da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Quando si parla di rimedi erboristici spesso si pensa a qualcosa che può essere preso in completa tranquillità dato che si tratta di prodotti naturali. Non è così, soprattutto se in contemporanea si assumono farmaci.
Infatti, i trattamenti a base di erbe, apparentemente innocui, hanno anch’essi delle controindicazioni e potrebbero andare ad interferire con il buon funzionamento dei farmaci. L’erba di San Giovanni, o iperico, ad esempio, può interagire con un gran numero di medicinali quali i contraccettivi orali, gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), le benzodiazepine, gli anticoagulanti, i farmaci per chemioterapia, la digossina, le statine, gli immunosoppressori o i farmaci anti-HIV. Queste interazioni sono suscettibili di portare a conseguenze dannose come la sindrome serotoninergica e malattie cardiache, a causa della ridotta efficacia dei farmaci antipertensivi, o a una gravidanza non pianificata a causa dell’indotta inefficacia del contraccettivo. Lo stesso vale per il ginseng o il ginkgo biloba. In una vasta revisione della letteratura medica, un team di ricerca dell’Università di Stellenbosch a Tygerberg, in Sud Africa, ha scoperto decine di casi in cui i rimedi sembravano aver alterato gli effetti dei farmaci prescritti, sia vanificandone l’effetto che accentuandolo o, peggio ancora, causando effetti collaterali potenzialmente pericolosi.
Nel documento sono stati riportati esempi di pazienti che hanno avuto gravi problemi dopo l’assunzione di medicinali a base di erbe insieme a farmaci di diverso genere. I ricercatori autori dell’analisi pubblicata sul British Journal of Clinical Pharmacology, hanno esaminato oltre 5000 rapporti e ricerche che riportavano interazioni fra farmaci erboristici e medicinali industriali.
In tredici casi di uso dell’anticoagulante warfarina per malattie cardiocircolatorie, sono stati riportati interazione dannose con iperico, ginseng, succo di goji, salvia, semi di lino, cranberry e camomilla. In otto casi di pazienti trattati con ciclosporina dopo un trapianto di reni, invece, si sono rilevati danni renali, a causa dell’assunzione di camomilla e curcuma, che vanno a interferire con l’azione degli enzimi che regolano il metabolismo della ciclosporina. In undici casi di persone con tumore, che prendevano imatinib o altri chemioterapici, si sono registrati alterazioni al fegato, ai muscoli e al sangue, dopo aver assunto ginseng, echinacea e aronia nera. Quindi, occorre attenzione: i pericoli possono infatti sempre essere in agguato e, come ribadito più volte, “naturale” non è sinonimo di sicuro o innocuo. Meglio rivolgersi sempre ad un consiglio esperto.