Cinquestelle: il vero pericolo ha un nome e un cognome “Grillo” … DiBa, DiMa, DaCa lo sanno, al di là delle donne, dei cavalieri, delle armi e degli amori.

Aldo Bianchini

SALERNO – Ma chi sono i “Grillini” ?, è una domanda che in tanti si pongono, per strada, nei bar, nei salotti culturali o, più semplicemente, stando seduti davanti alla tv.

E’ la classica domanda dalle cento pistole; dunque non è assolutamente facile rispondere. “”Loro sono quello che fanno, ed è accaduto quanto doveva accadere. Né più né meno. Loro, i grillini, anzi il Movimento 5Stelle, votanti e votati, sono esattamente come appaiono. Giovani, ma non giovanissimi, precari ma non disoccupati, tecnici, ma non esecutivi, impiegati, ma non placati, cattolici, ma non subalterni, laici, ma non ideologici. Soprattutto digitali, ma non smanettoni””.            Così li descrive lo scrittore di sinistra Michele Mezza nel suo ultimo lavoro letterario dal titolo “Avevamo la luna” in cui fa la disamina dell’Italia del miracolo economico sfiorato negli anni ’60 e rivisitato cinquant’anni dopo; lo scrittore analizza tutti i passaggi storico-economici fondamentali da Giovanni XXIII a Francesco, da Olivetti a Marchionne e da Moro a Grillo (Donzelli editore – Roma).

Un’analisi che mi sento di condividere in buona parte; la condividerei tutta se non fosse per la matrice radical-comunista dell’autore.

Ma chi sono i grillini, soprattutto dopo l’ultimo “V-day” del 1° dicembre 2013 nella città del suo ispiratore, Genova !!

Difficile dirlo, perché da quell’ormai lontano dicembre 2013 tantissime cose sono cambiate e, soprattutto, è cambiato l’atteggiamento di confronto che il Mov5S ha rispetto al potere.

Indubbiamente c’è stato un cambiamento radicale se non di tutto il movimento almeno dei capi storici dello stesso; da contestatori di razza, da dissacratori del potere costituito sono entrati direttamenti nei palazzi per gestirlo quel potere che avevano sempre fortemente contestato e che aveva dato a tutti loro grandissimi soddisfazioni elettorali.

Da movimento sulla rete, ma stranamente non sulla rete, il popolo grillino si è trovato all’improvviso a dover fare i conti con la difficile e complicata gestione del potere, anche perché loro il potere vero non l’hanno mai avuto e per questo si sono logorati presto nel solco di una delle affermazioni andreottiane più classiche: “il potere logora chi non ce l’ha”.

Come canne al vento stanno cadendo i grillini, l’uno dopo l’altro, e non riescono a rialzarsi; anzi infilano sempre più cadute di stile, insuccessi e perdita di consensi.

Quello grillino, che piaccia o no, è un popolo non autoctono ma raccogliticcio; nel senso che nel movimento sono confluiti tutti i fuoriusciti contestatori del variegato mondo della sinistra, un movimento che per una decina di anni, o poco più, ha avuto soltanto un capo visibile, Beppe Grillo, che della sua comicità irruente e dissacrante ha fatto la chiave del successo (insperato !!) politico travolgente culminato nella stravittoria elettorale del marzo 2018.

Da quel momento il capo indiscusso si è quasi eclissato completamente, salvo qualche uscita infelice, all’ombra di quel potere che aveva sempre combattuto con successo dai palcoscenici alle tribune elettorali; un tribuno della plebe divenuto presto un alfiere del potere costituito, fino alla benedizione del premier Giuseppe Conte che è il punto di caduta posto all’ingresso dell’abisso.

E all’ingresso dell’abisso c’è lui, Beppe Grillo, pronto a precipitare nel baratro con tutto il movimento che ha fondato, fatto crescere, avviato al potere e che non intende lasciare a nessuno, alla stregua della vecchia e intramontabile storia di Sansone e i Filistei (un popolo dalla mentalità deteriormente borghese che fu letteralmente cancellato dall’imperatore Adriano nel 135 d.C.).

Il movimento sa, ma non vuole ancora ammetterlo, che il pericolo pubblico per lo stesso movimento è proprio Grillo; lo hanno capito benissimo DiMa (Luigi Di Maio) e DiBa (Alessandro Di Battista) ed anche lo stesso DaCa (Davide Casaleggio della Casaleggio Associati), ma non precipitare con Grillo è difficile.

I tre, volendo, potrebbero in pochi minuti disarcionarlo definitivamente; non so se avranno il tempo e la forza per farlo; gli strumenti li possiedono tutti, dovranno soltanto ritrovare una unitàè di intenti che, al momento, appare molto lontana.

Ma in politica, si sa, tutto è dietro l’angolo; soltanto così il popolo dei cinque stelle potrà ritornare ad essere: Giovane, ma non giovanissimo; precario ma non disoccupato; tecnico, ma non esecutivo; impiegato, ma non placato; cattolico, ma non subalterno; laico, ma non ideologico; soprattutto digitale, ma non smanettone.

La parola d’ordine vincente è sempre “la rete” che è estranea ai salottini ed ai tinelli dove si annidano gli staff dei decisori, è estranea ai sobborghi del potere ed ai riti delle terrazze, dello scambio di privilegi, di mance, di mazzette, di prevaricazioni.

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *