Firenze 5 maggio 2020 – Il talento , la passione per la bicicletta e la sua umanità ‘’Ginettaccio’’,uno dei simboli dell’Italia del dopoguerra, un atleta di straordinario valore,il ciclista leggendario, eterno rivale di Fausto Coppi,l’Airone ,un testimone di quello spirito di solidarietà, di sacrificio, di dedizione che ha rilanciato il nostro Paese agli occhi del mondo. ‘’Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca.’’Gino Bartali, uno dei più grandi ciclisti italiani e dirigente sportivo, professionista dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio,nato a Firenze nel 1914 , con i pedali sotto i piedi, è stato un famoso campione di ciclismo, vincitore di tre Giri d’Italia, nel 1936, 1937 e 1946 e due Tour de France ,nel 1938 e 1948, oltre a quattro titoli di Campione d’Italia. Per le sue imprese fu insignito nel 2005 con la medaglia d’oro al merito civile,Gino Bartali, fu nominato “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato numerosi ebrei durante la Seconda guerra mondiale, si rese infatti protagonista di una serie di attività in favore di ebrei perseguitati a Firenze, collaborando con il rabbino e l’arcivescovo della città. In particolare, tra il 1943 e il 1944, fece da “corriere” tra l’arcivescovado di Firenze e il convento francescano di Assisi: trasportò ,tenendoli nascosti all’interno del telaio della sua bicicletta, i documenti necessari per fornire una nuova identità ai perseguitati, per consentire loro di espatriare. Dopo il conflitto, contribuì con le sue vittorie a scongiurare una guerra civile in Italia. Le tensioni nel nostro Paese dovute all’attentato a Togliatti, avvenuto il 14 luglio, forse non si sarebbero placate facilmente e, nel peggiore dei casi, l’Italia sarebbe potuta andare incontro a una guerra civile. Palmiro Togliatti fu sparato con alcuni colpi di pistola , sopravvisse, ma in tutto il Paese iniziarono violente proteste, sfociate in tumulti e scontri di piazza con la polizia, in cui si registrarono morti e feriti. In questo clima di tensione giunse il 15 luglio la vittoria di Gino Bartali durante una tappa fondamentale del Tour de France, evento che forse contribuì a rasserenare gli animi.
Dopo la vittoria del Tour del 1938 preferì ringraziare la Madonna molto più vicina al suo credo. Fu anche arrestato e fermato più di una volta tra il settembre del 1943 e l’agosto del ’44. Nessuno però si sognava di toccare la sua bicicletta .‘’Io salvo le persone, se sono ebree o musulmane o di altre religioni a me non importa niente. A me interessa la vita”. Questo era il suo modo di combattere la guerra. La rivalità con Fausto Coppi,l’Airone, nel secondo dopoguerra, fu uno degli argomenti più dibattuti d’Italia, contribuendo a rendere il ciclismo uno sport di massa,come il calcio di oggi. E’ stato sempre molto umile Gino Bartali ,ci ha lasciato il 5 maggio 2000, a causa di un attacco di cuore. Quello stesso cuore che lo ha trasformato in un mito sportivo e in un eroe silenzioso.
(giurista – giornalistico)