Hammamet: la tomba di Craxi

Aldo Bianchini

SALERNO – L’ombra di Bettino Craxi, a venti anni dalla sua morte avvenuta il 19 gennaio 2000 ad Hammamet dove il capo supremo dei socialisti si era rifugiato (secondo alcuni) ovvero era stato esiliato (secondo altri), aleggia su tutti gli italiani; moltissimi dei quali, contraddicendo anche se stessi, cercano di accreditare allo statista soltanto l’immagine di grande leader politico e di immenso statista.

Cose queste che vanno indubbiamente riconosciute a Bettino Craxi, anche se per avere un quadro completo della sua figura bisogna forzatamente esaminare l’intero personaggio, ivi compresa la parte giudiziaria che è esistita e che, comunque, non può essere ostinatamente sottaciuta mascherandola con il famoso discorso alla Camera dei Deputati del 29 aprile 1993.

Un discorso troppo mitizzato che, anch’esso, si offre ad una doppia lettura: se Craxi parlò alla Camera pensando di ottenere delle risposte significa che il leader non aveva capito niente di come funzionava (e funziona) la politica fin dai tempi di Cesare; se Craxi parlò alla Camera per precostituirsi un alibi commise un enorme errore perché non c’erano in tutto il Paese le condizioni per concedergli un minimo di credibilità. E per questo non c’entrano niente le monetine lanciategli contro la sera successiva (30 aprile 1993) all’uscita dall’Hotel Raphael. Episodio gravissimo ed imperdonabile che mostra, comunque, una stretta connessione con il discorso alla Camera del giorno prima; un discorso che non aveva fatto breccia nell’immaginario collettivo della gente comune. Ma fu anche l’episodio con cui l’Italia non consegnò Craxi alla magistratura (come più di qualcuno ha scritto) ma lo restituì alle sue responsabilità, denudato del suo immenso potere.

Su di lui rimarrà per sempre, purtroppo, il dubbio incardinato tra l’esilio e la latitanza; non seppe scegliere e concluse la sua straordinaria vita politica in maniera molto opinabile.

 

Parlo e scrivo da socialista e, soprattutto, da garantista quale sono da sempre.

Bettino Craxi è stato sicuramente vittima di un accanimento giudiziario incrociato, frutto forse anche di un suggestivo ma indimostrabile complotto internazionale; ma Craxi si è anche esposto imprudentemente agli strali della giustizia che lo ha condannato per due volte con sentenze passate in giudicato.

Ma Bettino Craxi non doveva e non poteva andare in carcere, la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica lo voleva però in carcere avendo stoltamente individuato in lui l’unico responsabile delle scelleratezze della politica nazionale. Per dirla tutta all’epoca anche io, da socialista e garantista abituato al profumo dei garofani socialisti, fui pervaso da consistenti dubbi che riuscii a reprimere soltanto facendo leva sulla grande passione per lo straordinario leader di tutti noi socialisti.

Avv. Salvatore Memoli e Avv. Enzo Maraio (segretario nazionale del PSI) ad Hammamet

Di fronte alla paura di Craxi di andare in galera dove, si ipotizzava, potesse essere soppresso (leggi caso Sindona !!) c’era la consapevolezza, per non dire timore, degli inquirenti che pur vagheggiando l’immenso effetto mediatico con l’arresto dell’uomo più potente d’Italia pensarono, probabilmente, che una simile azione potesse scatenare una reazione molto forte dell’enorme popolo socialista e garantista dell’epoca.

E fu così che a Craxi non venne ritirato il passaporto e gli fu, quasi, consentito di riparare prima a Parigi e poi subito ad Hammamet dove lo aspettava la protezione di uno Stato verso cui il socialista aveva sempre dimostrato molta attenzione sia sul piano istituzionale che economico e commerciale.

 

A distanza di venti anni dalla sua morte i dubbi rimasti in piedi sono ancora tantissimi; per esprimere un giudizio definitivo sulla sua immensa azione politica è ancora troppo presto. Ci penserà la storia dei prossimi anni a colmare questo incredibile vuoto.

Per il momento ci ha pensato il film “Hammamet” magistralmente interpretato da Pierfrancesco Favino a restituirci soprattutto l’immagine di un uomo burbero, a tratti arrogante ma estremamente sensibile e con una carica di immensa umanità.

Nel sudario della sua tomba Craxi ha portato tantissimi segreti (personali, nazionali e mondiali) che rimarranno ben custoditi per l’eternità.

3 thoughts on “Hammamet: la tomba di Craxi

  1. Un’analisi ineccepibile, caro Aldo. Con una sola pecca: è vero, sulla storia umana e politica di Bettino Craxi restano – e non potrebbe essere altrimenti – le due sentenze di condanna passate in giudicato.
    Ma anche queste vanno esaminate con attenzione e contestualizzate.
    A partire dall’inusitata e inusuale efficienza giudiziaria: una di quelle sentenze, caro Aldo, è arrivata in Cassazione dopo appena tre anni, laddove un qualsiasi comune mortale sa bene che, in Italia, spessissimo, in questo lasso di tempo non si arriva manco a una sentenza di primo grado.
    E poi c’è la sentenza della Corte di Strasburgo, che all’unanimità hanno condannato lo Stato italiano per aver seguito, in diverse fasi processuali e dibattimentali, procedure non legali.
    Infine c’è quella mostruoso principio del “non poteva non sapere” che per Craxi è sempre valsa a farlo condannare e biasimare: per altri, invece, di diversa parte politica (quella parte che poi ha tratto indubbio vantaggio dall’annientamento di Craxi) ha assunto connotazioni ben diverse, divenendo addirittura principio inverso e contrario: un segretario di partito non può conoscere tutto quanto accade…
    Sai bene, caro Aldo, che il “tesoro” di Craxi non è mai stato trovato. Il figlio Bobo appena qualche hanno fa ha subito le misure esecutive di una banca, non essendo riuscito ad onorare le rate di un mutuo.
    Quel sistema era marcio dalle radici. Craxi ne era parte, ma per quanto autorevole e potente, non era né poteva essere il dominus assoluto di quel sistema.
    Altri – tanti che ne hanno beneficiato, anche sul piano personale, ben più di lui – oggi sono ancora sulla scena politica o agiscono ancora da burattinai.
    Craxi è stato, per loro e per tanti, un comodo capro espiatorio. Di questa ignobile visione, di questa deprecabile e indegna strategia, ancora oggi pachiamo le conseguenze.

  2. Caro Aldo a vent’ anni dalla morte di BETTINO CRAXI,non poteva mancare un Tuo scritto al quale mi permetto di aggiugere, una mia personale consideraxione,nell’azione Politica ed Umana di BETTINO CRAXI vi è molto del Socialismo che ci appartiene. Con affetto Enzo Farace

  3. Io i miei dubbi li ho fugati con queste certezze:
    – storicamente ‘idea Socialista ha avuto ragione sul comunismo;
    – tutti i Partiti, sin dal dopoguerra, si sono finanziati in modo illecito;
    – i segretari dei Partiti, pur avendo le stesse responsabilità, non hanno avuto lo stesso trattamento giudiziario.
    – la caduta non può cancellare la gloria della salita

    Provo profondo disgusto nel leggere dichiarazioni di leghisti, eredi degli agitatori del cappio in Parlamento, pro Craxi ed altrettanto profondo disgusto provo per i forcaioli grillini:cercano di coprire la loro totale incapacità di amministratori spargendo veleno.

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