Elezioni 2019: cosa succede nel ballottaggio di Scafati ?

Aldo Bianchini

SCAFATI – Sin dall’antichità, la politica è sempre stata una delle tematiche cui i popoli hanno dedicato massima attenzione. È nota la politica attuata nella democrazia ateniese e ben descritta nell’opera “La libertà degli antichi“: la democrazia diretta, in cui la polìs, la cosa pubblica, era amministrata direttamente dai cittadini, che si riunivano nell’assemblea dell’ekklesia. Aristotele, padre della filosofia greca antica, disse che “L’uomo è un animale politico”. I tempi in cui la politica era il pane quotidiano del popolo di ogni organizzazione sociale sembra essere però solo un lontano ricordo, esperienze relegate a questi esempi dell’antichità.

Oggi la democrazia diretta è un sistema solo illusorio, una chimera: non è adottata in nessuno Stato, e forse neanche sarebbe possibile. La massima forma di democrazia oggi esistente è la democrazia rappresentativa. Il popolo elegge i propri rappresentanti, che si riuniscono in civici consessi, come il consiglio comunale, regionale o il Parlamento. L’art. 1 della Costituzione italiana sancisce che “La sovranità appartiene al popolo“. (Quale popolo ?).

Questo vuol dire che il popolo è sovrano: esso elegge tramite il voto a suffragio universale i propri rappresentanti in tutte le consultazioni elettorali. Il voto, come diritto-dovere, è frutto della conquista che il popolo ottenne quando si recò per la prima volta alle urne a suffragio universale al referendum istituzionale del 2 Giugno 1946, in cui scelse la Repubblica. Vite umane si sono sacrificate con la morte per permettere a tutti noi oggi di recarci alle urne senza alcuna distinzione, e l’astensionismo delle ultime elezioni appare quasi come una beffa agli esponenti di tutti quei movimenti degli anni ’40 del Novecento che conquistarono il suffragio universale dal punto di vista elettorale, punto cardine di un sistema democratico. La Costituzione italiana del 1948, la “Bibbia” dello Stato italiano, afferma anche che il voto è libero e segreto.

Le ultime vicende politiche e giudiziarie, però, mettono in luce una realtà fattuale ben diversa. Le corruzioni elettorali, ormai, dilagano. Il voto non è veramente libero, non è veramente segreto. Da molti anni si è creato un malcostume per cui l’azione politica non è più utilizzata nell’ottica della difesa e tutela della collettività. Le cariche elettive, la politica, dovrebbero essere una missione, nell’ottica della collettività e non di pochi elettori, di una “particolarità di elettori“. Ma no, oggi qualcuno cerca di conquistare la “poltrona” a fini utilitaristici, per dar sfogo al proprio ego (anche dal punto di vista economico). E quindi si tenta di non lasciar libera scelta ai cittadini aventi diritti al voto, cercando di orientarne il voto, cominciando a perpetrare all’esterno false promesse durante la campagna elettorale, promesse a volte anche irrealizzabili. A volte, però, si va anche oltre, e si trascende in veri e propri illeciti, come la promessa a determinate persone (e quindi non alla collettività in generale) di erogare una utilità suscettibile di valutazione economica in cambio del voto a quel determinato candidato all’interno della cabina elettorale. Con “utilità suscettibile di valutazione economica” si intende sia l’erogazione di danaro, sia le promesse comunque suscettibili di valutazioni economiche, come anche un posto di lavoro o un ruolo importante all’interno della macchina amministrativa comunale (sembrerà strano, la giurisprudenza italiana è piena di cavilli, ma una sentenza della Suprema Corte di Cassazione ha sancito che anche promettere un posto di lavoro ad una persona in cambio del voto configura il reato di corruzione elettorale).

Si teme, da più parti, che è quello che stia accadendo sul territorio scafatese.       Si teme che è ciò di cui si stanno rendendo responsabili determinati soggetti legati alle forze politiche scafatesi che si contenderanno la maggioranza al ballottaggio del prossimo 9 giugno.

Sono tutti timori, come è lecito averne in uno Stato democratico.

 

Come è ben risaputo, le elezioni amministrative a Scafati dello scorso 26 giugno hanno registrato ampi consensi sia per la coalizione sostenuta dal candidato sindaco dott. Cristoforo Salvati, esponente di “Fratelli d’Italia”, sia della coalizione sostenuta dall’ing. Michele Russo, esponente del centro-sinistra scafatese.      Cristoforo Salvati e Michele Russo, dunque, si contenderanno la carica di Sindaco il prossimo 9 giugno (domenica).

Nel presente articolo non si intende assolutamente puntare il dito contro niente e nessuno, soprattutto contro Cristoforo Salvati e Michele Russo, i quali fino a prova contraria restano assolutamente estranei ad eventuali tentativi di inquinamento del voto sul territorio, ma si intende mettere in luce agli occhi del pubblico determinati alcuni accadimenti equivoci che si stanno verificando negli ultimi giorni.

Sembra chiaro, in ogni caso, che quanto si sta per riportare ben meriterebbe il vaglio dell’apertura di un fascicolo da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore.

