Dr. Giovanni Abbruzzese
(Commercialista)
VALLO di DIANO – Causa coronavirus sono stati molti tra operatori sanitari, politici e cittadini ad evidenziare la necessità della riapertura dell’Ospedale di Sant’Arsenio , quale potenziamento dell’intero SSN che opera nel Vallo di Diano, insieme al Distretto Sanitario e al Piano Sociale di Zona S10. Quest’ultimo offre una serie integrata di servizi alla persona con l’obiettivo di innalzare il livello della qualità della vita soprattutto a favore dei più bisognosi di9 cure tra i quali anziani e disabili . Personalmente non mi sono mai interessato di politica sanitaria né il modo con il quale essa veniva gestita se non per i tanti scandali avvenuti in ogni parte d’Italia e di una gestione tutta politica e non meritocratica almeno per quanto riguarda le nomine ai vertici delle ASL Purtroppo ora , per la mia età , anche se sono considerato anziano e non vecchio,ho dovuto approfondire argomenti che toccandomi personalmente ho ritenuto necessario approfondire e porre all’attenzione di quanti sono interessati a queste problematiche se non per se stessi, almeno per il momento, quanto meno per i propri familiari anziani che rappresentano il 21.2% della popolazione del Vallo di Diano che tradotto in numero sono 12.720 le persone over 65. La medicina territoriale e il suo modello organizzativo, messo in discussione da tutti gli operatori del SSN e dalla stessa classe politica , non ha trovato al momento nessuna soluzione e il coronavirus ne ha evidenziato la necessità di passare da una fase di annunci a quella realizzatrice. Gli interventi del dott. Babino , già Direttore Sanitario dell’Ospedale di Polla, nonché mio compagno di scuola alle medie di Sala, che saluto affettuosamente e del collega, in quanto entrambi dottori commercialisti, ed ex Sindaco di Sala Consilina, dr. Giuseppe Colucci,hanno focalizzato il problema. Nei due articoli apparsi su questo giornale rispettivamente in data 23 Aprile e il 2 di febbraio, individuano, il primo , il dott Babino, in due atti posti in essere dalla Regione Campania ed il secondo , il dott . Colucci, quando parla del modello Veneto che secondo me è quello più idoneo, per concretizzare anche nel Vallo “l’Ospedale di Comunità”. I due atti citati dal DR. Babino sono la Delibera della ASL Salerno n.28 del 17 gennaio 2020, nel quadro di indicazioni del Piano Regionale di programmazione della rete Ospedaliera che a sua volta fa riferimento al D.M. n. 70/2015. E’ possibile che per dare seguito ad una delibera ci sono voluti cinque anni e quanti ne devono ancora passare per vedere la struttura realizzata? Perchè il Governatore della Regione Campania De Luca, che noi conosciamo persona pragmatica e decisionista, in un settore di sua specifica competenza , non riesce a sburocratizzare le procedure in modo tale da vedere realizzato questo modello di sanità territoriale? E la proposta di legge Regionale ”Infermiere di famiglia e di Comunità (“H 24”) – assistenza al domicilio nel Distretto Socio Sanitario”perché non è stata ancora approvata ? La realizzazione della delibera che interessa la struttura dell’ex Ospedale di Sant’Arsenio e la approvazione del Progetto di Legge Regionale dell’Infermiere di famiglia saranno i capisaldi, se e quando realizzati, di quella medicina territoriale necessaria per passare da una assistenza “Ospedalo-centrica” all’Ospedale di Comunità. Ho letto attentamente quanto previsto dalla la delibera n.28/2020 dell’ASL Salerno che nelle sue 37 pagine di cui è composta descrive la struttura nella quale ospitare più servizi sanitari territoriali. In particolare la linea d’intervento programmata per la struttura di Sant’Arsenio dovrebbe assicurare:
a) la presa in carico globale del paziente fragile e di quello che presenta problematiche sanitarie differibili;
b) lo sviluppo di percorsi assistenziali integrati ospedale/territorio;
C) l’assistenza domiciliare, le ammissioni/dimissioni protette e al terapia del dolore.
