Aldo Bianchini
SALERNO – Nessuno, a mio avviso, poteva prevedere che dopo quel maledetto 24 marzo 2019 (frasi ingiuriose lanciate dal giornalista telecronista Sergio Vessicchio all’indirizzo di Annalisa Moccia -assistente arbitrale della Sezione di Nola- durante la partita di calcio Agropoli c/ Sant’Agnello , Eccellenza, girone B, disputatasi ad Agropoli) il disagio delle donne coraggiose impegnate nella direzione delle gare nel difficile mondo del calcio si sarebbe allargato fino ad arrivare a dimensioni francamente, oggi, insopportabili.
L’ultimo episodio di quella che si annuncia come una lunga serie di incidenti simili riguarda una giovanissima ragazza di Sassano (Maria Grazia Iezza) che è stata fatta oggetto di frasi sessiste da parte, sembra, del presidente della Buccino Volcei, una delle due squadre in gara (U.S. Buccino Volcei c/ Faiano 1965); questo quanto messo in evidenza dalla parlamentare penta stellata Anna Bilotti che il 25 novembre scorso in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ha fatto visita alla ragazza di Sassano per portarle tutta la solidarietà possibile da parte di tutte le donne. E Maria Grazia Iezza ha aggiunto, se possibile, sale sulla coda di un atteggiamento ostile che va sempre più assumendo la figura paradossale della premeditazione; sembra (il condizionale è d’obbligo in questi casi) che dagli spalti del campo sportivo buccinese addirittura alcune mamme incitavano i loro bambini a prendersela con la giovane assistente arbitro. Assurdo ed inconcepibile anche il successivo passaggio, fatto di scuse tardive, da parte del presidente della squadra di calcio; scuse che sarebbero arrivate quando ormai la frittata clamorosa era stata consumata in tutti i suoi contorni assolutamente surreali.
Questo il quadro succinto di un racconto che quasi tutti i giornali e le televisioni locali hanno pubblicato; nessuno, però, ha azzardato il benché minimo approfondimento che possa spiegare e far capire un fenomeno odioso che va sempre ostacolato se non proprio radicalmente eliminato dal “lessico normale” dei tifosi, dei dirigenti, degli stessi calciatori; sui campi sportivi ne vediamo e, soprattutto, ne sentiamo di tutti i colori; anzi eravamo abituati a sentirne soltanto contro i “poveri maschietti” che fin dalle origini del calcio si sono dati da fare per dirigere e amministrare l’unico sport al mondo che riesce a far scatenare sugli spalti le frustrazioni che normalmente dovrebbero rimanere confinate nel proprio mondo e nel proprio vissuto sociale. Come fare a non ricordare le tantissime violenze, anche sessiste, contro gli uomini-arbitro; la più ripetibile è da sempre quella di “cornuto” che, se ci ragioniamo bene, è anch’essa una parola sessista.; anzi è una parola che va oltre ed arriva fin dentro la vita privata con una violenza devastante. Verso questa tipologia di ingiurie ci siamo, mano a mano, abituati un po’ tutti fino a non dare più peso alla cosa, tranne a svegliarsi quando dagli spalti (anche in serie A) partono i “buu !!” contro i calciatori di colore o le esclamazioni contro le donne assistenti e/o arbitre delle partite. E’ sicuramente ovvio che mano a mano che il pianeta calcio si allarga, e giustamente, al mondo femminile possa capitare di sentire frasi sessiste contro le donne; bisogna, però, fare attenzione al significato di “sessista” che anche con una certa facilità affibbiamo a tutto quello che accade non soltanto sui campi di calcio.
E’ il sistema che andrebbe corretto o completamente rivisto e cambiato; ma se non ce l’abbiamo fatta per i malcapitati maschietti arbitri, molto probabilmente non ce la faremo neppure a sopprimere questo allarmante e deprecabile fenomeno che aggredisce le giovani donne che si misurano nell’arbitraggio di una partita di calcio che quando si svolge a livello locale è ancora più esposta ai rischi di quelle regionali e nazionali. Probabilmente sarebbe stato molto meglio impostare l’accesso sicuramente legittimo delle donne nel settore arbitrale del calcio partendo non dico dalla serie “A” ma almeno dalla serie semiprofessionistica della “C”; mandare una povera ragazzina desiderosa di provare a dimostrare la sua validità su un campetto sperduto di periferia è come mandarla al massacro in un sistema che proprio a quei livelli non conosce regole e freni deontologici e umani.
Il ragionamento è difficile e complesso e può facilmente essere frainteso da chi vuole strumentalizzare a tutti i costi la parola “sessista”; ma se non ci rendiamo conto che la cosiddetta “parità di genere” porta inevitabilmente anche a queste cose non riusciremo mai a vincere una battaglia di civiltà come quella di mettere il mondo femminile in perfetta parità con quello maschile per estirpare, sempre e comunque, le tracimazioni che interessano entrambi i generi.
Dopo il deprecabile episodio di Agropoli che vide coinvolto un giornalista-telecronista scrissi ovviamente una serie di articoli; in quello del 24 aprile 2019 scrissi testualmente:
- A tutti, colleghi e non di Vessicchio, dopo aver riflettuto sulle ultime frasi di Cristo consiglierei di leggere con molta attenzione l’approfondimento di Massimo Gramellini apparso sul Corriere della Sera dal titolo “Il Vessicchio in me” del 26 marzo 2019. Tra le righe del suo breve intervento Gramellini scrive: “Sarebbe facile prendere le distanze da Vessicchio. Facile e auto assolutorio. Lui è il simbolo spudorato di qualcosa che riguarda anche me. Quel diavoletto sempre pronto a spuntare, appena qualche donna pretende di spiegare il fuorigioco, o un maschio si illumina parlando di pannolini … verrebbe da parafrasare Giorgio Gaber: non mi preoccupa Vessicchio in sé, ma il Vessicchio che è in me”.
Lo scritto mi sembra assolutamente sovrapponibile alla caduta di stile del presidente dell’ US Buccino Volcei che non è riuscito a contenere dentro di se tutto il peggio che ognuno di noi porta come patrimonio negativo nel suo dna.
NOTA: Le distanze da Sergio Vessicchio le ha prese, però, l’Ordine dei Giornalisti della Campania che nelle ultime settimane con un severissimo provvedimento, che mi permetto di giudicare enorme, ha radiato il giornalista agropolese dall’albo professionale della Campania. Di questo mi riservo di scrivere quanto prima, perché credo che la questione non finisca con il provvedimento emesso dagli uffici partenopei.