Aldo Bianchini
SALERNO – In genere quando un giornale crede di aver fatto uno scoop ritorna nel giro di 48 ore sulla notizia per ampliarla e raccontare la seconda parte: la vera storia.
Prendo atto che, purtroppo, l’anonimo giornalista “girobe” e il suo giornale “il quotidiano del sud” sono rimasti impalati sulla prima parte della notizia, cioè hanno pubblicato soltanto la velina. Intanto la polemica si è scatenata e loro sono rimasti a guardare, senza capire e senza avere la velocità di approfondire la storia vera che c’è dietro quella notizia.
La notizia “scandalosa” (si fa per dire !!) che ha richiamato l’interesse del direttore de “il quotidiano del sud” è quella relativa all’affidamento fiduciario all’avvocato penalista Cecchino Cacciatore della difesa degli interessi del Comune di Salerno nella vicenda complessa ed articolata dell’inchiesta giudiziaria che la procura della Repubblica sta conducendo sulle tante cooperative che fanno capo allo stesso comune. Sulla scorta di qualche insinuante velina (chiaramente di parte avversa) il giornalista “girobe” si è impegnato in una dissertazione (anche ben esposta, perché no) pseudo giuridico-giudiziaria per dire soltanto che il compenso previsto per l’avvocato Cacciatore è alto, che l’incarico appare come uno schiaffo in faccia al nutrito corpo dell’ufficio avvocatura del comune, che il tutto appare in contrasto con la prassi seguita dalla stesso comune per un’altra inchiesta ben più grande e seria (quella sul Crescent) affidata soltanto all’avvocatura di sede.
Inoltre l’attento quotidiano del sud svela anche di un’inchiesta promossa parallelamente dalla Commissione Trasparenza del Comune (presieduta, guarda caso, da Antonio Cammarota, anch’egli avvocato penalista) che fino a questo momento non è che ha brillato, non tanto per il volume di attività messo in campo, piuttosto per gli scarsissimi risultati ottenuti dopo i clamorosi e rumorosi annunci di inchieste avviate (a proposito quella sulla balconata di Alberto Di Lorenzo che fine ha fatto ?); mi aspetterei dalla Commissione che, almeno questa volta, andasse al cuore del problema che è innanzitutto di natura politica prima ancora che giudiziario; e che il problema è stato promosso dallo stesso Comune. Basterebbe solo questa rivelazione per capire come era giusto e necessario affidare l’incarico ad un avvocato esterno.
La vera storia
Tempo fa Nicola Sardone (uomo di assoluta fiducia di Fulvio Bonavitacola) si dimise dalla presidenza di “Salerno Pulita” sbattendo la porta dopo pochi mesi dalla sua nomina. Perché un atto così risolutivo ?, cercai di spiegarlo in un paio di articoli di qualche mese fa che, giustamente, i responsabili de “il quotidiano del sud” non hanno evidentemente letto; se lo avessero fatto avrebbero capito che la storia, quella vera, era molto più corposa di un semplice incarico difensivo ad un avvocato esterno. La storia, dunque, nasce dalle dimissioni imprevedibili e impreviste di Sardone che dopo una rapida consultazione con il suo referente politico potrebbe anche aver reso qualche dichiarazione all’Autorità Giudiziaria che da tempo aveva già avviato. A quel potrebbe essersi determinata una situazione inedita per l’Amministrazione Comunale, quella cioè di trovarsi nella posizione di accusatrice nei confronti di se stessa in quanto le Coop. Sono organismi che fanno capo al Comune e che da esso dovrebbero essere rigidamente controllate. La vera storia, dunque, è questa e spero che la Commissione Trasparenza dia ilo via ad un’inchiesta interna sulle cooperative e non sull’incarico all’avvocato Cacciatore che alla luce di quanto raccontato appare assolutamente legittimo, anzi doveroso da parte dell’ A.C. che con questo incarico dimostra davvero tutta la sua trasparenza. Insomma, invece di produrre chiacchiere e fumo la Commissione si impegnasse, una volta per tutte, a controllare tutto ciò che accade alla luce ombrosa sotto i suoi occhi. Lo spiegasse anche al giornale e invitasse addirittura il dirigente Di Mauro ad essere un po’ più cauto nelle dichiarazioni ufficiali.
