Dr. Pietro Cusati (giurista – giornalista)
Avellino,17 maggio 2020.Le regole sono regole, nel caso in esame ,accade che la parità di genere uomo-donna si tramuta in discriminazione,allora non resta altro da fare ,munito di un Avvocato specialista e Docente di Contenzioso dell’UE e Diritto dell’UE ,che arrivare all’Onu,alla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.”C’è un divario significativo tra l’altezza media degli uomini e delle donne italiane e, stabilendo un’altezza minima di 1,65 ben al di sopra della media delle donne, lo Stato Italiano ha escluso molte donne dai posti per vigili del fuoco. Questa situazione solleva preoccupazioni per una discriminazione indiretta, che lo Stato Italiano avrebbe dovuto contestare. Lo ha stabilito la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, con sede a Ginevra dove la donna si era rivolta. La donna, dopo che il TAR del Lazio e il Consiglio di Stato, le avevano dato torto, si era rivolta alla Commissione Onu di Ginevra nel 2016. Il requisito dell’altezza identica per uomini e donne rappresenta una discriminazione indiretta nei confronti delle donne, la cui altezza media è di 1,61 a fronte di 1,75 degli uomini , per poter lavorare nei vigili del fuoco.I 18 esperti dell’Onu dopo aver esaminato il caso hanno stabilito che la legge italiana che introduce l’altezza minima nei servizi pubblici «anche se redatta in termini apparentemente neutri dal punto di vista del genere, imponendo un requisito indifferenziato per i candidati di sesso maschile e femminile produce una discriminazione di fatto contro le donne». Secondo gli esperti dell’ONU, «L’Italia dovrebbe garantire che tutti i requisiti richiesti per l’occupazione nel servizio pubblico siano necessari e proporzionati». In particolare nel caso della giovane ricorrente il Comitato per i diritti umani chiede al Governo italiano di risarcirla e di valutare la possibilità di ammetterla come vigile del fuoco, se ancora lo desidera. Vigile del fuoco volontario dal 1999, la donna nel 2000 ha fatto domanda per un posto permanente nei vigili del fuoco nazionali, ma è stata esclusa perché non aveva il requisito dell’ altezza minima. Prevedendo una dimensione minima di 165 cm, ben al di sopra della media femminile, lo Stato ha escluso molti candidati. «Una tale situazione solleva preoccupazioni di discriminazione indiretta».Per garantire l’accesso al servizio pubblico nelle condizioni generali di parità, il Comitato ONU sostiene che «i criteri e le procedure per la nomina, la promozione, la sospensione e il licenziamento devono essere oggettivi e ragionevoli». La Commissione chiede quindi che l’Italia risarcisca la donna e valuti la possibilità di ammetterla come vigile del fuoco professionista secondo la sua richiesta. L’Onu ha invitato l’Italia ad adottare misure necessarie per evitare che simili violazioni si verifichino in futuro, anche modificando la legislazione nazionale. L’Italia deve riferire entro 180 giorni ,indicando in dettaglio le misure adottate per porre rimedio alla situazione.
“C’è grande soddisfazione per una pronuncia che accoglie il ricorso e che riconosce i diritti della mia assistita” ,ha detto l’Avv.Prof. Adriano Maffeo del foro di Avellino,docente di contenzioso dell’UE e Diritto dell’Unione europea,presso l’Università degli Studi Federico II. “Pur avendo assistito la ricorrente solo nel procedimento dinanzi al Comitato per i diritti umani dell’Onu , l’iter processuale è stato particolarmente lungo. Prima di introdurre il ricorso internazionale, nel 2016, infatti, la ricorrente si era rivolta prima al Tar e poi al Consiglio di Stato e finanche alla Corte di Strasburgo, senza ottenere il riconoscimento del proprio diritto. La recente pronuncia del Comitato dell’Onu invece ci ha dato ragione ed ha accertato l’esistenza di una ingiustificata discriminazione. Nel frattempo i requisiti di accesso sono stati modificati e la mia assistita di recente è riuscita ad entrare nel Corpo dei Vigili del Fuoco che ha comunque servito da oltre venti anni, prima come volontaria. Lei è stata sempre consapevole della discriminazione subita e ha portato avanti la sua battaglia anche se ha dovuto attendere tanti anni per veder riconosciuto questo diritto”. “Ora anche se parte degli obblighi nelle more sono stati assolti attendiamo di capire come lo Stato la risarcirà anche in relazione all’anzianità di servizio”. “Ho sempre creduto fermamente nella mia idea: l’ho voluta sostenere e difendere fino alla fine, con tutti gli strumenti legittimi a mia disposizione. Oggi, dopo 11 anni dalla mia esclusione al concorso, non posso che ritenermi soddisfatta” ha detto la donna, che nel frattempo è entrata nel Corpo dei Vigili del Fuoco, in seguito al cambio dei requisiti, ha visto riconoscere le sue ragioni dalla commissione delle Nazione Unite per i diritti umani. “Ringrazio il Prof. Avv.Adriano Maffeo del foro di Avellino, che con la sua disponibilità e professionalità mi ha portato ad ottenere questo grande risultato”.