Già attraverso un articolo del quotidiano “La Città” di sabato 01/06, si era paventata la possibilità di un eventuale “apparentamento” tra i partiti locali rappresentanti “Forza Italia”, di cui a questa tornata elettorale è stato esponente il candidato sindaco dott. Antonio Fogliame, e “Fratelli d’Italia” rappresentata da Salvati. Questo per “riunire il centro-destra a Scafati“, che risulta “spaccato” dall’epoca dell’amministrazione dell’ex sindaco Pasquale Aliberti per questioni politiche. Addirittura, l’articolo parlava di “una possibile nomina a vicesindaco” per Antonio Fogliame, che al momento dovrebbe comunque semplicemente rivestire la carica di consigliere comunale di opposizione, qualunque sia la coalizione che dovesse risultare vincente al ballottaggio. Persino l’on. Edmondo Cirielli si sarebbe dichiarato favorevole all’apparentamento, ovviamente cercando di “oscurare” la figura di Pasquale Aliberti, ex sindaco di Scafati, oggi lontano dalla politica ed impegnato in una estenuante vicenda giudiziaria, che lo vede imputato, a dimostrare la sua assoluta estraneità ai fatti contestati.

Fin qui nulla di strano: l’apparentamento rappresenta una manovra politica insindacabile e del tutto lecita.

E dunque, quali accadimenti portano a mettere in dubbio la genuinità delle operazioni di voto a Scafati?  Gli esponenti locali delle coalizioni scafatesi stanno andando oltre quelle che sono le direttive del tutto lecite e dovute dei vertici dei partiti?

 

Esiste in particolare una registrazione, di cui nel presente articolo se ne riassume il contenuto in esclusiva, che testimonia un possibile “accordo politico ufficioso“.

La registrazione riguarda una conversazione telefonica avvenuta in data 31 maggio 2019, quindi cinque giorni dopo le elezioni amministrative, tra un avvocato e un’avvocatessa candidata in una lista civica perdente. L’avvocato dichiara alla sua collega che “gli sarebbe stato detto, anche da qualcuno delle liste di ……, che ci sarebbe un accordo di sostegno per ……“. Ovvero, che il rappresentante di detta lista sarebbe stato in procinto di stringere un accordo politico con la coalizione di …….. di una delle liste vincenti. L’avvocatessa non sembra informata sull’ultima notizia riportata dall’avvocato, ma quest’ultimo conferma le sue affermazioni con molta sicurezza. La donna, poi, inizia ad interrogarlo sui termini dell’accordo, chiedendogli se si tratti di un “apparentamento sulla scheda“. La risposta dell’avvocato appare lapidaria: “Assolutamente no, non è interesse da parte nostra fare un accordo di questo genere“. L’avvocato conferma che non si tratta di un accordo politico ufficiale perchè questo “sarebbe infattibile“, ma che ci si è mostrati disponibili comunque ad una “soluzione di questo genere“, ovvero ad un accordo non ufficiale (così come si era anche parlato nell’articolo del quotidiano “La Città” del 01/06). Ad un certo punto, l’avvocatessa chiede se “le persone che li appoggeranno riceveranno poi un RISCONTRO“. L’avvocato si dichiara sicuro della “garanzia” che le persone che li appoggeranno avranno un “riscontro“: “Se ….. ha parlato con ……, vuol dire che questa garanzia è stata data“. L’avvocato intende che, dal suo punto di vista, il dott. …… avrebbe “parlato” con il dott. …… e che “sarebbe stata fornita la garanzia di riscontri per le persone che appoggeranno la coalizione di …..“.   Secondo l’avvocato, la “garanzia” riguardarebbe tutti i candidati: ….., infatti, avrebbe parlato in nome e per conto di tutti componenti della propria coalizione.    Cosa intende l’avvocato con le “garanzie“?

Alle persone che sosterranno le coalizioni che al ballottaggio si contenderanno la poltrona di Sindaco è stato promesso qualcosa?

È difficile credere che due persone di grande professionalità come ………… si siano resi responsabili di simili condotte. Intanto, il dott. ….., che per ora è formalmente stato eletto consigliere comunale smentisce categoricamente e in un messaggio, affermando, anche a nome di tutti i componenti della sua coalizione, che la loro dignità non è in vendita, chiedendo agli avversari di “astenersi dalle telefonate con richieste di pretestuosi caffè, di astenersi dal mandare ambasciatori di ogni genere di ogni genere… e soprattutto di astenersi dall’inventare inesistenti accordi sotterranei“.

……….., dunque, ha negato categoricamente alcun accordo politico con una delle due coalizioni, sia ufficiale che ufficioso. In ultimo, si approfondisce dal punto di vista giuridico il reato di “corruzione elettorale“.

 

Il reato di corruzione elettoralefattispecie di cui al secondo comma art. 86 D.p.r. n. 570/1960, che punisce l’elettore che, per dare o negare il voto, ha accettato offerte, promesse, ha ricevuto denaro od altra utilità – si consuma al momento dell’offerta, della promessa, della ricezione di denaro o altra utilitàNon è dunque necessario, ai fini dell’integrazione del reato, l’effettivo conseguimento delle provvidenze, purché offerte, promesse ed accettate in funzione del voto da esprimere in una determinata e prossima competizione elettorale. Trattasi difatti di delitto di pura condotta, ascritto tra i reati di pericolo astratto, in quanto è sufficiente il compimento della condotta illecita iscritta nel modello legale per integrare la fattispecie, essendo la soglia di punibilità anticipata alla semplice promessa o (nella specie) accettazione della stessa, per essere, questa, condotta già ampiamente sufficiente a porre in pericolo il bene giuridico protetto dall’incriminazione, ovvero la regolarità e correttezza delle consultazioni elettorali.

A questo punto, ci si pone la domanda: la regolarità e la correttezza delle consultazione elettorali a Scafati sono garantite?

Si spera di sì. Lo si deve ai cittadini scafatesi, che stanno soffrendo ormai da troppo tempo una terribile situazione dal punto di vista politico, istituzionale e mediatico.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *