Aldo Bianchini
SALERNO – Chi non ha mai parlato male, o malissimo, della Cassa per il Mezzogiorno (famosa CASMEZ) scagli la prima pietra.
Per serietà deontologica ed anche storica è necessario in premessa, che la CASMEZ è stata uno degli strumenti economico-politico più validi della storia repubblicana di questo Paese, uno strumento che ha contribuito notevolmente alla crescita generale ed alla riduzione del gap tra Nord e Sud in quella stagione che è passata alla storia come “il miracolo economico degli anni 60” che fece davvero intravedere “la luna” a decine di milioni di italiani.
La Cassa fu praticamente ideata e fondata dal Alcide De Gasperi (indimenticato presidente del Consiglio dei Ministri e della Democrazia Cristiana morto nel 1954 all’età di 73 anni) e Pasquale Saraceno (economista e accademico italiano morto nel 1991 all’età di 88 anni) nell’anno di grazia 1950, ha concluso la sua parabola nel 1984 (trentaquattro anni dopo la nascita) quando fu sostituita dalla AGENSUD (organismo del quale si sa poco e si sa anche male) che ebbe vita molto breve essendo stata chiusa nel 1992 dopo appena otto anni di vita.
Perché la CASMEZ che per tanti anni era stata l’agenzia più efficiente ed efficace che questo Paese abbia mai ideato è finita così malamente tra polemiche e inchieste giudiziarie ?
Lo ha spiegato molto bene il prof. Romano Prodi (già presidente del Consiglio dei Ministri e già Commissario europeo, nonchè ideatore dell’ULIVO che nel 2006 portò alla vittoria del centro sinistra sull’apparentemente inattaccabile Berlusconi) nel contesto di un suo editoriale pubblicato nell’edizione de “Il Mattino” del 9 agosto 2020: “La parabola discendente della Cassa è cominciata quando il nucleo centrale formato da qualche centinaia di tecnici specializzati è cresciuto a dismisura e ha subito un processo di frammentazione per effetto di crescenti fenomeni di lottizzazione politica e per il modo con cui le Regioni sono entrate nel processo decisionale della Cassa stessa”.
Come dire che la Cassa dopo circa venti anni di vita entrò furiosamente nel vortice della politica affarista del tempo in cui si combattevano battaglie senza esclusione di colpi per la conquista di grosse fette di finanziamenti pubblici che, poi, non sono mai arrivati sul territorio; e nei pochi casi che sono arrivati si sono dispersi in mille rivoli di burocrazia incestuosa e di volgari mazzette.
Una fine ingloriosa quella della CASMEZ che nei primi venti-venticinque anni di vita aveva risposto eccellentemente allo scopo indicato da De Gasperi e Saraceno: “Creare le condizioni perchè il reddito pro-capite del Sud si avvicinasse a quello del Nord”; oggi, purtroppo, la distanza è abissale ed è ritornata ai livelli dell’immediato secondo dopo guerra.
Ma c’è ancora la possibilità di creare un organismo capace di ripetere i primi 25 anni della CASMEZ ? E’ sempre il prof. Romano Prodi a rispondere: “Bisognerebbe prima riflettere sulle ragioni della decadenza della Cassa, ovvero sull’indebolimento della capacità tecnica, sulla frammentazione del potere decisionale dovuta alla lottizzazione politica e sulla perdita del ruolo dello Stato nell’indirizzare e dirigere la realizzazione dei processi di sviluppo”.
In pratica, con educazione e fermezza, il prof. Prodi ha gettato le basi e tracciato la linea direttiva per la creazione di un nuovo organismo capace di aiutare realmente il Sud; se questi consigli venissero seguiti non c’è dubbio che anche con questa classe politica sicuramente non all’altezza di quelle precedenti si potrebbe agevolmente arrivare a ricreare le condizioni per la nascita di una Cassa per il Sud in grado di gestire concreti e reali finanziamenti senza la necessità di aspettare la marea di DPCM (decreto presidente del consiglio dei ministri) cui ci ha abituati la politica spettacolo all’era di Giuseppe Conte e del Covid-19; una politica che pur dispiegando contributi (falsi o reali) a pioggia non è riuscita a sanare nessuna della particolari esigenze del nostro Mezzogiorno.