da Dr. Alberto Di Muria
Padula-La Depressione è un disturbo del tono dell’umore, funzione psichica importante per l’adattamento. L’umore è generalmente flessibile: quando gli individui vivono eventi o situazioni piacevoli, esso flette verso l’alto, mentre flette verso il basso in situazioni negative e spiacevoli. Chi soffre di depressione non mostra questa flessibilità, ma il suo umore è costantemente flesso verso il basso. La depressione è uno dei disturbi psichici più comuni e invalidanti, derivante spesso a seguito di una sensazione di perdita o di una perdita effettiva. Molti sono i farmaci indicati per questa condizione. E’ importante quindi scegliere il farmaco giusto per trattare il paziente con depressione tenendo conto, oltre che delle caratteristiche del malato, anche di efficacia, accettabilità del farmaco e prezzo d’acquisto. Infatti sono i diversi i dubbi emersi nella letteratura internazionale su questi farmaci, soprattutto sugli inibitori del riassorbimento della serotonina (SSRI), che sono gli antidepressivi più diffusi. Sembra, infatti, che possano causare osteoporosi, interferire sulla capacità sessuale soprattutto nei pazienti maschi, aumentare il rischio di emorragie post-partum, provocare crisi di astinenza .
Per rispondere a questa esigenza è stato condotto uno studio riguardanti i sei antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina più diffusi, e alcuni nuovi farmaci, venlafaxina e duloxetina, concentrando l’attenzione sul trattamento in acuto, a 8 settimane, della depressione maggiore. L’obiettivo era di valutare l’efficacia e l’accettabilità dei singoli antidepressivi nel confronto tra loro. I risultati sono stati sorprendenti: dei nuovi farmaci, venlafaxina è risultato di efficacia paragonabile ma con un profilo di tollerabilità ed un costo decisamente peggiori; Duloxatina è risultata meno efficace e meno tollerata.
In particolare la duloxetina può scatenare vari effetti collaterali: può causare allucinazioni e comportamenti aggressivi o suicidari; possono insorgere vomito, diarrea o stipsi, bruciore di stomaco, difficoltà a digerire; può causare una diminuzione della libido e galattorrea, secrezione anomala di latte, sia in donne che uomini. Infine, può causare la sindrome da astinenza e la cosiddetta sindrome serotoninergica, un avvelenamento da serotonina, che si manifesta con euforia, sonnolenza, irrequietezza, sensazione di ubriachezza, cefalea, febbre, sudorazione aumentata, rigidità muscolare, mioclonia.
La venlafaxina presenta una incidenza di effetti indesiderati lievemente più bassa ma non si può assumere in gravidanza ed allattamento perché aumenta il rischio d’insorgenza d’ipertensione polmonare persistente nel neonato.