VALLO della LUCANIA – Il comunicato che il Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano – Alburni (PNCVDA) ha deciso di diffondere nella giornata di mercoledì 21 agosto per prendere le distanze da tutte le false notizie apparse su giornali e televisioni (locali e nazionali) tendenti ad accostare, denigrandola, l’azione del Parco e la disgrazia in cui ha perso la vita il giovane escursionista francese Simon Gautier non può non indurre ad alcune serie considerazioni sulla stampa e sul modo “apparentemente” nuovo di fare giornalismo, sia esso di cronaca che d’inchiesta.
Pima di andare avanti è giusto precisare che, pur comprendendo l’esigenza di velocità nel dover dare la notizia (esigenza ormai connaturata alla immediata fruibilità della notizia stessa) sarebbe fortemente auspicabile il rispetto di quella linea di demarcazione tra necessità di dare la notizia e necessità di darla in maniera corretta e inappuntabile per non cadere nella voragine vorticosa dei social ai quali gran parte del giornalismo ha sacrificato la sua storia, le sue tradizioni e la sua inviolabile etica professionale.
Tutto questo ha provocato un fatto difficile da credersi che ha portato il “lettore medio” (che è la stragrandissima maggioranza dei lettori) ad essere tendenzialmente più attento ai social che alla stampa tradizionale (scritta, radiofonica e televisiva), al punto di privilegiare come attendibili e veritiere soltanto le notizie che di secondo in secondo passano sugli stessi social.
Questo è accaduto in pochissimi anni ed ha spiazzato radicalmente tutte le posizioni acquisite in decenni di serio lavoro da tutti i mezzi tradizionali di comunicazione prima dell’avvento dei social; da qui la forte esigenza, per non chiudere definitivamente bottega, di rinnovare completamente il modo di fare “giornalismo televisivo” (che è quello che più di tutti impatta sull’opinione pubblica) per salvarsi dall’estinzione verso cui va rapidamente la stampa scritta.
La nuova formula di giornalismo televisivo, non facile e molto costosa, l’ha inventata ancora una volta Enrico Mentana (direttore del TgLa7) con le sue mitiche e, al momento, insuperabili maratone televisive con le quali, a costo di proporre e riproporre la stessa minestra, riesce ad anticipare addirittura i social.
Probabilmente si, anche se è una via ancora irta di enormi difficoltà legate innanzitutto ai costi onerosi ed alla ricerca di specifiche e resistenti professionalità in grado di acquisire, valutare e dare le notizie nel giro di pochi secondi e in diretta televisiva, così da anticipare sicuramente i social.
Sarà la nuova via del giornalismo ?
La spettacolarizzazione ha decisamente preso il sopravvento sulla realtà trasformandola, per esigenza di mercato, in una sorta di telefilm all’americana in cui il giallo e l’horror devono per forza prevalere su tutto; perché il pubblico ha da tempo abbandonato la visione edulcorata e da amarcord delle favole che una lenta e sonnacchiosa informazione televisiva era solita propinare a milioni di telespettatori seduti nel salotto di casa e senza alcuna possibilità di interagire con il mondo esterno; possibilità che i social (anche se per moltissimi aspetti negativi) hanno saputo offrire in forma “apparentemente gratuita” a miliardi di persone.
Insisto sul giornalismo televisivo e sulla validità della “nuova via di Mentana” perché il sistema televisivo (pubblico e privato) è l’unico ancora in grado di contrastare la veemenza e la violenza dei social, sempre che riesca in poco tempo a scrollarsi di dosso tutto il vecchiume che l’ha costretto a servirsi dei social per fare informazione.
Il discorso sulla nuova realtà dell’informazione e su come farla ci porterebbe ovviamente molto lontano dal nostro punto di partenza che rimane il contenuto del comunicato del PNCVDA con tutta la sua lezione di stile, di etica e di professionalità. Doti queste inconfutabilmente proprie del presidente Tommaso Pellegrino che con il comunicato ha lanciato alcuni importantissimi messaggi che devono essere colti anche tra le righe apparentemente irriguardose e minacciose verso la stampa, ma che al contrario sono di grande civiltà nell’ambito di un modo di pensare e di agire davvero di grande dignità.
