Aldo Bianchini
SALERNO – Nuovo appuntamento con l’avv. Gaspare Russo (già presidente della Regione Campania, sindaco di Salerno e presidente della CCIAA) sui vari temi di attualità ma anche sui suoi personali ricordi collegabili, comunque, allo stato dell’arte della politica e della società di oggi in genere.
Continuiamo a parlare della manifestazione svoltasi ad Avellino per commemorare i cento anni dalla nascita di Fiorentino Sullo, notissimo politico avellinese e più volte ministro della Repubblica a cavallo degli anni ’50 e ’60.
La celebrazione è avvenuta alla presenza del premier Giuseppe Conte accompagnato, per non dire scortato, da Ciriaco De Mita – Gerardo Bianco – Nicola Mancino – Ortensio Zecchino – Giuseppe Gargani e Clemente Mastella, insomma il vero gotha della Democrazia Cristiana dei tempi d’oro.
Presidente nella puntata precedente non solo abbiamo riferito del vostro mancato invito alla festa dei 100 anni dalla nascita di Fiorentino Sullo ma avevamo rifatto la storia del vostro viaggio a Mosca e del giornale “Orientamenti”. Potete continuare il viaggio nel passato ?
- Certamente. All’uscita del giornale la reazione dell’arcivescovo Demetrio Moscato (per altri versi un grande arcivescovo) fu molto violenta. L’arcivescovo Moscato era legato al cardinale Ottaviani, che era un ultras dei conservatori. I giovani universitari riuniti intorno al giornale Orientamenti furono tutti richiamati all’ordine, fino a ventilare un ‘ipotesi di eresia. I giovani richiamati all’ordine si dimisero tutti, alcuni andarono a baciare il sacro anello e iniziò la caccia al sacerdote Mons. De Rosa che era il loro assistente spirituale. La prima conseguenza fu che come editore e proprietario del giornale rimasi solo. Dopo una breve riflessione decisi di continuare ad editare il giornale Orientamenti con la mia firma come proprietario e direttore. Il vicario della curia arcivescovile, Mons. Crisci, provò ad impossessarsi delle bozze, in quanto uno dei giovani baciapile aveva raccontato che le bozze corrette da Mons. De Rosa erano presso la tipografia. I tentativi di avere queste bozze andarono a vuoto, perché la tipografia si sottrasse alle pressioni affermando che l’unico possessore delle bozze ero io. Ob torto collo la Curia fu costretta a richiederle a me. Io rifiutai nettamente la consegna. Questo rifiuto se lo legarono al dito e me lo fecero pagare caramente negli anni successivi.
Presidente, la storia come continua ?
- Ho deciso di continuare a pubblicare il giornale “Orientamenti” come editore e direttore. All’epoca mentre i partiti non colloquiavano tra di loro, si ignoravano, i movimenti giovanii invece colloquiavano tra di loro in maniera piuttosto intensa. Erano politicamente molto più avanti dei loro partiti. Il movimento giovanile del PCI, come abbiamo già detto con segretario Augusto Visconti, prese l’iniziativa politica di formare un triangolo tra i movimenti giovanili del PCI e della DC, che all’epoca era diretta dall’avv. Marcello Torre, con il giornale Orientamenti. Visconti organizzò un incontro tra lui, Torre e me. Con l’obiettivo di una unione triangolare.
L’incontro partorì un’adesione del delegato giovanile democristiano Torre che accettò la condirezione politica di Orientamenti. Uscì subito il numero con la direzione mia e di Marcello Torre.
Per me era la continuità e anche l’ufficializzazione della mia essenza politica, cioè l’uscita dall’isolamento.
Subito dopo l’uscita del numero condiretto da me e Torre fui invitato a palazzo Sorgenti, sede della Democrazia Cristiana provinciale con segretario Bernardo D’Arezzo, il quale mi mostrò la bozza del numero in uscita con l’articolo di fondo da me firmato, nulla di trascendentale; l’articolo parlava dell’indipendenza della Tunisia; piccolo giornale che sproloquia su un problema di carattere internazionale. Pretesa ed ingenuità.
D’Arezzo mi mostra la bozza e mi chiese di apportare alcune modifiche all’articolo. Io rifiutai perché lessi l’intervento di D’Arezzo come un tentativo di asservimento.
La reazione fu le dimissioni del condirettore Marcello Torre; ero di nuovo rimasto solo.
Avendo deciso di continuare mi collegai con il gruppo fiorentino di Pistelli, della corrente di base nazionale, che editava un bellissimo quindicinale denominato “Politica”, il quale mi fornì sia il materiale giornalistico sia altro materiale che mi consentì un grande balzo qualitativo politicamente senza alcun condizionamento per diversi anni.
Presidente, allora in quel periodo storico non c’era alcun rapporto tra Voi, Sullo e il gruppo degli avellinesi a lui facenti capo ?
- Nessuno, io avevo rapporti nel mondo della corrente di base in primis con Pistelli a Firenze ed anche con Granelli a Milano. Per quanto possa sembrare strano in Campania e a Salerno non avevo nessun rapporto con le altre realtà politiche facenti parte della corrente di base. Qui ero un provinciale. Il delegato giovanile del PCI Augusto Visconti che era un pupillo di Enrico Berlinguer, delegato nazionale del movimento giovanile PCI, mi sprovincializzò e mi informò sulla presenza ad Avellino della corrente di base e mi consigliò di prendere contatto con il capo della corrente avellinese, che era Fiorentino Sullo (sottosegretario all’industria), che aveva iniziato la sua penetrazione elettorale e politica nel salernitano. Nulla da meravigliarsi, perché il collegio elettorale dell’epoca era formato dalle tre province di Avellino, Benevento e Salerno; e Salerno ne costituiva almeno i due terzi.
Augusto Visconti mi informò pure che Sullo riceveva a Salerno nello studio professionale di un avvocato liberale e di prendere contatto con lui.
A questo punto chiesi a Sullo di incontrarlo. Io non conoscevo lui e lui non conosceva me e la mia presenza politica nella corrente di base; mi incontrai e lo informai su chi ero e su cosa facevo politicamente e quali erano i rapporti con i basisti di Firenze e di Milano.
Sullo restò piuttosto interdetto. Mi chiese perché lo avevo voluto incontrare e che cosa volevo. Gli replicai che mi sembrava ovvio che lui conoscesse me e io conoscessi lui e che non volevo assolutamente niente.
Anzi gli dissi che ero andato da lui per dare e non per chiedere. Sullo rimase chiaramente interdetto, perché fino a quel momento la sua presenza in provincia di Salerno era orientata solo a fini elettorali e non politici. Ci congedammo dicendoci che ci saremmo rivisti da lì a qualche mese.
Ci rivedemmo qualche tempo dopo, ma questa è tutta un’altra storia che continuerò a raccontare.