Aldo Bianchini
SALERNO – “Il mio nome è Gesù” predicava Cristo alle folle convinte di seguirlo anche a costo della vita; “Il mio nome è Greta” ammicca la giovanissima ambientalista alle folle plaudenti per tendenza e non per convinzione, comunque non disponibili al benchè minimo sacrificio personale.
Semmai qualcuno dovesse leggere questo articolo non si scandalizzi per l’accostamento irrituale tra la figura del nazareno Gesù Cristo (crocifisso all’età di 33 anni) che è stato “il messia del cristianesimo” e la giovanissima Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg che, almeno ai miei occhi, appare come “il messia dell’ambiente”. Se Gesù riportò l’umanità sulla giusta via della fede, Greta cerca a suo dire di riportare il mondo verso la tutela dell’ambiente. Ma a quale prezzo ?
L’immagine di Greta a braccia aperte e in piedi sulla tolda di una superbarca transoceanica dinanzi alla baia dell’Hudson River di fronte New York, scusate se vaneggio, mi ha fatto rivivere l’immagine di Gesù mentre scalzo cammina sul mare della Palestina ed a braccia aperte si rivolge si suoi seguaci per convincerli che Lui era l’unico depositario del “verbo”. Fatti i dovuti paragoni e dato atto che sono passati oltre duemila anni non va, però, sottaciuto che quel miracolo di Gesù non costò assolutamente nulla (eccezion fatta per qualche otre di acqua salata trasformata in potabile per dissetare i suoi apostoli), mentre la traversata atlantica della piccola Greta è costata sicuramente alcuni milioni di dollari (chi c’è dietro ?).
L’immagine di Cristo che dal nulla si mostra all’improvviso sulla collina ai suoi fedeli raccolti sull’altro versante appare, almeno a me, come quella della Thunberg che dopo ore di attesa ingiustificata si presenta sui palcoscenici di tutto il mondo per il visibilio di distratti fan che vanno in piazza, probabilmente, solo per presenzialismo. Anche qui, fatti i dovuti paragoni, non va sottaciuto che quel povero cristo di Gesù scalava da solo, e spesso scalzo, il versante opposto della collina per apparire all’improvviso, mentre Greta arriva sempre scortata e quasi in posizione lievitata da terra per dire solo cose scontate e imparate, verosimilmente, a memoria. Costo delle due operazioni: quella di Gesù il costo era zero, quella di Greta diverse centinaia di migliaia di euro ogni volta che si muove. Si racconta che al suo seguito si muove una troupe di circa cento persone con una decina di tir e mezzi tecnici da fantascienza.
Ultima osservazione: tutta l’opera di Gesù sulla terra venne portata avanti con grande umiltà fino a costargli la vita perché si permise di affermare che “Lui era il Re dei Giudei” con tanto di corona di spine; tutta l’opera di Greta appare decisamente ed estremamente strumentalizzata da altri, fino al punto che la piccola e neanche tanto vivace “regina senza alcuna corona” si permette il lusso di sfidare a viso aperto tutti i grandi del mondo, compreso Donald Trump.
Le folle di uomini e donne erano plaudenti con Gesù e lo sono anche con Greta; c’è però una differenza sostanziale. Le folle di duemila anni fa erano indifese ed apertamente esposte alle ritorsioni del potere dell’epoca; le folle di oggi sono assolutamente blindate e tutelate da un potere occulto, e non rischiano proprio niente.
E adesso arrivo al punto più dolente e, forse, più irriverente nei confronti di Gesù e della sua azione di diffusione del “verbo” a pochi intimi con il risultato che quel verbo si diffuse subito per tutto il mondo allora conosciuto.
Di Gesù sappiamo tutto, o quasi; sicuramente conosciamo chi lo scelse e chi lo battezzò ormai adulto per avviarlo tra le folle come messia. Lo scelse e lo battezzò con una mossa imprevedibile e imprevista Giovanni (diventato poi San Giovanni Battista) che è stato e rimane il vero ed unico grande mistero della Chiesa cattolica.
Di Greta, svedese di nascita, non sappiamo quasi niente; soprattutto non sappiamo ancora chi l’ha scelta e chi l’ha battezzata sulla via della cosiddetta “environmental mission” (missione ambientale); una cosa però la sappiamo con certezza: su di lei sono stati investiti centinaia di milioni di dollari.
Perché ?
NOTA FINALE: Sulla vicenda, come sempre accade, si è scatenata una ridda di opinioni, sia negative che positive. Io ho espresso la mia e per completezza deontologica Vi riporto, a stralcio, cosa ha scritto la rivista internazionale del settore “VELA 75” sulla traversata di Greta:
- Greta Thunberg ha concluso la sua traversata atlantica a impatto zero in IMOCA 60. E’ arrivata a New York dopo 14 giorni di navigazione e più di 3.000 miglia, accolta come una star dalla folla e da 17 barche a vela dell’Onu. Parteciperà il 23 settembre a un summit sul clima organizzato dalle Nazioni Unite. La 17enne più famosa del mondo era salpata dal Regno Unito a bordo di una superbarca, l’IMOCA 60 con i foil Malizia II (18,8 m) battente i colori dello Yacht Club de Monaco: con lei a bordo un equipaggio di tutto rispetto, tra gli altri il principe velista Pierre Casiraghi, co-skipper della barca e Boris Herrmann, velista oceanico di grande esperienza e che si sta preparando al prossimo Vendée Globe (giro del mondo in solitario).
- “LA VELA E’ DA MULTIMILIONARI” – E subito è partita la polemica, becera, sul fatto che la barca a vela sia un affare da multimilionari, sminuendo il gesto di Greta. Tra i tanti commenti ci ha stupito quello dello stimato Federico Rampini, che su Repubblica scrive che “Attraversare l’Atlantico in barca è una simpatica provocazione che nessuno può permettersi di replicare salvo pochi appassionati e per lo più multimilionari, con tanto tempo libero a disposizione”, raccomandandosi poi di “non cadere nella trappola dell’ambientalismo snob. Le barche a vela sono un mezzo storicamente associato a ceti molto benestanti”.
- Dispiace constatare il populismo del suo intervento, caro Rampini. Vero, i ricchi che vanno in barca ci sono: il principino Casiraghi è uno. Ma facendo di tutta l’erba un fascio rende un cattivo servizio ai suoi lettori …”