Aldo Bianchini
MURO LUCANO (PZ) – “E’ facile o difficile scrivere un libro su don Milani ?”, sembra essere questa la domanda che i due presentatori del libro “Don Lorenzo Milani, il servitore di Dio e degli ultimi” (scritto a due mani da Vito Claps e dalla nipote Maria Martuscelli) pongono a chiunque si accinga a leggere le novanta pagine dell’opera edita da “CalicEditori”.
Ovviamente i due presentatori, don Peppino Grieco (parroco di Muro Lucano) e mons. Giustino D’Addezio (Vicario giudiziale della Diocesi di Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo) vanno molto oltre la domanda (che merita subito una risposta) ed affondano il loro giudizio nei difficilissimi percorsi della fede per dare il giusto riconoscimento all’opera dei due autori.
La risposta, per quanto mi riguarda, è semplicissima: “Scrivere un libro su don Milani è facilissimo”, almeno lo è stato per Vito e Maria che dal lavoro letterario emergono come due soggetti che ripongono le loro certezze nella fede assoluta ed anche praticata. Insomma, come dire che hanno fede e credono in quello che fanno; e questo è sicuramente un biglietto vincente. Per gli altri, tanti altri, scrivere su don Milani è un’impresa difficilissima, se non impossibile.
Del resto è sufficiente ripercorrere velocemente a ritroso l’albero genealogico dell’umanità per scoprire che la stessa è nata da due peccatori mai profondamente e convintamente redenti, e per capire che il mistero che ci accompagna da sempre è tutto ristretto in una semplice affermazione: “Bisogna credere ed avere fede convintamente e coscientemente”, altrimenti parliamo e scriviamo d’altro..
I due autori, Vito Claps e Maria Martuscelli, partono a mio avviso proprio da qui per scrivere un libro su “don Milani” (anche lui peccatore, ma redento convintamente, coscientemente e coscienziosamente) in un esercizio letterario che abbandona subito le vie tradizionali dei puri sentimenti religiosi per addentrarsi in un’analisi introspettiva che è stata maturata alla conclusione di studi e ricerche che affondano le loro radici in un passato, per entrambi, fatto di vera cultura finalizzata alla ricerca sempre e comunque della verità. Infatti il lavoro di Vito e Maria non è una semplice e spocchiosa esaltazione di un personaggio già esaltato, osannato, ed anche incoscientemente contestato, da milioni di persone; l’esaltazione del personaggio, ovviamente, nel libro non manca, ma arriva, però, attraverso l’analisi critica della vita e dell’opera terrena del mitico “don Lorenzo” che Papa Francesco, nella sua immensa e lungimirante cautela, ha definito “un bravo prete da cui prendere esempio” nel contesto della sua visita a Barbiana. Questo fa capire che neanche il Papa (fiero rappresentante della Compagnia di Gesù e fermo oppositore della Teologia della Liberazione) ha sdoganato completamente la figura e l’opera di “don Milani” proprio perché diversi punti di vista di quest’ultimo non convergono pienamente con la missione portata avanti da Francesco I che, distratto com’è dalla furibonda e difficile gestione interna della Chiesa che è costretta a viaggiare (per la prima volta nella sua storia) su due linee di pensiero, non ha ancora affrontato seriamente l’analisi dell’uomo, del sacerdote e dell’opera di Lorenzo Milani.
Destino crudele quello di “don Lorenzo”, scrivono gli autori, ostacolato e non compreso in vita, vuoi anche per la sua scelta di rottura con gli schemi troppo arcaici della Chiesa e osannato dopo la sua morte. Un destino comune a tutti i grandi, aggiungo io.
Impegnò i suoi 44 anni di vita terrena per dimostrare che fare è più utile e necessario del dire; non smise mai di esprimere in libertà il proprio pensiero; aveva ereditato una cultura raffinatissima dal nonno Domenico (docente universitario di greco a Pisa) e dal padre Albano (filosofo e filologo).
Gli autori, poi, mettono ottimamente in risalto il passaggio quasi traumatico (impensabile per l’epoca ma anche oggi quasi incomprensibile) dalla vita quotidiana di un comune mortale molto benestante (e per questo anche peccatore … se amare vuol dire peccare !!) alla teologia in senso lato ed allo studio del vangelo in senso stretto, attraverso lo strumento quasi metafisico della pittura nella quale si immerge per provare l’amore terreno e trasformarlo in amore spirituale ed eterno; donandosi pienamente e consapevolmente non ad una sola persona (come la mai meglio identificata Tiziana Fantini o la quasi fidanzata Carla Sborgi che lo andò a trovare sul letto di morte) ma ad una immensa platea di giovani che necessitavano, nel secondo dopoguerra, di una guida spirituale, lungimirante e, forse, eccessivamente riformista anche per la stessa Chiesa di Francesco che appare sempre più impantanata nelle sabbie mobili di quella Chiesa fortemente conservatrice di Ratzinger; un duello che sta scuotendo fin dalle sua fondamenta la Chiesa Cattolica stretta e soffocata tra il potere temporale e quello terreno.
Tutto il resto della vita di “don Milani”, seminario – conversione – sacerdozio, è stato semplicemente la conseguenza naturale della sua esplosione giovanile estrinsecata nella ferrea volontà di cambiare, a cominciare dalla sua situazione di agiata posizione sociale, in funzione della ricerca della verità assoluta che travolge qualsiasi altro riferimento terreno e porta verso l’esaltazione della spiritualità di ognuno; una lezione che i “ragazzi di Barbiana” scelsero, almeno all’apparenza, come filo conduttore della loro vita.
Dall’opera di Vito Claps e Maria Martuscelli viene alla luce, molto verosimilmente, il vero essere di Lorenzo Milani; quello di un profeta incompreso e avversato (un po’ come tutti i profeti !!) che scelse la via della rottura per instillare in ognuno di noi il dubbio della vergogna.
Ma chi sono gli autori dell’opera letteraria “Don Lorenzo Milani, il servitore di Dio e degli ultimi” ?
- Vito Claps, nato a Muro Lucano nel 1945, laureato in pedagogia; già ordinario di materie letterarie presso la scuola media murese; già dirigente scolastico. Autore di numerose opere letterarie sui terremoti in Basicilicata, su Francesco Saverio Nitti, sugli uomini muresi, su Giovanna I d’Angiò regina di Napoli uccisa a Muro Lucano, e su Emanuele Gianturco, solo per citarne alcune.
- Maria Martuscelli, nata a Potenza nel 1970, laureata in agraria con tesi sperimentale in chimica analitica, dottorato di ricerca in biotecnologie degli alimenti; è membro del Comitato Ordinatore dell’Università di Teramo per l’acquisizione dei 24 CFU in ambito psico-pedagogico, relatrice di numerose tesi di laurea; è autrice di 80 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed estere.