Aldo Bianchini
SALERNO – Riprendiamo gli incontri con l’avv. Gaspare Russo (già presidente della regione Campania, già presidente della CCIAA di Salerno, già sindaco di Salerno e già componente del consiglio nazionale delle FF.SS.).
Nell’ultimo incontro parlammo del raccordo autostradale Salerno-Avellino, della bretella Mercato SS-Eboli e della mancata dislocazione delle varie sedi universitarie al centro della città.
La domanda di oggi è:
Presidente, perché l’Università nell’alta valle dell’Irno ?
- L’ubicazione dell’università era di competenza della stessa università. Nel consiglio di amministrazione dell’epoca siedevano anche un rappresentante della Provincia, uno del Comune capoluogo e uno della CCIAA.
L’indicazione della sede universitaria era stata preparata da una serie di studi e di incontri precedenti.
Fra questi studi vi era quello di un grande Urbanista, prof. Corrado Beguinot, consulente dell’Università e con grandi esperienze nazionali ed internazionali.
All’epoca si celebrava il mito, l’aspirazione della creazione dei Campus Universitari. Per creare un Campus erano necessari grandi fondi e grandi aree di superficie e ovviamente il consenso delle forze politiche locali.
Con i fondi a disposizione dell’Università derivanti dalla ripartizione nazionale, una goccia nel mare, tutto sarebbe rimasto nel libro dei sogni. Ed infatti la modesta disponibilità finanziaria assegnata all’Università di Salerno, se ben ricordo di 1.500 milioni di vecchie lire, fu dall’Università utilizzata nel rispetto delle grandi linee ubicazionali per realizzare la struttura situata nel Comune di Baronissi.
E il resto ?
- Il resto ? Era nell’area dei sogni, considerata la modesta ripartizione di fondi destinati dallo Stato alle strutture universitarie. Il Rettore dell’Università ______ era un uomo di grande cultura, cattolico, di grande realismo operativo. Sulla realizzazione dell’Università fuori dal centro storico di Salerno vi erano grandi contrasti politici. E’ necessario ricordare che le strutture universitarie esistenti all’epoca erano tutte disseminate in sedi improprie in edifici privati, solo una minima parte nell’ex seminario regionale. Con tutte le conseguenze immaginabili per una popolazione universitaria, professori – personale amministrativo – studenti, provenienti nella maggior parte dalla provincia di Salerno ma anche in parte dalle regioni confinanti (nord Calabria – nord Lucania – Avellinese – beneventano e anche Casertana e Molisana).
Un autentico caos.
Presidente, ma non esistevano altre indicazioni ?
- Certamente. Il sindaco Alfonso Menna, mio predecessore, era per il centro storico di Salerno; una parte dei socialisti, all’epoca con me in maggioranza al Comune di Salerno, per un’area tra Pontecagnano e Battipaglia. La maggioranza politica all’interno della Democrazia Cristiana (DC) facente capo all’on. Vincenzo Scarlato ed al sottoscritto era orientata per l’ubicazione nella Valle dell’Irno, anche per contrastare la spinta di un’altra parte della DC, avellinese e beneventana, che aspirava alla creazione di una Università in ogni provincia. Non deve sfuggire che noi DC salernitana eravamo contrari alla creazione di una Università per ogni provincia.
E’ doveroso ricordare che il Partito Comunista (PCI) era d’accordo con le nostre scelte, mentre una parte della DC era sostanzialmente indifferente, con la sola eccezione dell’ex sindaco Menna ormai tagliato fuori dalle decisioni.
E dopo cosa accadde ?
- Per alcuni anni poco o niente. E’ necessario ricordare che il trasferimento dell’Università nella Valle dell’Irno era politicamente condizionato ad una serie di accordi, come la permanenza nella città di Salerno nel centro storico del rettorato e degli uffici dipendenti, la biblioteca universitaria, la realizzazione di una serie di infrastrutture stradali e ferroviarie, per le quali erano previste una serie di interventi in larga parte anche finanziati e progettati, quali per ricordare i più importanti la circum-salernitana, cioè il tratto ferroviario tra la circum vesuviana tra Nocera, Cava, Salerno, Baronissi, Fisciano, Castel San Giorgio, Sarno, ed anche la realizzazione di un braccio stradale e ferroviario che penetrasse all’interno del Campus Universitario a Fisciano.
Questo in sintesi, la previsione e gli interventi da realizzare erano molto più complessi ed ampi, perché interessavano anche l’area orientale salernitana fino a Battipaglia ed Eboli, anche per condizionare e frenare lo spopolamento delle aree interne salernitane e l’afflusso sulla città di Salerno di migliaia di arrivi emigratori che provenivano dalle regioni a sud.
Un dato positivo questo tipo di immigrazione, in direzione di Salerno città, di circa cinquemila persone ogni anno era costituito da un ceto piccolo borghese di tradizioni e cultura contadina.