Riflessioni:
Almeno per quanto mi riguarda fa specie che un quotidiano, accreditato come lo è “il quotidiano del sud” (niente a che vedere con questo modesto giornale online che si chiama “il quotidianodisalerno.it”) faccia ampio uso nell’articolo in questione (pubblicato il 19 luglio scorso) delle parole “indagine delicatissima”, non si sia posto la domanda di quale indagine delicatissima si trattasse e di quale fossero i contenuti della stessa. Io successo di un giornale di carta stampata è determinato (almeno credo) dalla novità in termini di proposizione della notizia con relativi approfondimenti storico-politici; se la carta stampata continua a navigare sulle facili veline è destinata a farsi sempre scavalcare dal web, purtroppo.
Reazioni:
Sulla vicenda dell’attacco all’avvocato cecchino Cacciatore è intervenuto con veemenza l’avvocato penalista Giovanni Falci che, come è stato pubblicato su questo giornale, con termini e parole precise ed incisive ha stigmatizzato la non corretta pratica giornalistica seguita (a suo dire !!) da “il quotidiano del sud”. Giovanni Falci ha tra l’altro scritto: “Mi dispiace da avvocato, da amico di Cecchino e da cittadino fruitore del sevizio di informazione. Innanzitutto, non sembra in linea con la “trasparenza” che dà il nome ad una apposita commissione, divulgare notizie imprudenti su di un chiarimento che si ritiene dover approfondire. Quale può essere l’interesse della opinione pubblica a sapere che la commissione del Comune di Salerno svolgerà una “indagine” su conferimento di un incarico professionale? Cosa diversa sarebbe stata informare di eventuali irregolarità riscontrate, ma non di irregolarità semplicemente sospettate. Ed infatti il vero problema dell’avv. Cacciatore come di chiunque sbattuto su un giornale è quello di evitare il giudizio, non il castigo. Il castigo senza giudizio è sopportabile, ha persino un nome, sventura, mentre qui si tratta di evitare d’essere sempre giudicati senza che venga mai pronunciata la “sentenza”. L’intera riflessione di Falci potrete rileggerla in calce al presente articolo; anche al fine di far capire a tutti che la reazione dello stesso Falci non è umorale e legata alla sua amicizia con Cecchino e con tutta la famiglia Cacciatore ma al suo senso di appartenenza ad una categoria professionale che troppo spesso viene ingiustamente messa sotto osservazione. Un’amicizia mai offuscata dalla polvere del tempo e consacrata dal mitico “armadietto n. 10” nel quale da decenni l’avvocato Giovanni Falci e gli avvocati Cacciatore (ilo compianto Diego e l’ottimo Cecchino) depositano la toga (che qualcuno ha definito “quel cencio nero”) dopo ogni coraggiosa e coinvolgente arringa.
L’articolo di Giovanni Falci del 20 luglio 2020
COMMISSIONE INQUISIZIONE
L’articolo pubblicato su “quotidiano del sud” del 19.07.2020 relativo all’incarico professionale conferito all’avvocato Cecchino Cacciatore per la difesa del Comune di Salerno in una indagine su presunti illeciti commessi da cooperative in rapporti con l’ente pubblico, mi ha lasciato amareggiato per più di una ragione. Mi dispiace da avvocato, da amico di Cecchino e da cittadino fruitore del sevizio di informazione. Innanzitutto, non sembra in linea con la “trasparenza” che dà il nome ad una apposita commissione, divulgare notizie imprudenti su di un chiarimento che si ritiene dover approfondire. Quale può essere l’interesse della opinione pubblica a sapere che la commissione del Comune di Salerno svolgerà una “indagine” su conferimento di un incarico professionale? Cosa diversa sarebbe stata informare di eventuali irregolarità riscontrate, ma non di irregolarità semplicemente sospettate. Ed infatti il vero problema dell’avv. Cacciatore come di chiunque sbattuto su un giornale è quello di evitare il giudizio, non il castigo. Il castigo senza giudizio è sopportabile, ha persino un nome, sventura, mentre qui si tratta di evitare d’essere sempre giudicati senza che venga mai pronunciata la “sentenza”. A prescindere da quello che sarà il provvedimento che verrà adottato, colpevole o innocente o peggio ancora -pareggio-, tutti noi “giudicheremo” l’avv. Cacciatore senza esserne autorizzati e senza conoscere i fatti per colpa di un imprudente e poco professionale giornalista di provincia. Di qui, la mia idea di cambiare il nome della commissione in quella di “commissione inquisizione”. L’inquisizione, a ben vedere, è esattamente il contrario della trasparenza; essa è fatta di procedimenti segreti, di ordalie. In secondo luogo, a me sembra che lo spirito che ha animato questa divulgazione della notizia non sia lo spirito di servizio pubblico inteso sia come servizio di informazione che come servizio di rispetto della legalità, ma sia invece un semplice spirito di invidia. Non si tratta cioè di una rivolta difronte all’ingiustizia ma di un semplice e meschino risentimento. E’ chiaro però che la rivolta non va confusa con il risentimento; la rivolta è certamente positiva mentre il risentimento è un concetto negativo; il risentimento è definito bene da Scheler come una autointossicazione, la secrezione nefasta in vaso chiuso, di una impotenza prolungata; al contrario la rivolta infrange il vaso e lo aiuta a traboccare.
