Da Remo Ferrara
(Portavoce presidente Lombardi)
Il Governo accoglie alcune delle richieste e delle indicazioni di FederCepi Costruzioni e “stabilizza” il confronto con l’Associazione, per individuare congiuntamente percorsi e strategie volte a rilanciare il comparto dell’edilizia in Italia. È il risultato di un proficuo confronto in smart working, svoltosi questa mattina ed a cui hanno preso parte, tra gli altri, con il presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Mario Turco, il responsabile del Dipartimento Coordinamento Politica Economica della Presidenza del Consiglio, Luca Einaudi, ed i membri di staff di Palazzo Chigi Riccardo Musari e Pasquale Ruggiero.
“Alcune delle proposte di FederCepi Costruzioni – ha commentato il Sottosegretario Turco – sono assolutamente condivisibili e ritengo che possano trovare una concreta attuazione già in uno dei prossimi decreti. Se non quello di aprile – ha detto – sicuramente quello di maggio, in cui contiamo di inserire anche iniziative volte proprio alla sburocratizzazione e allo sblocco degli investimenti. Condivido in pieno – ha aggiunto ancora il Sottosegretario – anche le critiche agli enti locali in merito all’utilizzo dei Fondi Europei. Occorre velocizzare le procedure. È inconcepibile che dei 68 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione della programmazione 2014-2020, siano stati ad oggi spesi 0,8 miliardi. Praticamente nulla”.
Le proposte FederCepi che saranno inserite in uno dei prossimi interventi del Governo, riguardano l’eliminazione del contributo Anac a carico delle imprese, una modifica del Codice degli Appalti che apra alla liberalizzazione del subappalto e la possibilità di appaltare progetti definitivi (senza attendere il progetto esecutivo): una novità che consentirà di abbattere mediamente i tempi di realizzazione delle opere di due anni e mezzo.
I partecipanti alla call hanno convenuto sulla opportunità di calendarizzare i confronti (il prossimo si terrà probabilmente a fine maggio) per monitorare gli interventi e fare il punto della situazione. Tra le altre urgenze: una task force congiunta per lo sblocco delle opere ferme, l’avvio di un programma infrastrutturale, ed una strategia condivisa per un efficace (e rapido) utilizzo dei Fondi Europei.
Il presidente Antonio Lombardi ha espresso grande soddisfazione per il lungo e proficuo confronto, e per la grande attenzione e disponibilità mostrata dal sottosegretario verso un comparto nevralgico per l’economia del Paese. “Siamo convinti – ha detto a margine – che proprio da queste opportunità di collaborazione e scambio di idee, possano scaturire le giuste soluzioni per rilanciare l’edilizia e risolvere questioni sulle quali si dibatte poco proficuamente da ormai troppi anni”.
Anche il presidente nazionale di CEPI, Rolando Marciano, esprime soddisfazione sull’incontro di questa mattina. “Sono particolarmente orgoglioso dei risultati che una nostra federazione riesce ad ottenere nel fitto e serrato dialogo con il governo – ha commentato – che è tra i compiti che ci siamo dati come Confederazione europea delle piccole imprese in questo momento di estrema e comune difficoltà”.
Salerno, 27 aprile 2020
Il presidente
Antonio Lombardi
LE PROPOSTE DI FEDERCEPI AL GOVERNO
1. Pagamento dei debiti della PA alle imprese
Garantire immediatamente i pagamenti da parte dello Stato su tutte le opere pubbliche appaltate e consegnate, e obbligatorietà per le banche di anticipare a costo zero l’importo del credito certificato, che potrebbe essere garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti o dalla SACE con l’emissione di obbligazioni finanziare (Bond).
2. Più credito alle imprese
Agevolare e facilitare l’accesso al credito delle imprese, che si è fortemente contratto negli ultimi anni, soprattutto per le PMI: nerbo vitale dell’economia nazionale. Il Decreto Liquidità ha “facilitato” solo la contrazione di nuovi debiti.
Occorre una garanzia diretta dello Stato sui lavori per opere pubbliche per rendere immediatamente bancabili tutti i lavori pubblici. Oggi per alcune committenze con bilanci in dissesto le banche non effettuano alcun tipo di anticipazione.
3. Un programma straordinario di sburocratizzazione
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3.1. Modifica del Codice degli Appalti
Il Codice degli Appalti, che fin dall’entrata in vigore ha palesato grossi limiti e criticità, in quasi 4 anni dall’entrata in vigore è stato trasformato per i 12 provvedimenti legislativi che hanno apportato correzioni, modifiche ed integrazioni anche rilevanti (oltre che per l’avviso di rettifica monstre che apportò le prime 167 correzioni), per un totale di 500 modifiche in quasi tutti gli articoli del Codice.
