Aldo Bianchini
SALERNO – Il Vaticano, e la Chiesa in genere, stanno vivendo un momento veramente drammatico. Difatti stando alle rivelazioni contenute nel libro “Giudizio Universale” del noto giornalista, esperto in fatti curiali, Gianluigi Nuzzi (scrittore e conduttore del programma televisivo “Quarto Grado”) la Chiesa di Roma potrebbe dichiarare il default entro il 2023.
Il suo “giudizio” Gianluigi Nuzzi lo basa, come da sua dichiarazione, sull’esame di oltre tremila documenti consegnatigli da “mani segrete” che operano all’interno della stessa Curia Romana per svelare che “Il rischio default per la Santa Sede. La questione dell’Obolo di San Pietro. I dossier sui conti dell’Apsa e non solo. Numeri e critiche di Gianluigi Nuzzi in “Giudizio Universale” (Chiarelettere) e il ruolo dei bergogliani nel caos finanziario vaticano. Il libro di Nuzzi uscito lunedì 21 ottobre letto e commentato da Andrea Mainardi”.
Ovviamente non sono dello stesso avviso i cardinali che sono subito intervenuti Raymond Burke – Theodore Mc Carrick – Walter Kasper – Carlo Maria Viganò (ed altri) che non hanno fatto altro che rimescolare ancora di più le carte, ed anche senza citarlo espressamente hanno riportato a galla tutto il marcio legato alle evidente spaccatura t5ra il Papa emerito e quello in carica; una spaccatura che è sfociata nella cosiddetta battaglia del Dignitatis Humanae Institute (DHI) per anni presieduto dal cardinale salernitano Renato Raffaele Martino e scacciato in maniera turbolenta per fare spazio: “Alla presidenza onoraria –scrive “Il Messaggero”– arriva il cardinale tradizionalista americano Leo Raymond Burke, uno che se c’è la possibilità di dare fastidio a Papa Francesco non si tira mai indietro. Ma soprattutto lo stesso Steve Bannon entra nel CdA di DHI”. Dal nome dei personaggi si capisce subito che lo scontro sulle finanze della Chiesa è planetario ed investe direttamente uno degli uomini più fidati di Donald Trump, quello Steve Bannon che sponsorizzerebbe Joseph Aloisius Ratzinger (Papa Benedetto XVI) contro Jorge Mario Bergoglio (Papa Francesco).
Sul quotidiano “la Repubblica”, poi, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, uno dei consiglieri del Papa nel C6, smentendo Gianluigi Nuzzi ha contrattaccato dicendo che “dire che il Vaticano è a rischio default è falso, vogliono colpire il Papato”.
Al centro di tutto, quindi, i conti del Vaticano che fanno gola a tutti, ai detrattori come ai sostenitori di Papa Francesco; ma di tutto questo avremo tempo e modo di parlare.
Oggi mi interessa capire quanto conta l’informazione in una guerra senza quartiere e, soprattutto, cosa c’entra tutto ciò con il caso giudiziario che nel 2013 ha travolto Mons. Nunzio Scarano (il sacerdote salernitano arrivato fin nella alte sfere dell’ APSA, i cui conti sono stati scannerizzati dall’abile Gianluigi Nuzzi per il suo “Giudizio Universale”.
C’entra, e come, don Nunzio Scarano; l’APSA, che piaccia o no, è il vero forziere della Chiesa Universale in quanto amministra tutto il patrimonio della Santa Sede, un patrimonio che è immenso e che nei suoi molteplici meandri necessitava e necessita di “un personaggio abilissimo e molto capace” che allo stato dell’arte sembra non esserci, dopo che una denegata informazione (forse spinta da complottisti occulti) ha messo in atto una sfrenata e spudorata campagna mediatica contro “don Nunzio” che era stato per decenni l’uomo ovunque dell’APSA e, quindi, dei conti della Santa Sede.