Dal risentimento nasce l’invidia per ciò che non si ha; il risentimento è sempre risentimento contro se stessi. “L’invidia è la consapevolezza della propria mediocrità” scriveva Mario Hrvat; e tale efficace definizione si adatta bene all’articolo in commento e al suo autore. Basta poco perché il mediocre riveli la sua natura: anche di fronte a un modesto successo dell’altro, subito si scatena in lui la recriminazione e la gelosia. Ebbene, senza bisogno che la manifesti esteriormente, quella reazione nasce nel suo animo perché sa di essere limitato, di non avere le capacità altrui; ma anziché rimanere quietamente nel suo stato, riconoscendo con umiltà le sue reali forze, si abbandona alla detestazione e allo scontento. “L’avere più ingegno del comune è sempre una grande colpa agli occhi dei mediocri”, diceva Mario Missiroli, ex direttore del Corriere della Sera negli anni ’50. È per questo che, invece che scatenarsi il confronto chiaro e netto, si scatena, da parte del mediocre invidioso, la sottile erosione della dignità dell’altro, l’uso ipocrita del giudizio, l’adozione colpevole della calunnia, il ricorso a oscuri maneggi, la coalizione con altri mediocri, la frenetica ricerca di ogni occasione per far cadere chi è superiore per intelligenza, umanità o capacità, come lo è nel nostro caso Cecchino Cacciatore. Ora, è bene chiarire, l’errore in punto di diritto in cui è incorso il giornalista, autore dell’articolo per fornire al lettore una informazione tecnicamente corretta. La “persona” offesa, e non già la “parte” come è scritto nell’articolo, è regolata dal codice di rito penale che prevede la possibilità di nomina di un difensore. Lo status di persona offesa non coincide con la indicazione che la Procura della Repubblica fa al momento della acquisizione della notizia di reato. I diritti e le facoltà della persona offesa del reato, infatti, riguardano ogni stato e grado del procedimento, quindi, anche la fase del procedimento precedente l’indicazione del PM. La notizia pubblicata, perciò, contiene un grossolano errore di diritto che si trasforma in una informazione tendenziosa e priva di fondamento. In particolare, è una informazione sbagliata, sicuramente non proveniente da un addetto ai lavori, ricollegare poteri processuali alla persona offesa “all’atto dell’esercizio dell’azione penale”. In ogni caso, per una corretta ed esaustiva informazione dell’opinione pubblica, è bene chiarire che oltre la persona offesa dal reato esiste anche nel processo il cd. danneggiato dal reato, anch’egli con il potere di costituirsi parte civile per esercitare nel processo penale l’azione civile per i danni subiti dal fatto illecito commesso. Questa semplice ed elementare lettura delle norme (90, 101 c.p.p.) dimostra la capziosità della notizia pubblicata su presunti “malumori” collegati alla nomina dell’avvocato Cacciatore da parte del Comune di Salerno. In effetti, il punto più contraddittorio dell’intero articolo che, lungi dall’essere una corretta esposizione dei fatti, è semplicemente un esercizio di invettiva fine a se stessa, è quello relativo al richiamo alla decisione assunta dall’amministrazione comunale nel “ben più rilevante” processo Crescent. Delle due, l’una, se ci si duole della mancata nomina di un difensore esterno nel processo Crescent bisognerebbe gioire per la nomina nel processo sull’inchiesta delle coop.. Tutto sommato bisogna compenetrarsi nell’autore dell’articolo: egli, con quella nomina ha passato una disgrazia. Come diceva, infatti, Ambrose Bierce “le calamità sono di due specie: la disgrazia che capita a noi e la fortuna che capita agli altri”. Giovanni Falci