Ma al di là del comunicato e della presa di posizione dura e diretta assunta dal presidente Pellegrino, il “caso Gautier” è l’ennesima dimostrazione dell’estrema velocità con cui i social trattano le notizie e le commentano rispetto all’informazione tradizionale che fatica soprattutto ad abbozzare anche i necessari approfondimenti; una dimostrazione che ci lascia in eredità Gautier con il boom dell’app “Where are U” (dove sei, ndr) che è l’app ufficiale del NUE (numero unico di emergenza europeo) che in poche ore è stato letteralmente inondato da decine e decine di migliaia di “download” attivate da persone lontanissime tra loro ma tutti alla ricerca del disperso..
Insomma, come dire che un breve comunicato se ben letto e interpretato può dare il via ad una serie variegata di considerazioni, tutte rivolte al rilancio della buona, giusta e affidabile informazione.
Mi piace sottolineare, infine, la diversità di atteggiamento dell’informazione rispetto ad un caso come quello di Gautier; se fosse accaduto al nord si sarebbe parlato anche di imperizia del protagonista, al sud è soltanto colpa delle istituzioni.
Comunque, al fine di evitare sgradevoli fraintendimenti, qui di seguito è riportato integralmente il comunicato del PNCVDA non firmato e quindi ascrivibile al presidente Tommaso Pellegrino. Un comunicato che non è solo la difesa tout-court del Parco ma è anche un preciso messaggio a tutto il mondo dell’informazione:
- Rispettare la morte di un giovane significa anche preferire il silenzio alla mistificazione della realtà solo per il gusto di parlare e di apparire, gettando fango sul lavoro di altri. Si è parlato di sentieri del Parco, senza nemmeno sapere che in quell’area non esiste alcun sentiero del Parco, ignorando totalmente che l’Ente non è proprietario di alcun sentiero, sicchè non ha alcuna competenza per la manutenzione o la segnaletica. Non possiamo consentire che la lotta quotidiana e incessante contro l’abusivismo edilizio (dimostrata dal numero di ordinanze di demolizione adottate), l’attenzione contro il fenomeno dello smaltimento incontrollato dei rifiuti, l’opera collettiva che stiamo portando avanti con tutti i Comuni, sia scalfita da tentativi maldestri e volgari di fare speculazione su una disgrazia. Agiremo personalmente e patrimonialmente contro tutti i responsabili di questo indegno sciacallaggio. Voler addebitare a qualcuno, la morte di un giovane, che per sfortuna e imprudenza è andato incontro ad un destino crudele, è decisamente vergognoso. Abbiamo già provveduto a querelare chi sta tentando, evidentemente in malafede, di legare il nome del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni alla tragedia di Simon Gautier, dicendo falsità assolute. La morte di Simon colpisce e rammarica tutti, ma strumentalizzarla additando questo o quel responsabile offende il lavoro di decine di soccorritori e volontari che non si sono mai risparmiati, ai quali va la nostra gratitudine. Il Parco, in collaborazione con le più importanti Associazioni escursionistiche, è impegnato da tempo a lavorare alla mappatura dei sentieri, quelli reali, quelli veri, quelli esistenti, proprio per garantire escursioni sicure e ben segnalate, certamente tanto c’è ancora da fare soprattutto in considerazione della vastità del nostro Territorio. Cogliamo l’occasione, inoltre, per precisare che mai ci sono state nel Territorio del Cilento immissioni di lupi, come è stato erroneamente riportato da alcune testate locali e nazionali. Qualcuno ha azzardato addirittura l’ipotesi che il giovane possa essere stato attaccato dai lupi, ovviamente notizia del tutto infondata. Il Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni continuerà la sua opera di tutela, valorizzazione e messa in sicurezza del Territorio, a prescindere da quegli sciacalli pronti ad inventarsi di tutto pur di danneggiare la nostra Area Protetta.
Concordo pienamente con il comunicato del Parco e con il pregevole pezzo del Direttore Bianchini che tutto il mondo ci invidia.