Aldo Bianchini
SALERNO – Non sono in grado di farlo, non ho la cultura necessaria per farlo, non ci provo neppure a farlo, ma se potessi cercherai di dare una lezione di come un giornalista deve avvicinarsi alla notizia per poterla trattare con compiutezza e conoscenza dei fatti allargando il proprio obiettivo dalla notizia alla storia, dalla storia alla giurisprudenza consolidata che è fatta anche dalla storia, per ritornare alla notizia.
Parlo nello specifico della clamorosa notizia che in questi ultimi giorni ha fatto scalpore: la Regione Campania ha concesso l’autorizzazione integrata ambientale per i prossimi 12 anni allo stabilimento industriale Fonderie Pisano di Fratte (Salerno).
Prima di passare al commento è giusto e doveroso ripetere ancora una volta che cosa è l’ AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale” che in molti, tra giornalisti – manifestanti – contestatori – complottasti ecc. conoscono solo per la sigla AIA che sarà pure sfiziosa da leggere ma che non fa capire niente a nessuno.
Per saperne di più una volta si diceva “vai in biblioteca e consulta la Treccani”, oggi più facilmente si clicca su Wikipedia ed ecco la risposta: “l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) è l’autorizzazione di cui necessitano alcune aziende per uniformarsi ai principi di integrated pollution prevention and control (IPPC) dettati dall’Unione Europea a partire dal 1996. Da allora il quadro normativo di riferimento per le AIA è comune in tutta Europa. Venne inizialmente istituito con la Direttiva 96/61/CE, riscritto dalla Direttiva 2008/1/CE e poi confluito nella Direttiva emissioni industriali (IED, Dir. 2010/75/UE). La Direttiva IPPC n. 96/61/CE fissò entro il 2007 il termine d’adeguamento oltre il quale determinate tipologie di installazioni produttive non possono più operare senza un’AIA; le attività produttive che devono sottostare a queste procedure d’autorizzazione sono quelle più rilevanti per l’ambiente. La disciplina IPPC-IED inoltre per le AIA prevede l’obbligo d’informazione e partecipazione dei cittadini e l’approccio di collaborazione tra amministrazioni e gestori impianti per conseguire un miglioramento continuo delle performance ambientali. Le AIA sono collegate a diverse altre procedure d’autorizzazione, previste dalle norme europee e nazionali; in particolare le AIA sono connesse alle Valutazioni d’Impatto Ambientale (VIA) ed alle Autorizzazioni Uniche Ambientali (AUA, che incorporano in un unico atto diverse autorizzazioni ambientali applicate a tutte le categorie di imprese ed impianti non soggetti ad AIA o VIA)”.
Ovviamente una notizia del genere ha subito scatenato la rabbia, in primo luogo, dei due consiglieri regionali dei 5stelle (Michele Cammarano e Vincenzo Viglione) e dei presidenti di Legambiente Campania e Valle dell’Irno e del presidente del Circolo Lega,niente Salerno (Maria Teresa Imparato, Antonio D’Auria ed Elisa Macciocchi); al momento in cui scrivo non ho contezza delle reazioni dei “Presidenti” delle svariate associazioni per la salute e l’ambiente che da anni conducono una battaglia quasi ai limiti dell’assurdo contro le Fonderie Pisano; ma su questo aspetto ho scritto innumerevoli volte e non intendo ripetermi.
Quello che oggi mi piace mettere in evidenza è il fatto che molto probabilmente nessuno dei personaggi sopra indicati ha mai letto veramente cosa è una AIA o una VIA; non vorrei che qualcuno avesse scambiato l’AIA per quello spiazzo dove i nostri antenati con i buoi pigiavano il grano e/o la VIA per la strada sotto casa.
Su queste due denominazioni molto importanti sono stati accesi centinaia di processi penali nelle aule di giustizia che sicuramente nessuno, o pochi, di loro ha seguito; sulla materia c’è dunque una giurisprudenza ben consolidata.
Ma se un qualsiasi lettore riprovasse a leggere la spiegazione data da Wikipedia su cosa è l’AIA riuscirebbe subito a farsi un’idea molto precisa della materia del contendere; l’ AIA, amici lettori, quando la si concede non è uno scherzo perché arriva alla fine di un percorso tabellato e protocollato in modo rigido, dopo aver anche informato e partecipato i cittadini interessati, per un approccio il più agile possibile con la gestione degli impianti industriali nell’ottica della salvaguardia dell’ambiente.
Non so se, oggi, c’è qualcuno in giro che possa credere che la giunta regionale campana, condotta dal governatore De Luca, abbia rilasciato una autorizzazione così importante in maniera occulta ed approfittando dell’emergenza sanitaria per nascondere chissà quali nefandezze, come hanno maldestramente scritto nei loro comunicati i 5stelle e Legambiente.
Non voglio continuare ad infierire su nessuno; ho scritto tante volte di avvicinarsi molto cautamente al problema che si apre ad una miriade di sfaccettature; accusare in modo sfrenato, come se si stesse davanti al bar dello sport per parlare di calcio, non rende quasi mai. E nel caso delle Fonderie Pisano non ha reso.
A questo punto in un Paese civile la storia sarebbe conclusa; invece no, qui nel nostro “Bel Paese” fare altri ricorsi non costa niente (ci vuole solo un foglio A/4) e sicuramente continueremo a raccontare della rabbia aggressiva di tutti quelli che, senza ragionare, hanno puntato il dito contro uno degli stabilimenti industriali che ha dato serenità e prosperità a migliaia di famiglie salernitane.