da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Il problema dell’interazione fra farmaci assume sempre più rilevanza per ogni operatorio sanitario che si appresti a gestire un paziente sottoposto a politerapia; tale condizione è ancora più vera e comune nel soggetto anziano e costituisce un alto fattore di rischio per gli eventi avversi e per il rischio di interazioni.
Il quadro tende inoltre a complicarsi non solo in quanto la ricerca farmaceutica produce un numero crescente di nuovi farmaci, dei quali non sono sempre prevedibili le interazioni con i farmaci da più tempo in uso, ma anche perché cresce la disponibilità di farmaci da automedicazione, fitoterapici, integratori che il paziente può procurarsi direttamente senza consultare il medico, anch’essi potenziale fonte di interazione.
Tra i farmaci utilizzati per le patologie cardiovascolari, gli antipertensivi costituiscono la classe di impiego più diffuso. La patologia ipertensiva richiede una terapia cronica pertanto è possibile il rischio di interazione con altri farmaci, soprattutto se il soggetto ricorre occasionalmente a prodotti di automedicazione.
Le classi di antipertensivi impiegate sono molte e con meccanismi d’azione diversi. Quando la monoterapia non è efficace poi, spesso vengono utilizzate associazioni per un migliore controllo pressorio. Però è sempre necessario verificare le possibili interazioni tra di essi. Per esempio, è nota la pericolosità della combinazione fra un ACE-inibitore o un sartano, un diuretico e un Fans, che può predisporre i pazienti a insufficienza renale. Per questo tale combinazione viene indicata come “la triplice bastonata”. Infatti, gli ACE-inibitori ed i sartani, con o senza i diuretici, possono modificare la dinamica dei glomeruli renali e l’aggiunta di un Fans aumenta la probabilità di alterare l’equilibrio dei meccanismi che controllano l’autoregolazione renale, con rischio di disfunzione renale grave.
Sono poi possibili interazioni di tipo farmacodinamico, basate cioè sul meccanismo d’azione, tra antipertensivi e comuni farmaci di automedicazione. Ad esempio, Fans e paracetamolo possono diminuire l’effetto antipertensivo di diuretici, ACE-inibitori, sartani e beta-bloccanti. Viceversa, i decongestionanti nasali possono causare un aumento della pressione arteriosa per la loro azione vasocostrittrice, vanificando l’azione degli antipertensivi. Per questo vanno usati solo se necessario e per brevi periodi. Gli antiacidi, oggi molto usati, possono causare un rallentamento o anche un annullamento dell’assorbimento degli antipertensivi. Infine anche un uso eccessivo di lassativi può causare una diminuzione dell’effetto di molti antipertensivi per la perdita di acqua che causano.