PAOLO MASULLO: la storia di una vita stroncata troppo presto

Aldo Bianchini

Paolo Masullo

SALERNO – Quando nella notte tra il 9 e il 10 aprile del 2005, quindici anni fa, mi giunsero le prime notizie della morte violenta e drammatica del ventinovenne Paolo Masullo la prima cosa che pensai fu che l’imponderabilità della natura aveva compiuto l’ennesimo scellerato strafalcione, probabilmente con un imperdonabile scambio di persona.

Non era possibile che un giovanissimo come Paolo fosse stato costretto a lasciare la vita terrena; invece la tragica notizia era vera e non fu possibile, come si dice in gergo, destituirla di ogni fondamento.

Paolo era figlio di Rosa Egidio (detta Rosellina) e di Italo Masullo; ma nel mio immaginario era soprattutto il nipote amato di “don Giovanni Masullo” (Giovanni per noi amici) che è stato per decenni il parroco della Chiesa di Santa Croce a Torrione nelle cui vicinanze io vivo dal 1959. Parlo di don Giovanni perché di lui conservo l’indelebile ricordo di un uomo e di un sacerdote portatore di una grande umanità e di un irrefrenabile altruismo, come tutta la famiglia Masullo. Grazie a don Giovanni, come ho già scritto in altre occasioni, riuscii a seguire in parrocchia le Olimpiadi di Roma del 1960; non tutti avevamo il televisore in casa e trovammo nella parrocchia la risoluzione del nostro problema. Ma questo richiamo storico l’ho fatto solo per calibrare meglio la grande sensibilità umana di tutta la famiglia Masullo.

In quella realtà si inseriva a meraviglia la figura di Paolo che racchiudeva in se pregi (tantissimi) e difetti (pochi) di una famiglia medio-alto-borghese della nostra città.

 

Fisico asciutto, bello al di sopra della norma, pieno di energia, propositivo, autorevole, ottimo comunicatore, anche un pò spaccone per il tanto che basta ma sempre nelle righe di una eccellente educazione ricevuta dai genitori e dall’intera famiglia; era capace di coagulare intorno a se l’attenzione di tantissimi giovani che avevano avuto modo di conoscerlo sia a scuola (nel Liceo Severi che ancora oggi lo ricorda) che nella vita associativa di tutti i giorni.

Insomma Paolo era un campione e come tutti i “campioni veri” non si nascondeva dietro un dito ma ad ogni piè sospinto cercava di affermare la sua travolgente personalità su tutto e su tutti, fino al punto di apparire in alcuni momenti finanche arrogante; ma era sicuramente una falsa impressione, nella realtà Paolo era come un vulcano in continua eruzione in una spettacolare sequenza esplosiva di fuochi d’artificio.

Riusciva anche ad esibire la sua bravura in maniera spavalda ma sempre con un senso di rispetto verso il prossimo che faceva passare sotto traccia quell’enorme autorevolezza di cui era naturalmente dotato. Un pò come Livio Berruti (vincitore della medaglia d’oro nei duecento piani a quelle Olimpiadi del ’60 a Roma che ho già ricordato) che ha sempre sostenuto, giustamente, di non poter nascondere di essere un campione perché così facendo avrebbe, forse, mortificato il suo prossimo; ebbene anche Paolo non nascondeva mai di essere una spanna al di sopra degli altri ma quella sua qualità non l’ha mai fatta pesare più di tanto nei rapporti relazionali che riusciva a tenere vivi in maniera sempre ed assolutamente brillante.

Paolo Masullo

La nostra conoscenza diretta, in verità, non fu facile; ma i primi screzi iniziali lasciarono subito il posto ad un ottimo e, sotto certi aspetti, anche intenso rapporto che esulava dalla sua attenzione verso la comunicazione televisiva e la mia necessità professionale per la ricerca di avvenimenti, di notizie, e soprattutto di personaggi.

E Paolo Masullo era anche un personaggio; uno che non le mandava a dire nell’ottica del suo modello di vita aperta, libera e trasparente.

In particolare ricordo l’estate del 2002 trascorsa, tra luglio e agosto, nel turbinio del cosiddetto “Cantavallo”, una manifestazione canora che in dodici tappe attraversava tutto il Cilento ed il Vallo di Diano; ideata dal maestro di musica Tamì Pinto, quell’edizione del 2002 fu anche l’ultima di una lunga serie di manifestazioni canore molto belle e concrete che addirittura lanciarono alcune star della musica leggera italiana.

Cosa c’entra questo, si chiederà qualcuno, con Paolo Masullo; c’entra e come. Paolo era anche un ottimo talent-scout ed andava continuamente alla ricerca di giovani promesse da lanciare ad un livello più altro in sede provinciale, regionale e nazionale.

Ad ogni tappa Paolo saliva sul palco per presentare gli interpreti dei brani migliori; ovviamente non seguiva soltanto il Cantavallo (come me e il mio amico giornalista Pietro Cusati) ma spaziava il suo interesse su tutto il territorio provinciale con una forza fisica, intellettuale e relazionale che ho visto in pochissimi altri soggetti.

Foto storica: Arisa sul palco del Cantavallo - agosto 2002

Per tutte le dodici tappe di quel tour canoro Paolo presentava con assoluto entusiasmo scuotendola fin dalle unghia dei piedi una giovane ragazza, timidissima e introversa, che portava un nome d’arte che qualche anno dopo avrebbe meravigliato l’Italia intera vincendo l’edizione 2014 del Festival di Sanremo con “Controvento” dopo aver vinto nel 2008 Sanremo/lab e nel 2009 le nuove proposte; parlo di Arisa che all’epoca aveva vent’anni e che Paolo le fece festeggiare il suo compleanno la sera del 20 agosto del 2002 in un tripudio generale di consensi. Arisa era stata scoperta musicalmente dal maestro Pinto, ma Paolo riuscì a trasmetterle quel quid di sfrontata spavalderia che non deve mai mancare in un campione o in un grande artista.

Paolo Masullo era fatto così; lui era “controvento” proprio come la canzone di Arisa; anche lui come la cantante era molto probabilmente un timido in fondo all’animo; una timidezza che mascherava con l’autorevolezza del suo carattere.

Per quanto mi riguarda io lo ricorderò sempre così, scoppiettante, estroverso, imprevedibile ma corretto; un giovane che ad ogni tappa di quel tour riusciva a catalizzare sulla sua persona uno stuolo di ragazze e ragazzine che addirittura gli chiedevano l’autografo.; insomma era lui, e nessun altro, il protagonista di quel giro canoro.

Era un vero personaggio, Paolo, peccato che sia andato via così presto.

 

 

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