Aldo Bianchini
SALERNO – Tutti i giornali, già da qualche giorno, scrivono del cosiddetto “focolaio del Carmine” alludendo ai pochi casi di contagio da Covid-19 registrati nella zona di Salerno dove abita proprio il governatore Vincenzo De Luca; e c’è anche qualcuno che attacca e ironizza.
“E se il sindaco invita a non fare allarmismi, è psicosi al Carmine, quartiere di Salerno con poco più di 5mila residenti dove vive anche il governatore Vincenzo De Luca. Che ora, ironia della sorte, si ritrova un focolaio proprio sotto casa. Nel vero senso della parola. Ma nei bollettini quotidiani dell’Unità regionale di crisi Salerno non viene menzionata mai. Anche se è tutto ristretto nello stesso quartiere. E né, tanto meno, ne accenna il governatore che pure per ogni focolaio, anche piccolo, scoppiato in Campania, prima, durante e dopo l’emergenza, ha scatenato tuoni e fulmini” (fonte Il Mattino del 21 luglio 2020, pag. 11).
E veniamo alle vicissitudini che Mariù (nome convenzionale) sta vivendo sulla propria pelle e sulla propria famiglia dopo che nella giornata di giovedì 9 luglio 2020, su sua insistenza, il medico di base decise di farla sottoporla ad un tampone risultato positivo.
Mariù è il nome convenzionale assegnato, per motivi di privacy, alla bancaria che lavora nell’Istituto Bancario nei pressi dell’abitazione del governatore e che nei giorni precedenti al 9 luglio aveva avvertita per più sere una lieve febbriciattola; si era rivolta al medico di base che in un primo momento volle osservare bene la paziente e dopo due-tre giorni insieme a lei decise di sottoporla ad un tampone anti-covid. Il risultato positivo allarmò tutti.
La donna venne ricoverata subito nel centro Covid presso l’ospedale di Scafati (ma il centro Covid di Salerno che è costato tantissimo non funziona ?) dove da tredici giorni è tuttora ricoverata anche se non lamenta più alcun sintomo che possa far pensare ad un contagio positivo ed attivo; dovrebbe essere dimessa domani. I suoi stretti familiari sono risultati tutti assolutamente negativi.
Conseguentemente, però, ed a cascata c’è stata un’allerta sanitaria per almeno un paio di attività commerciali (un supermercato e un negozio di calzature, oltre che la sede della Banca; tutti e tre chiusi) dove Mariù lavorava ed era stata in quei giorni topici e, addirittura, per l’INPS di Salerno dove lavora un suo stretto familiare.
Prontamente e con decisione molto condivisibile il Direttore Provinciale dell’Inps ha immediatamente chiuso e sigillato tutto il quarto piano del palazzo di Corso Garibaldi con la messa in smart-working di tutti i funzionari e dipendenti di quel settore vitale per gli aspetti pensionistici che, in molti casi, sono di vitale importanza per l’economia familiare e generale. Una decisione, quella del direttore dell’Inps (dr. Ciro Toma), che qualcuno non ha pienamente condiviso, ma che da questo giornale giudichiamo di assoluta responsabilità civica e di grande prudenza ai fini di una ripresa dell’emergenza sanitaria; ha fatto benissimo a chiudere per quindici giorni tutto il quarto piano che, ripeto, potrà riaprire in tutta sicurezza proprio domani 23 luglio 2020.
La vicenda di Mariù si chiude qui; la stessa vicenda, però, lascia l’amaro in bocca per il semplice fatto che non ha avuto alcuna eco sulla stampa locale, se non in maniera molto marginale; questa vicenda ci dà comunque la giusta chiave di lettura di tutti i dati statistici dai quali siamo inondati da qualche mese a questa parte e sulla loro affidabilità rispetto alla precisa numerazione di tutti i casi che, probabilmente, in gran parte vengono sottaciuti per non allarmare più di tanto la popolazione.
Meno male che Il Mattino ha dato spazio, come scrivevo in apertura, ad alcune considerazioni sulle sparate del governatore quando si tratta degli altri e sui suoi colpevoli silenzio quando ad essere chiamato in casa è il suo stesso quartiere di residenza: il Carmine di Salerno.