Troppo facilmente i complottisti curiali hanno cercato di sbarazzarsi del tenace, equilibrato e molto trasparente Mons. Scarano coinvolgendolo in una serie quasi incredibile di dicerie e chiacchiericci che hanno prodotto una delle inchieste giudiziarie sulla Chiesa più travolgenti di questi ultimi anni; più di qualcuno nelle alte sfere del Vaticano sperava, forse, di coprire tutte le malefatte scaricando ogni responsabilità su don Nunzio e mettendo in condizione le Procure della Repubblica di Roma e Salerno di tentare di scagliarsi anche contro l’impero imprenditoriale “D’Amico” individuato come il gruppo a monte delle dazioni milionarie che, a valle, hanno consentito a “don Nunzio” di fare tanta e tale beneficienza a Salerno ed altrove (altro che “mister 500” come declamato dall’improvvida e non aggiornata Angela Cappetta nel contesto dello squallido speciale televisivo messo in onda da Rete/4 nel corso del programma “Fuori dal Coro” di Mario Giordano del 9 ottobre scorso) che invece di fargli guadagnare la benedizione papale lo hanno trascinato in una cella di Regina Coeli in un sanguinante isolamento. I D’Amico sono stati convocati in aula a Salerno per l’udienza dell’8 novembre prossimo, se come ci augriamo saranno presenti molte verità potrebbero finalmente venire a galla.
In questi sei anni, dal 2013 ad oggi, molte cose sono cambiate e stanno cambiando, anche per quanto riguarda la stessa posizione di Mons. Scarano e di come sta, anche se lentamente, risalendo la china nella considerazione degli alti vertici, quelli che davvero lottano strenuamente per il bene di Papa Francesco e per le immense riserve della Chiesa.
Rimane il mistero sulle generalità di chi avrebbe accompagnato la giornalista di Rete Quattro fin sotto casa di Mons. Scarano nel centro storico salernitano per dare vita a quell’indegna rappresentazione televisiva che ha falsato completamente la verità dei fatti; qualcuno sussurra che la giornalista si sia mossa su precise indicazioni di un legale salernitano non tanto vicino alle posizioni del nostro sacerdote.
Purtroppo in questi ultimi anni per Mons. Scarano le innumerevoli azioni di sostegno del prossimo e dei mano abbienti non hanno avuto altrettanta risonanza sulla stampa nazionale e locale che lo ha letteralmente sepolto e continua ad attaccarlo (vedi “Fuori dal coro”) senza aggiornarsi e senza tener conto dell’evoluzione in positivo della complessa situazione giudiziaria; su questo cattivo rapporto (maturato certamente non per colpa di don Nunzio) si è espresso molto bene l’avv. Salvatore Memoli con un suo editoriale pubblicato da “le Cronache” il 13 ottobre scorso e che questo giornale si pregia di ripubblicare:
Mons. Scarano e l’informazione.
Di Salvatore Memoli
(pubblicato su “le Cronache” del 13 ott. 2019)
SALERNO – Non ci sono parole per esprimere il disgusto per un certo tipo di informazione spazzatura che piega i fatti ai suoi obiettivi di audience. É così per la trasmissione « Fuori dal coro » condotta dal giornalista Mario Giordano su Rete Quattro che negli ultimi anni ha perso il suo aplomb ed é diventato un pagliaccio da circo, in cerca di consensi per le sue conduzioni da caratterista. Da vero peripatetico si preoccupa di riempire la scena con effetti speciali fatti di invettive e di accuse, quelle che arrivano alla pancia e scatenano pulsioni aggressive nel pubblico. Era stato sempre una persona riflessiva, composta, quasi limitato dalla sua efebica faccia inespressiva, diventata ora una faccia di clown. Ciò che dispiace di un buon giornalista é il repentino cambio di metodo della comunicazione che sacrifica l’informazione alla piazza rumoreggiante ed accecata in cerca di notizie che eccitano il disprezzo altrui. Nella trasmissione di mercoledì scorso il tema, peraltro interessante, era la distrazione delle elemosine, riferito a giusto motivo ad un’indagine sull’Unicef e sulla Croce Rossa. A che titolo ha riempito l’informazione con vecchie