Dr. Michele D’Alessio (giornalista-romanziere)
Alcuni giorni fa, ho scritto un articolo sulla professione dell’Agronomo, una figura importante per l’agricoltura e per i settori collegati, è vero, una figura professionale che si sta sempre più radicando nel suo settore, ma è ancora tanto sconosciuta, tanto che, quando qualcuno si presenta come Agronomo, spesso ti guardano come se avessi una malattia o peggio ancora, i più saccenti ti scambiano per un coltivatore o produttore di agrumi (limone, arance, pompelmo, ecc..). Eppure è una professione che esiste da secoli anzi da Millenni, come ci conferma pure il Prof, Matteo Antonio Autuori, l’Ingegnere Agronomo, che da anni si è attivato con grande tenacia e caparbietà, a far cambiare il titolo professionale, con lettere e richieste ai vari ordini e naturalmente tramite i vari social, (di questo ne parleremo nel prossimo articolo più dettagliamente) “…si parlava dell’agronomo presso la civiltà dei Sumeri in Mesopotamia verso il 4000 a.C. la loro civiltà si sviluppò dal 3500 a.C. al 2000 a.C. Questa civiltà neolitica, nel corso del III millennio a.C., si insediò nella Mesopotamia, area definita anche “mezza luna fertile”, stiamo parlando di 5000 anni fa…”. Per capire meglio la figura professionale, andiamo per ordine, come si dice “Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro” (Tucidide 431 404 a.C.), iniziando proprio dalla Etimologia e Filologia del nome. La parola agrònomo deriva dal greco ἀγρός (agròs, campo, campagna) e νόμος (nòmos, legge, regola). il termine fu coniato nel Settecento per indicare un esperto di scienze agrarie. Per esempio il Vocabolario agronomico italiano di Giambattista Gagliardo (Silvestri, Milano, 3ª ed., 1822) lo definiva: “Parola universalmente introdotta nella lingua italiana, tolta dal greco che vuol dire versato dotto in agricoltura. In generale però contrassegna colui che dà le regole ed ammaestramenti dell’agricoltura ed anche colui che le ha bene apprese. Dicesi pure agronomo ogni scrittore di economia rurale e di economia politica”. Oggi però viene usato in genere in modo più restrittivo. Citiamo dal “Dizionario Sapere” (De Agostini, 2000): Agronomo: sm. [sec. XVIII – dal greco agronòmos, magistrato dell’agricoltura] “Chi esercita l’agronomia. Le sue origini storiche sono lontano nel tempo, infatti, in principio, le professioni di perito agrimensore, agronomo, erano considerate, addirittura sacre e di esclusiva attribuzione sacerdotale. Si diventava agronomi o agrimensori per eredità: il fortunato doveva solo dimostrare di averne le capacità professionali; coloro i quali non potevano esercitare per “grazia divina”, potevano farlo dopo aver frequentato una specifica scuola. L’insegnamento si divideva in una parte teorica (institutio) e in una parte pratica (instructio). Gli alunni assistevano personalmente a lavori di censimento e accatastamento di aree agricole, di fondazioni di nuove colonie, e di tutte le operazioni di campagna eseguite dai professori di gromatica (scienza che misura la terra) e da ingegneri e agronomi dello Stato.
Terminati gli studi, gli allievi dovevano sostenere un esame di maturità e ottenere così il titolo di magisteri agrorum geometrie o di professi o di auctores; dopo un ulteriore periodo di praticantato, i candidati dovevano sostenere un ulteriore esame per poter esercitare in proprio. I primi indizi preistorici che riferiscono sulla figura sacerdotale dell’agronomo la troviamo presso i Sumeri. Questa civiltà neolitica, nel corso del III millennio a.C., si insediò nella Mesopotamia, area definita anche “mezza luna fertile”; verso la fine del millennio per alcuni secoli fu sottomessa dagli Accadi, dai quali successivamente, si affrancò per tornare a vivere liberamente secondo il modello delle prime Città-stato. La loro religione era in gran parte il riflesso del loro genere e modo di vita, che li ha caratterizzati per l’operosità e per la particolare mentalità politico-sociale. Furono i fondatori delle norme etiche scritte e delle strutture giuridiche, politiche e sociali, traghettando la civiltà occidentale dalla preistoria alla storia. Tra le cariche sociali di maggior rilievo abbiamo la testimonianza di una figura, di natura economico-amministrativa, imperniata sui sacerdoti “agronomi del tempio” da cui dipendevano sorveglianti, esattori, ispettori impegnati in fattorie grandi e meno grandi, sostenitori di un’agricoltura solida e tecnicamente avanzata per l’epoca, come risulta dalle testimonianze rinvenute nelle “Georgiche … di Ninurta”. L’ingente patrimonio culturale e tecnico dei Sumeri costituì le fondamenta su cui si svilupparono tutte le agricolture e le civiltà agrarie successive, compresa quella ellenistico-romana e quella islamica. Al di là di un dialogo di Senofonte e di un trattato di Teofrasto, nulla ci è pervenuto della letteratura agraria greca, che si presume invece essere stata ampia e molteplice. Lo stesso termine “agronòmos” venne utilizzato da Omero per indicare “colui che risiede in campagna”; ad Atene il termine entrò nell’uso comune per definire quel magistrato che, a seconda dei casi, presiedeva, ispezionava, regolava e amministrava l’attività agricola, in particolare nelle terre pubbliche da concedere in affitto o in altre forme di contratto. Grandi esempi di professione dell’agronomo si hanno comunque anche in altri Paesi della Storia: dai Maia, agli Aztechi, per arrivare a casa nostra con le grandi scuole dei popoli Etruschi o dei Siculi. In altre città e colonie greche questi magistrati venivano definiti con nomi diversi; ad Eraclea (Basilicata) erano chiamati “polianòmoi”; essi erano coadiuvati, nelle operazioni di ripartizione delle terre pubbliche in affitto, dai “geométrai” per misurare il terreno e dagli “oristài” per fissare i cippi di confine. Ben più importante era invece l’operazione che precedeva la delimitazione dei possedimenti, quella di valutare la produttività dei suoli per differenziarne la qualità e la successiva destinazione.
Per non annoiarvi e visto il lungo passato, ci fermiamo qui e riprendiamo la storia dell’Agronomo nel tempo nel prossimo articolo. Seguiteci…
Pur convinto della utilità di cambiare il ns.titolo abilitativo da generico dott.agronomo a ingegnere agronomo in quanto,solo questo,fuori dall’Italia è universalmente riconosciuto, preciso che ,per quanto mi riguarda,in 20 anni di attività professionale,non mi si è mai verificato un si tale grossolano errore di scambio pur non avendo nulla a deprezzare verso i ….produttori di limoni……;nel merito del cambio del titolo abilitativo,bisogna intervenire incisivamente presso il Ministero di Grazia e Giustizia,in primis,da parte del Consiglio Nazionale,che a mio avviso, rimane sempre a guardare in perenne stato di inezia; tante cordialità Colleghi
Dalla storia possiamo solo ricevere insegnamenti.
Peccato che l’uomo medio ha memoria breve