Aldo Bianchini
SALERNO – Per questo articolo ho utilizzato lo stesso titolo apparso su “Il Mattino” del 5 settembre per dare la notizia della morte della diciassettenne Lucia Ferrara, avvenuta nel reparto di “cardiochirurgia” sita nella Torre del Cuore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, meglio nota come RUGGI, di Salerno.
Nel rispetto dell’immenso dolore della sua famiglia non parlerò del decesso della ragazza e delle cause che l’hanno determinato; a farlo ci penserà la magistratura semmai sarà capace di districarsi nel complicato mondo delle perizie pro e contro che emergono da eventi che richiamano gli aspetti sanitari della nostra vita.
Parlerò, invece, del fatto che ancora una volta i giornali (nella fattispecie Il Mattino) con la scusa becera di riportare soltanto le dichiarazioni degli interessati si mettono al sicuro da qualsiasi azione di ritorsione che può arrivare sia dall’uno che dall’altro fronte dei contendenti in campo (medici e pazienti). Non c’è che dire, assistiamo ancora una volta ad un bel giornalismo spocchioso e di maniera, non assolutamente in grado di garantire la cronaca prima e l’approfondimento poi.
Capisco che esprimere il proprio pensiero e le proprie perplessità può portare a volte a problemi seri anche sul piano giudiziario con specifiche denunce per diffamazione a mezzo stampa che oggi fioccano come le grandi nevicate invernali. Mi è accaduto l’anno scorso quando mi permisi di scrivere sui rapporti di forza ed organizzativi esistenti nella Torre del Cuore. Cose che capitano, certo, ma anche in quella occasione ho avuto modo di apprezzare come tutti quei professionisti ci tengono alla cultura del rispetto dei ruoli.
I giornalisti, i giornali stampati e online, le tv, in presenza di un caso di tragedia sanitaria non dovrebbero mai far apparire subito il caso come “malasanità” rimettendosi, semmai, solo alle dichiarazione dei congiunti del paziente; dovrebbero invece abbozzare, anche se timidamente, qualcosa in più spingendosi nel difficile mondo dell’ approfondimento per non dire del giornalismo d’inchiesta.
Ad esempio nella fattispecie bastava spiegare a tutti come funziona la cardiochirurgia a Salerno fondata essenzialmente su due reparti: la “cardiochirurgia d’urgenza” e la “cardiochirurgia d’elezione”; laseconda affidata al dr. Enrico Coscioni e laprima al dr. Severino Iesu; entrambe rappresentano il top nel difficile mondo della cardiochirurgia ed entrambe si distinguono da anni per la loro efficiente tenacia nel soccorso e nel salvataggio di moltissime vite umane. Lo dico e lo affermo per esperienza personale vissuta qualche anno fa proprio in uno dei tanti lettini di cui la Torre è dotata.
Efficienza, tenacia e rapidità interventistica, queste le doti essenziali di tutti gli addetti (primari, medici e paramedici) che accedono nella Torre quasi come se entrassero in un luogo di culto dove il silenzio, il rapporto umano e la professionalità sono l’essenza dell’operatività quotidiana. Nei giorni del mio ricovero ho visto salvare giovanissimi vite ma ho visto anche morire inaspettatamente; ma la vita è proprio questa, si vive e si muore, e come la vita anche la sanità interventistica è appesa ad un filo sottilissimo che demarca il destino di ognuno di noi.
Se la giovanissima Lucia è arrivata nella Torre del Cuore ed è stata immessa nel reparto della “cardiochirurgia” (diretta dal dr. Coscioni) un motivo ci sarà anche stato, o no. E se poi è arrivata la morte , questo non vuol dire affatto che qualcuno ha sbagliato qualcosa, al di là delle confuse e disuguali dichiarazioni dei sanitari (ma qui è solo il papà della vittima a parlare) che non possono essere assunte come prove a carico.
Capisco tutta la rabbia dei familiari per la perdita di una ragazza che soltanto tra due settimane avrebbe festeggiato l’arrivo della maggiore età; ma questo giornalisticamente è solo colore e non presenta alcun elemento di discussione in merito all’operatività dei medici; un’operatività che andrebbe invece sempre segnalata, analizzata ed anche esaltata, mantenendo quel doveroso rispetto delle regole e del ruolo di giornalista che è sempre diverso da quello degli altri.
Insomma, il grido giusto e doveroso di “voglio la verità” lanciato dal padre di Lucia non dovrebbe mai rappresentare la massima espressione di una titolazione a tutta pagina ed a sei colonne; così si manipola anche inconsapevolmente l’opinione del lettore che spesso si ferma al titolo ed all’occhiello.