Occorre apportare urgentemente modifiche al Codice degli appalti, che prevedano:
– Procedura di approvazione dei progetti mediante semplificazione delle Conferenze dei Servizi.
Le Conferenze dei Servizi nel pieno rispetto della filosofia che portò alla loro ideazione e costituzione, devono manifestare immediatamente un parere vincolante per tutti, anche per gli enti e le istituzioni assenti, senza attese o rinvii per pareri; altrimenti se ne vanifica del tutto il senso e l’importanza strategica.
– Modifica dei sistemi di aggiudicazione degli appalti e riduzione dei tempi di gara. Introduzione di un sistema di aggiudicazione che, onde evitare e penalizzare ribassi anomali, preveda il taglio automatico di tutte le offerte con ribasso superiore al 30%.
– Possibilità di appaltare il progetto definitivo, dotato di tutti i pareri e le autorizzazioni evitando di attendere il progetto esecutivo, che può essere realizzato in corso d’opera: ciò favorirebbe anche l’appalto integrato con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
– Eliminazione del contributo ANAC, dal momento che il notevole ridimensionamento dei poteri dell’Autorità non giustifica la necessità di un così costante, considerevole apporto di liquidità, incidente sul sistema degli appalti.
– Modifica del sistema di qualificazione delle Imprese. Cristallizzazione ad oggi del sistema delle attestazioni, onde evitare che gli effetti della pandemia in corso – e le pesantissime conseguenze sui bilanci delle imprese – stravolgano il sistema e determinino pesantissime conseguenze per le imprese.
Occorre rendere strutturale e definitiva la qualificazione di ogni singola impresa. Risulta assurdo, infatti, che a revisione dell’attestato SOA l’impresa, che non è più in possesso dei requisiti economico-finanziari che le permettevano di mantenere le categorie di attestazione conseguite, debba vedersi ridurre classifiche ed importi. Privilegiare qualità e affidabilità rispetto a parametri contabili.
– Liberalizzazione del subappalto nella disciplina del Codice degli Appalti Pubblici ai sensi di quanto previsto dalla sentenza CGUE C63/2019. I limiti quantitativi del subappalto sono stati oggetto di procedura di infrazione n. 2018-2273 nei confronti del Governo italiano da parte della Commissione Europea in quanto le Direttive UE non prescrivono alcun limite quantitativo al subappalto come, invece, prescritto nella vigente normativa italiana.
3.2. Modifiche allo split payment per appalti di lavori, forniture e servizi.
Eliminazione dell’IVA sugli acquisti e sulle vendite relativi a contratti di lavori, servizie e forniture. Con l’esenzione dall’IVA per tali categorie di lavori lo Stato attiverebbe oltre 40/50 miliardi all’anno di liquidità circolante che attualmente vengono trasferiti dallo Stato agli Enti locali e viceversa.
Oltre a subire tempi di pagamento irragionevolmente lunghi, le imprese scontano anche il mancato incasso dell’Iva che ha peggiorato la grave situazione di liquidità in cui versano da anni.
Tale meccanismo, nato con lo scopo di ridurre i fenomeni di evasione fiscale, non ha fatto altro che drenare liquidità alle imprese, che sono state costrette ad anticipare l’IVA sugli acquisti dei materiali e ad elemosinarne la restituzione con meccanismi sensibilmente onerosi, che non ne garantiscono la restituzione nei tempi stabili dalla legge. Lo split payment consente la restituzione prioritaria dell’IVA a credito entro tre mesi dalla richiesta. Tuttavia, se si considera che è necessario presentare una istanza infrannuale che abbraccia un periodo di tre mensilità, i tempi necessari per il rimborso potrebbero arrivare a 6 mesi.
Sarebbe auspicabile una modifica del meccanismo in maniera tale che il meccanismo del versamento diretto dell’imposta non valga solo nei rapporti tra stazione appaltante e impresa esecutrice, ma anche tra questa e i fornitori: questo sistema compensativo garantirebbe nell’immediato liquidità alle imprese.
4. Un Piano straordinario Contro il Degrado Urbano
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4.1. Un nuovo Piano Casa Nazionale
Un nuovo “Piano Casa Nazionale” vincolante per tutte le Regioni, che preveda misure volte alla realizzazione di interventi di sostituzione edilizia con bonus volumetrici fino al 35%. Un Piano contro il degrado urbano, come proposto dal presidente della Commissione speciale di inchiesta sulle periferie della Camera dei Deputati, Andrea Causin, che allarghi però il suo raggio d’azione alla messa in sicurezza degli edifici, sia dal rischio sismico che dal dissesto idrogeologico e che parta innanzitutto dalle periferie degradate, dove vivono 20 milioni di italiani; non una iniziativa spot, ma un programma stabile e strutturato con l’allocazione stabile di risorse. I 2,1 miliardi del Piano periferie varato dal Governo non bastano.
