualche giorno, per poi-da fine agosto- ricominciare a lavorare su BCT edizione 5”.
NICOLA MASTROCINQUE
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