Da Giovanni Abbruzzese
(dottore commercialista)
ROMA – La prima proposta è stata presentata in Commissione lavoro alla Camera dal Senatore Puglia del Movimento 5 Stelle e l’obiettivo che si propone è quella di restituire equità contributiva ai lavoratori autonomi, artigiani e commercianti, che nel corso dell’anno hanno dichiarato un reddito inferiore al minimo contributivo che per l’anno 2018 è stato pari a € 15.710,00. La norma di riferimento è contenuta nell’articolo 1, comma 3, della Legge 2 agosto1990, n. 233 e la sua modifica è ispirata al criterio che i contributi previdenziali vengano versati in maniera proporzionale al reddito dichiarato. L’assurdo di questa norma è che un artigiano o commerciante che guadagna meno di quello minimo per l’effetto dello stallo economico, che hanno visto abbassarsi i proventi di piccole attività in realtà economiche di zone poco sviluppate o in piccoli centri con pochi abitanti, deve pagare contributi su un reddito fisso di € 15.710,00. Infatti chi porta a casa un reddito tra i € 5.000 e € 10.000 paga in termini di contriti fissi lo stesso importo di chi produce un reddito € 15.710,00. La modifica si coniuga perfettamente con la Carta Costituzionale là dove all’art.53 stabilisce che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività “.
Al momento è solo una proposta in discussione alla Commissione Lavoro del Senato e porta quale primo firmatario il Senatore Sergio Puglia del movimento 5 Stelle. Mi auguro che a settembre la proposta possa diventare Legge dello Stato.
Più articolata e complessa è invece la proposta dell’infermiere di famiglia o di Comunità con l’obiettivo di evitare il ricorso improprio al pronto soccorso e l’eccesso di ospedalizzazioni quando non siano necessarie. Tutti sappiamo che entro il 2030 gli ultra 65enni vivranno da soli, e di questi oltre un milione avrà più di 85 anni. Un cittadino su due reputa che il numero di infermiere sia insufficiente per garantire l’assistenza non solo in ospedale ma anche sul territorio e vorrebbe avere come riferimento un infermiere di fiducia convenzionato come il medico di famiglia che lavori in sinergia con questo ed entrambi possano assicurare assistenza h24. Alcune Regioni del Nord quali la Lombardia, Piemonte e Toscana hanno già deliberato ufficialmente l’introduzione nel Servizio Sanitario Regionale la figura professionale dell’infermiere di Famiglia prevedendone ruoli e funzione insieme a percorsi formativi. Altre Regioni tra cui il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna e la Puglia hanno attivato sperimentazioni e altre ancora presentate proposte e disegni di Legge per istituirla. Compito di questa figura professione è che deve seguire attivamente il paziente durante tutto il giorno ed integrarsi alla rete di presidi sociosanitari e socio assistenziali, privilegio ancora oggi per pochi e con forti disomogeneità a livello Regionale. E la Campania a che punto è con l’istituzione dell’infermiere di famiglia? Se ne discute da molto tempo e in più convegni sia promossi dalla Regione Campania che dall’Ordine degli infermieri di Napoli viene da tutti considerata una novità importante nel panorama formativo nazionale. Nei dibattiti viene sempre fatto osservare come con l’infermiere di famiglia si punti a potenziare quell’assistenza territoriale oggi assolutamente carente in Campania e che invece risulterà determinante per alleggerire l’incontrollata domanda di assistenza che oggi ingolfa i pronto soccorso di quasi tutti gli ospedali e per quella continuità assistenziale tanto invocata nei processi terapeutici più attenti al paziente. La spinta verso nuovi modelli innovativi come l’infermieristica di comunità non sempre però ha trovato consenso soprattutto tra i medici di base che molto spesso ne hanno ostacolato il percorso in quanto legati ad interessi di parte. In una sentenza dell’anno 2015, a seguito di una disputa tra l’Ordine dei Medici di Lucca e il Sindacato degli Infermieri, il giudice riconobbe il valore della proposta affermando “ una proposta di intervento legislativo in favore della creazione e/o promozione della figura dell’infermiere di famiglia, allo scopo di decongestionare i pronto soccorso degli ospedali e di dar vita ad una figura professionale di raccordo con la struttura ospedaliera, il medico di base e il distretto socio-sanitario” Anche questa proposta come quella sulla equità contributiva è in discussione presso la Commissione Sanità e Affari Sociali , da chiudersi entro il 7 Settembre 2019 , e porta la firma quale primo firmatario la deputata Stefania Mammi del Movimento 5 Stelle.