– Sburocratizzazione delle pratiche edilizie, Accelerazione dei tempi di rilascio dei permessi di costruire, che ad oggi risultano pari a 120 giorni. Se al 2015 il 17,6% delle nuove costruzioni è abusivo (con un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente) è anche per la scarsa sensibilità a pianificare lo sviluppo del territorio e per gli eccessi procedurali che ancora permangono.
– Sostituzione edilizia e rottamazione degli edifici. Varare una legge ad hoc, valida per tutte le Regioni, che preveda misure volte alla realizzazione di interventi di sostituzione edilizia con bonus volumetrici fino al 35%.
– Agevolare, inoltre, gli attuatori degli interventi con l’esonero dal pagamento degli oneri di urbanizzazione, costo di costruzioni ed IMU per almeno dieci anni. Tale norma consentirebbe di incentivare la trasformazione urbanistica attraverso la sostituzione del patrimonio edilizio esistente e dell’adeguamento sismico delle strutture obsolete esclusivamente con capitali privati, senza oneri a carico dello Stato, ridando slancio ad un settore, quello dell’edilizia, motore dell’economia.
– Armonizzazione normativa sulla rigenerazione urbana. Armonizzare la normativa in materia di rigenerazione urbana superando i programmi di riqualificazione urbana adottati “a macchia di leopardo” dalle varie regioni con un progetto nazionale che punti con decisione al recupero del patrimonio edilizio, privilegiando e favorendo interventi anche complessi volti a migliorare e recuperare il territorio, liberandolo da presenze incongrue e contenendo il consumo di nuovo suolo. La Regione Lazio con la legge 7/2017 consente anche il trasferimento delle volumetrie in aree differenti rispetto all’insediamento esistente.
5. Piano straordinario per le infrastrutture
Piano quinquennale per l’ammodernamento di infrastrutture per la mobilità, che permetta l’utilizzo al 100% di tutti i Fondi Strutturali. Costituzione di una Cabina di Regia delle Infrastrutture con monitoraggio mensile della spesa.
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5.1. Sblocco delle opere pubbliche
Sblocco di tutte le opere pubbliche bloccate dalla burocrazia e velocizzazione delle procedure burocratiche per quelle in itinere.
5.2. Piano Industriale della Cassa Depositi e Prestiti
Piano industriale della Cassa Depositi e Prestiti: 82 mld di finanziamenti indiretti alle PA in ambito infrastrutturale; 13 mld a sostegno delle imprese sotto forma di finanziamenti diretti nel settore delle infrastrutture; 600 mln fondi equity per lo sviluppo delle infrastrutture.
5.3. Piano di manutenzione programmata annuale di ponti e viadotti.
6. Una nuova fiscalità sugli immobili, sul lavoro, sulle imprese
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6.1. Una nuova fiscalità sugli immobili
Riforma della fiscalità sugli immobili che preveda una rimodulazione del sistema di aliquote con una sensibile riduzione del carico fiscale.
La tassazione locale sulla proprietà ha subito un incremento senza precedenti dal 2012 ad oggi, cancellando l’idea della casa come “bene rifugio”: basti pensare che il solo gettito legato all’imposta municipale sulla prima casa genera tra i 20 e i 21 miliardi di euro. L’attuale sistema impositivo rappresenta un forte disincentivo agli investimenti immobiliari, con ripercussioni pesanti anche sul mercato delle ristrutturazioni.
Agevolazioni sugli immobili destinati ad uso produttivo per tutto il periodo in cui l’impresa rimane in attività.
6.2. Meno tasse sul lavoro: riduzione del cuneo fiscale
I dipendenti costano oggi all’impresa quasi il doppio dello stipendio erogato: occorre un coraggioso programma di defiscalizzazione sulle nuove assunzioni che incentivi e favorisca la creazione di nuovi posti di lavoro.
6.3. Stabilizzazione delle detrazioni fiscali
Stabilizzazione delle detrazioni sulle ristrutturazioni e sui lavori per il risparmio energetico, nella misura del:
– Detrazione IRPEF del 50% sulle ristrutturazioni;
– “bonus energetico”: detrazione IRPEF del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
– Cedibilità del bonus oltre il limite dell’incapienza.
6.4. Rimodulazione delle rendite catastali degli immobili
Rimodulazione degli estimi e delle rendite catastali, fermi dal 2011. Tale revisione è necessaria anche alla luce della crisi del mercato immobiliare.
6.5. Deducibilità totale degli interessi sui mutui
Bisogna prevedere la totale deducibilità degli interessi corrisposti per mutui edilizi.