La redazione
Salerno, 21 ottobre 2019. Domani, martedì 22 ottobre, alle 17:30 nel salone delle conferenze della Fondazione Filiberto e Bianca Menna sul lungomare Trieste a Salerno, sarà presentato il volume che raccoglie tutti gli scritti di Rocco Scotellaro, edito da Mondadori nella collana Oscar Baobab e curato da Franco Vitelli, Giulia Dell’Aquila e Sebastiano Martelli, diventato in breve tempo un vero e proprio caso letterario. Dopo i saluti del presidente della Fondazione Menna, Claudio Tringali, introdurrà la discussione Giuseppe Cacciatore, filosofo dell’Università di Napoli Federico II, Accademico dei Lincei, Presidente della Società Salernitana di Storia Patria. Previsti gli interventi degli storici della letteratura Matteo Palumbo, della Federico II, e Alberto Granese, dell’Università di Salerno. Coordinerà i lavori il giornalista Massimiliano Amato, della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno. Conclusioni affidate a Sebastiano Martelli, dell’Università di Salerno. Nel corso della discussione, l’attrice e regista teatrale Antonella Valitutti eseguirà un reading di alcune poesie di Scotellaro.
Aveva solo 30 anni, Rocco Scotellaro, quando un infarto lo fulminò nel 1953 a Portici, dove si era stabilito per collaborare con Manlio Rossi Doria e la squadra di sociologi, antropologi, scienziati sociali che ruotava intorno alla Facoltà di Agraria della Federico II e che, all’inizio degli anni Cinquanta, innovò profondamente con il metodo della ricerca su campo il pensiero e la pratica meridionalista. Ma furono 30 anni intensi, quelli di Rocco da Tricarico, figlio del ciabattino e della scrivana del piccolo centro del materano, Sud profondo. Poeta di commovente sensibilità, cantore del mondo contadino della sua Lucania, saggista, narratore, ma anche protagonista e testimone di grandi lotte civili e politiche per l’emancipazione degli ultimi che, a soli 23 anni, lo portarono alla carica di sindaco del suo paese, eletto nelle liste del Partito Socialista, il partito che aveva scelto in clandestinità nel 1943 e che non avrebbe mai abbandonato.
Per Italo Calvino, che lo scoprì e ne pubblicò le prime opere poetiche per Einaudi, il grande poeta di Tricarico fu un “intellettuale di tipo nuovo”, giacché “in modo forse più completo d’ogni altro s’era avvicinato all’ideale d’uomo che la gioventù della Resistenza conteneva potenzialmente in sé”, perché “impegnato sul fronte più avanzato della lotta sociale e sul piano più qualificato della cultura letteraria nazionale”.
Poesie, racconti, prose giornalistiche, inchieste antropologiche, scritti cinematografici: Scotellaro è stato un autore prolifico e versatile che ha dipinto il Mezzogiorno e i suoi colori, ha scritto riflessioni politico-sociali e ritratti storici. Un esempio di “letteratura contaminata” che, come ha sottolineato Nicola Lagioia nel suo studio “Attualità di Scotellaro”, ha anticipato anche le forme del new journalism americano. Accostarsi alla raccolta di tutte le sue opere significa coglierne le sfumature sempre cangianti ma con una base compatta di fondo: l’umanità. Questo lo rende uno dei classici della nostra epoca.