di Rossana Larocca
SALERNO – Da circa un anno i mezzi di comunicazione in generale hanno dato risalto al ‘fenomeno Greta Thunberg’, ragazzina notoriamente conosciuta per la sua battaglia a favore dell’ambiente. Nata in Svezia nel 2003 con la sindrome di Asperger (SA), pare che questa adolescente abbia avuto le sue prime informazioni sull’inquinamento e sui danni dell’emissione di CO2 a scuola. Mi ha incuriosito in un primo momento non tanto la sua giovane età, ma il dato che fosse affetta dalla sindrome di Asperger (SA), che sapevo appartenere al ceppo dell’autismo. Dal punto di vista dei sintomi, questa sindrome può presentare a volte il mutismo selettivo e normalmente difficoltà nella socializzazione. Quando si è iniziato a parlare di Greta Thunberg, mi sono chiesta come sia stato possibile che una persona con tali peculiarità potesse riuscire a sensibilizzare i teenager di tutto il mondo, fino a creare un movimento per l’ambiente: il “Friday future”. Facendo qualche ricerca in più, ho avuto modo di capire che tra i vari sintomi della sindrome che l’ha colpita c’è anche la peculiarità che a volte queste persone trovano un argomento preferito di cui poter parlare per ore. Se cambia l’argomento, potrebbero avere difficoltà a comprendere le reazioni degli interlocutori o degli spettatori. L’approfondimento ha in parte risposto ai miei dubbi. Soffermandosi prettamente sul fenomeno sociale ‘Greta’, bisogna riconoscere che una ragazzina è riuscita, nonostante tutto, a trovare i ‘canali comunicativi’ adatti per amplificare l’attenzione sull’ambiente e il surriscaldamento globale del pianeta. Vorrei porre all’attenzione del lettore una domanda forse banale: come mai una teenager svedese con la sindrome di Asperger (SA) è riuscita a smuovere le coscienze di molti ragazzi della sua generazione, mentre, gli studiosi, considerati ‘addetti ai lavori’ non sono riusciti a divulgare il loro sapere con la stessa incisività? La cronaca racconta della sua traversata atlantica dal Regno Unito verso gli Stati Uniti con una barca a vela ad impatto 0 sull’ambiente, ma quanti di noi posseggono un mezzo di trasporto del genere? La tutela dell’ambiente è da sempre oggetto di interesse, da anni si parla della riduzione delle emissioni di CO2, di energie alternative, ma si è fatto parzialmente.
Siamo tutti d’accordo circa la necessità di fare un’inversione di rotta sulle nostre abitudini quotidiane, ognuno di noi può fare la propria parte usando ad esempio il meno possibile l’auto a favore dei mezzi pubblici, biciclette e quando si può, camminare addirittura a piedi. Si potrebbe limitare o evitare l’uso della plastica, usare detergenti biologici, ridurre al minimo la produzione di spazzatura. È ammirevole certamente ciò che fa Greta, ma mi chiedo perché proprio lei, e come possa una ragazzina di sedici anni andare in giro per il mondo senza intaccare in alcun modo il suo rendimento scolastico. Chi potrebbe e a che titolo finanziare i viaggi di Greta per il mondo? Gli studiosi del settore saranno stati meno incisivi forse perché il loro compito è studiare per proporre soluzioni e non quello di avere consensi?