Dr. Pietro Cusati
(giurista – giornalista)
Roma, 30 maggio 2020 – Fuga di medici italiani all’estero, secondo quanto riportato dalla Corte dei Conti nell’ultimo Rapporto sul coordinamento della Finanza pubblica, in base ai dati Ocse negli ultimi 8 anni, sono oltre 9.000 i medici formatisi in Italia che sono andati a lavorare all’estero. In particolare nel Regno Unito, in Germania, Svizzera e Francia sono i mercati che più degli altri hanno rappresentato una soluzione “alle legittime esigenze di occupazione e adeguata retribuzione’’ . La Corte dei Conti spiega nel proprio report i punti deboli della Sanità italiana e come queste vulnerabilità siano emerse in tutta la loro drammaticità durante la crisi del Covid-19. “La mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate, sottolineano i magistrati contabili. A giudizio della Corte dei Conti, è infatti “sempre più evidente che una adeguata rete di assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l’unico strumento di difesa per contenere con rapidità fenomeni come quello del Covid-19”. In pratica “l’insufficienza delle risorse destinate al territorio, scrivono i magistrati contabili, ha reso più tardiva la reazione e ha fatto trovare disarmato il primo fronte ,compresi gli ambulatori di medicina generale, di fronte al dilagare della malattia, venendo esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione e pagando un prezzo in termini di vite molto alto”. Un’attenzione a questi temi si è vista nell’ultima legge di bilancio, con la previsione di fondi per l’acquisto di attrezzature per gli ambulatori di medicina generale, “ma essa dovrà essere comunque implementata superata la crisi, così come risorse saranno necessarie per gli investimenti a rendere più efficienti le strutture sanitarie”.L’altro vulnus emerso con la crisi Covid-19 riguarda la scarsità di personale, per cui il governo è dovuto correre ai ripari arruolando specializzandi e professionisti già in pensione. Inoltre la Corte dei conti fa presente che è necessario prevedere un lungo periodo di convivenza con il virus ,in attesa degli sviluppi sul fronte delle cure e del vaccino, si richiede, innanzitutto, di rafforzare il sistema sanitario adeguandolo ad una emergenza particolare, consentendo in tal modo di corrispondere alle attese di cura dei cittadini. Di qui non si può che condividere lo sforzo operato nel decreto di incidere sull’assistenza territoriale, prevedendo misure che, pur concepite nell’emergenza, sembrano destinate a estendere la loro validità anche oltre tale limite”.