Questa riorganizzazione del SSN risponde alle esigenze di un territorio, quale quello del Vallo di Diano, caratterizzato da un scarsità di collegamenti in un contesto rurale e di quella parte di popolazione anziana che ha una necessità maggiore di assistenza. Tale modello va , però , integrato con il potenziamento della rete del medico di famiglia, del pediatra di libera scelta e dell’infermiere di famiglia. Ed è questa figura professionale che dovrebbe rappresentare, a mio avviso, il salto di qualità ai fini di una assistenza sanitaria completa ed appropriata per fronteggiare i problemi di salute dei cittadini legati all’invecchiamento e alla diffusione di cronocità. In verità alla Regione Campania è già depositata la proposta di legge a firma della Consigliere Dott.ssa Flora Beneduce la quale definisce l’infermiere di famiglia una “ figura di raccordo” tra i diversi servizi sanitari territoriali offerti alla persona. Una delle Regioni dove l’infermiere di famiglia è stato sperimentato ed attuato è il Veneto. In concreto “ L’ infermiere di Comunità ” , che è un dipendente del SSR , a differenza della figura infermieristica che svolge una prestazione assistenziale su richiesta, ha il compito di porsi come modello relazionale in quanto pone al centro la persona e ne è il riferimento principe per tutti i suoi bisogni sanitari. Infatti nel”modello Veneto “ l’infermiere prende in cura una piccola comunità composta da circa 500 persone. Mi auguro che presto nel Vallo di Diano, se la politica fa la sua parte e tutti i Sindaci del territorio si impegnano in una visione unitaria e non del loro “particulare alla Guicciardini”possa realizzarsi l’Ospedale di comunità che non può non portare un valore aggiunto in termini di servizi sanitari all’intero territorio.
Finalmente, da più parti, si ritiene valida la scelta che la Comunità Montana Vallo di Diano ha fatto con il progetto di Strategia Area Interna “La città Montana della Biodiversità e dell’innovazione” nel settore della Sanità, uno dei 3 servizi da migliorare con la strategia, ovvero la realizzazione dell’Ospedale di Comuntà a Sant’Arsenio. Peccato, che, pur avendo previsto, da diversi anni, nei vari strumenti di programmazione dell’Ente (Piano socio- economico e uso del territrorio) solo oggi, forse a causa del Covid19, si ritiene valida tale iniziativa. Comunque, va bene lo stesso e spero che proprio grazie a questo diffuso consenso sarà dato un positivo riscontro a quanto gia richiesto alla Regione Campania per l’implementazione dei fondi già concessi( circa un 1 milione di euro) relativi alla realizzazione di unità complesse territoriale di cure primarie con l’ospedale dotato di posti letto con assistenza medico sanitaria assicurata dai medici di base. La stessa richiesta di potenziamento è stata già fatta per il Taxi Sociale (anche questo già finanziato) che prevede la sperimentazione di un servizio di trasporto a chiamata per l’utenza debole.Questo intervento, infatti, si ritiene strategico proprio nella fase 2 di emergenza Covid in quanto rivolto a persone con situazioni di forte disagio sociale e a soggetti definiti fragili.
Caro Raffaele
Mi permetto di darti del tu dal momento che ci conosciamo da alcuni decenni. Nel commento apparso al mio articolo sull’Ospedale di Comunità ho trovato interessante quanto da te detto e documentato in ”La strategia d’area del Vallo di Diano” . Ti faccio notare che già nell’articolo su “Sanità pubblica o privata ? ” pubblicato su questo giornale in data 17/04/2020 avevo citato tale documento nella parte relativa ai servizi sanitari del territorio dove si sostiene un approccio integrato per ridurre il tasso di ospedalizzazione.
Vorrei suggerirti, considerato il tuo ruolo istituzionale di Presidente della Comunità del Vallo di Diano, di farti promotore, certamente non prima di settembre e coronavirus permettendo, di una ’Assemblea dei Sindaci al fine di verificare lo stato di avanzamento dei lavori previsti dalla ASL 72 , deliberazione n.28 del 17/01/2020 dove viene definito l’intervento “Implementazione Cure Domiciliari- Ospedale di Comunità e Unità Complesse di Cure Primarie per l’ex Ospedale di Sant’Arsenio. Nel crono programma per gli adeguamenti strutturali ed impiantistici sono previsti tempi molto stretti e comunque il collaudo dovrebbe avvenire entro il corrente anno 2020. Ti sarei grato, unitamente all’intera popolazione del Vallo di Diano , se ci potessi comunicare lo stato di avanzamento dei lavori dal momento che verificando il già menzionato crono programma i lavori sarebbero dovuti già iniziare nell’aprile 2019 con collaudo/funzionalità tra ottobre/novembre 2020.