notizie che riguardavano Mons Nunzio Scarano? Perché mandare in onda una telefonata dove il prelato rifiuta qualsiasi intervista e respinge le accuse che gli hanno valso il carcere, la perdita della salute, il discredito di tutti, mentre Rinnova quotidianamente la sua fedeltà e fiducia nella Chiesa. Proprio quell’alto funzionario dell’Apsa, che aveva giurato leale collaborazione al Santo Padre San Giovanni Paolo II, ora viene dileggiato come un malfattore, costretto ad una vita quotidiana condotta con pochi sostegni familiari( elemosina? ) di chi lo aiuta in un quotidiano di mortificazioni, perché privato di tutto ed anche della pensione con cui potrebbe far fronte alle spese ordinarie. Una condizione estrema che da oltre sei anni lo vuole costringere alla follia, alla perdita di fiducia, alla depressione, dovendo vivere senza nessun sostegno minimo per affrontare le prime necessità, anche delle spese sanitarie. Mons. Scarano oggi é un uomo di grande fede ridotto a zero, messo contro i suoi confratelli ed i suoi superiori, dopo essere stato un testimone di diffusa carità distribuita a tantissime persone. La cattiveria lo ha costretto a vivere sperando che l’indomani abbia di cosa sostentarsi. Questa condizione merita maggiore rispetto, per la compostezza con cui Mons Scarano la vive, con esemplare condotta e rispetto delle autorità giudiziarie e della Chiesa, se non altro in attesa della pronuncia del Tribunale di Salerno, al quale ha garantito piena collaborazione personale e documentale per la ricerca della verità che escluderà qualsiasi responsabilità penale. Mons Scarano e la sua vicenda non c’entrano proprio niente nell’oggetto dell’informazione scelto dal giornalista di Rete quattro, se non per attirare attenzione e curiosità! La verità é ben altra ed anzi man mano che il tempo passa, le scoperte quotidiane danno l’idea che su questa vicenda si erano innervati appetiti scomposti, bramosie di ricchezza e di notorietà di persone che avrebbero dovuto avere ruoli molto più definiti. Ovviamente non mi riferisco alle indagini che per loro natura sono sempre aggressive e mirate, anche quando riempiono la vicenda giudiziaria di elementi suggestivi ed infondati, come le ricchezze della pinacoteca di Scarano, ben presto risultato di copie e clonazioni di tele importanti, i cui originali non avrebbe potuto avere nessun privato! Con questi argomenti l’accusa ha condizionato irrimediabilmente il quadro probatorio, costruito con anticipazioni e intimidazioni che hanno indirizzato l’informazione. Anche l’accusa di riciclaggio con la quale si é inteso mettere in discussione gli atti di liberalità di esponenti della conosciuta famiglia salernitana di armatori D’Amico, sembra una scelta discutibile, priva di fondamento e fuorviante per la verità dei fatti conosciuti che vede questi signori farsi benefattori di tante istituzioni di Salerno, tra cui la Cattedrale, l’Ospedale e la Casa di Riposo. Proprio della Casa di Riposo i D’Amico si sono resi generosi sostenitori della sua radicale trasformazione: da cronicario ad albergo a cinque stelle, dove i nostri anziani di Salerno vengono accolti con dignità, in ambienti razionali, confortevoli, eleganti e provvisti di tutto quello che aiuta i suoi ospiti a recuperare serenità. Ai D’Amico é stata giustamente data la cittadinanza onoraria di Salerno, per i loro meriti. A Scarano é stata inflitta una diminuzione della sua dignità umana e sacerdotale. Ma molti non sanno che se i D’Amico hanno scelto Salerno, lo si deve a Mons. Scarano che li ha indirizzati. Ed in ogni caso deve essere chiarito che Scarano dopo la sua famiglia naturale era entrato a far parte della famiglia dei D’Amico che lo consideravano integrato tra loro. Per i meriti che gli riconoscevano e per rispetto al loro zio armatore che lo aveva seguito come un figlio adottivo. Una storia apparentemente complessa ma che ben presto sarà rimessa sui suoi naturali binari di verità e di onorabilità!