Michele D’Alessio
In un articolo di alcuni giorni fa, dal titolo La cooperazione come rilancio della agricoltura della Campania e del Meridione, avevo citato come modello di cooperazione La Cantina e l’oleificio sociale Val Calore di Castel San Lorenzo in provincia di Salerno. Una delle cinque cantine sociali della Campania. Ma che cos’è e cosa è stata la cantina sociale di Castel San Lorenzo? A margine di quell’articolo c’è stato un bellissimo commento del Prof. Gennaro Scelza di Angellara (Vallo della Lucania), uomo di cultura. che può essere definita una vera testimonianza vivente e reale di quella struttura, infatti, Lui l’ha vista nascere, ha fatto parte per anni di uno dei consigli direttivi della Cantina Sociale, sulla cantina ha scritto, pure un libro (“Val Calore” Cantina e oleificio sociali – Castel San Lorenzo edito nel 1999) dove racconta gli anni d’oro della cooperativa, nata da un sogno di una manciata di contadino-imprenditori: nel volume “….sono segnati tutti i momenti gloriosi e i momenti incerti, ma sempre alimentati dalla tenacia di uomini positivi che hanno saputo affrontare, a testa alta, tutte le tempeste ed uscirne vincitori…”
Di seguito riporto quasi integralmente il suo commento o meglio la testimonianza del Prof. Scelza “… È certo un esempio che 24 uomini “ardimentosi” vollero attuare, al di sopra delle diverse posizioni politiche, per il bene collettivo. Tali uomini non ebbero dubbi o esitazioni e, desiderosi di uscire da situazioni problematiche nella commercializzazione del prodotto vino che, di anno in anno, diventava sempre più penalizzante, firmarono l’atto di fideiussione, impegnando tutti i loro averi per avere i finanziamenti necessari: 200 milioni. Attuarono,così, “la cattedrale nel deserto” e partirono. La prima vendemmia (21/9/1968) fu salutata con la morte del suo primo ardimentoso, un comunista, un idealista un agitatore: Carmine “re Meo” o, meglio, Carmine Pepe che, con Peduto Mario Antonio, con Mucciolo Antonio, con Peduto Giovanni e con altri ancora, seppe farsi interprete dei “DESIDERATA” delle gente e coinvolgere, il Presidente Donato Riccio, figura emblematica per carisma, all’ardua impresa per la costituzione della Cooperativa VAL CALORE, che segnò un cammino che, di anno in anno e fino ai 60 anni di durata, s’illuminò di progresso e di conquiste commerciali nazionali ed internazionali. Certamente è un glorioso esempio di progresso da imitare…. dove sono segnati tutti i momenti gloriosi e i momenti incerti, ma sempre alimentati dalla tenacia di uomini positivi che hanno saputo affrontare a testa alta, tutte le tempeste ed uscirne vincitori…”
Dopo gli anni d’oro e di successo, ad inizio del ventesimo secolo (2000 ) comincia un fase di declino ecco come viene descritto nella cronaca dell’epoca quella brutta pagina della cooperativa ” …La costernazione più grande che ha afflitto tutta la comunità è sgorgata proprio da quella sensazione di privazione, dal dolore di vedere il bene di tutti piombare nelle mani di una singola persona: dalla collettività al privato, dalle mani sporche di terra dei contadini all’oblio totale. Questo il senso e la ragione dell’amarezza che si è diffusa macchia d’olio per tutta la comunità: il tonfo sordo dell’assenza, della privazione, della morte di una creatura del popolo, sentita e voluta dai contadini, che con molti sacrifici hanno diluito fatica con sudore per far crescere questo progetto dal sapore collettivo…”
Allora, la collettività avrebbe desiderato un intervento pubblico di spessore maggiore, un’azione più vigorosa e meglio organizzata per tentare di restituire questo progetto, nato 1961, al popolo: si poteva giungere ad un accordo di tipo pubblico e privato, creando un’altra cooperativa con la partecipazione dei vari soci per poter integrare i soldi che spettavano loro, evitando cosi il fallimento e di conseguenza l’asta giudiziaria.
All’ inizio del 2018, l’asta si è conclusa e la società agricola “Nuova Val Calore Srl” ha vinto la gara, che si è aggiudicata, per la modica cifra di 995 mila euro, l’immobile, i macchinari e le attrezzature presenti al suo interno. Il presidente della società è il vicesindaco Michele Lavecchia, il quale, ha sempre dichiarato, con fierezza la volontà di rialzarsi dopo il dissesto, per restituire questo pezzo di storia al popolo della Val Calore, nel segno di una nuova gestione ed amministrazione intelligente, oculata, lungimirante e attenta alle esigenze dei cittadini, che vedono nella Cantina l’elemento costituente della loro identità e delle loro radici, di vino, sangue e fierezza, che è stata, per molti anni il cuore pulsante dell’economia del territorio.
MICHELE D’ALESSIO
La cantina sociale VAL CALORE, e la cantina che produce,ancora, 7 vini Docg e ITG, sono tra vini più rinomati…. sia in Italia che all’estero.
Anche se non sono salernitano, sono di Potenza ho avuto modo di visitare la cantina sociale, per motivi professionali, ho dei vigneti, di quella visita ho ancora dei bellissimi ricordi, quella grande struttura, i macchinari e il grande calore delle persone… si vedeva che era nata dalla passione dei contadini…
Ogni anno,andavo con mio padre e mio nonno a prendere olio e vino… mi ricordo c’erano questi grandi serbatoi pieni di vino…mi dicevano che li c’era il vino migliore…
Industrie e aziende simili vanno protette o tutelate quando sono in difficoltà e a rischio fallimento, mi ricordo ancora , quando nel Vallo di Diano ci fu il fallimento della LATTE SILLA , un industria casearia che era definita la Parmalat del Sud, con oltre 100 dipendenti, centinaia di aziende zootecniche fornitori di latte … una industria lattiero casearia alla avanguardia , prima in Italia ad utilizzare il Packing , cioe latte in busta di cartone in forma piramidale, commercio per primo latte pastorizzato e sterilizzato….con un sistema veloce ed innovativo ancora meglio di quello tedesco….ma tutto questo a causa negligenza e cause varie fini e le lotte e gli scioperi proletari dei contadini e dei sindacati con a capo il Governatore Vincenzo De Luca non servirono a niente….anzi forse accelero il processo di fallimento….anticipando un vero e proprio terremoto economico locale… peggiore di quello che avvenne il 23 novembre del 1980….
Ho letto con attenzione l’articolo, è bene ricordare queste floride attività, anche se , fa male sentire e spesso vedere fallire queste aziende, che dietro c c’e fatica, sudori e sogni…a volte, c’e chi da anche la vita….complimenti al prof. Scelza Gennaro…