di Eppe Argentino Mileto
Non posso, e non voglio, non esprimermi oggi su un tema che continua a dividere le coscienze, un po’ ipocritamente: la famiglia. Dalla manifestazione di Verona alle contromanifestazioni sull’essere diversamente famiglia è come transitare dall’idea alla forma. Vedete, il punto non è essere tradizionali oppure no, da che parte stare, con chi schierarsi, ma cosa sia, cosa significhi tradizionale e cosa non lo sia. Vado più giù: il punto vero non è se essere sposati, fidanzati o altre sciocchezze del genere, ad un uomo, una donna, un trangender, ma chiedersi quando una famiglia è coppia e quando una coppia si fa famiglia. Perché non sono affatto la stessa cosa, la coppia e la famiglia. Sono spesso antitetiche, queste due categorie. Conosco un’infinità di famiglie che non sono coppia. E pochissime coppie che sono divenute famiglia. Tutto parte dall’individuo, come sempre. Quindi da noi stessi. Da quel “dentro di noi” che diamo per scontato, ma a cui pochissimi sanno realmente guardare e a cui, ancora meno, sanno parlare. Normalmente le famiglie nascono e si fondano su una bestemmia chiamata bisogno. Ho bisogno di lui, ho bisogno di lei. Questo è l’inganno, la truffa, il crimine a cui sottrarsi per iniziare una vera relazione a due, di qualunque natura sia. Anche quando crediamo di non aver compiuto una scelta in nome del bisogno, sotto sotto quella parolaccia “bisogno” torna a farci visita. Non ci si lega mai per bisogno. Semmai è vero il contrario: la coppia si fa famiglia quando cessa il bisogno dell’altro, dell’altra. Altra bestemmia a cui sottrarsi è la rappresentazione della famiglia. Spesso il concetto è mutuato dalla memoria dei nostri genitori, dai modelli che sopravvivono e si insinuano condizionando le scelte che compiamo. Trascorriamo la vita a rappresentarci e a proporre e riproporre modelli del nostro passato. Trascorriamo la vita a vendicarci dei nostri genitori o a vendicarli, le madri o i padri. Rappresentiamo ma non ra-presentiamo. Manca quasi in tutti l’orgoglio di una presenza vergine da presentare all’altro, all’altra con i quali stabiliamo una relazione. Annunciamo al mondo di esserci fidanzati, sposati, di essere amanti, senza dare peso alle parole, che una significazione ce l’hanno, eccome se ce l’hanno. Non cogliamo il rapporto fra significante e significato. Fra l’enunciazione di una coppia che vuol farsi famiglia e la sua idea stessa, di coppia e di famiglia. Stiamo solo annunciando, vogliamo urlare al mondo di aver conquistato qualcosa, qualcuno. Tutte sciocchezze. Essendo io orgogliosamente dissacrante, mi spiace smontare la menzogna sulla quale si reggono molte famiglie, consegnandovi un’idea diversa o diversamente familiare. In sintesi, vi racconto un miracolo: l’amore. Cosa sia nessuno lo sa. Ma una vaga idea, io ce l’ho. E infatti vivo da solo. Proprio perché un’idea me la son fatta. La famiglia non è affatto la logica conclusione di un rapporto che dispiega le braccia al futuro consegnandovi un progetto. Può esserlo, ma non è detto che lo sia. O che lo diventi. Si può essere coppia con chi non è tuo marito, tua moglie, il tuo fidanzato, la tua fidanzata. E neppure la tua amante, il tuo amante. Tutte parole che definiscono categorie. Che messe in bocca a quelli come me, suonano come una menzogna. Si può essere coppia senza che vi sia famiglia. La coppia è amore puro, è verità, è libertà, è assenza di mentirsi perché non vi è alcun bisogno di fare di una buglia una verità saputa recitare, una favoletta saputa raccontare, la coppia è assenza di ipocrisia, assenza di dovere, dover fare, dover uscire, dover preparare pranzo e cenetta, dover trascorrere le domenica a doversi distrarre, dover lavare, dover stirare, dover dimostrare di essere superman o wonder woman, di essere fighi ad ogni costo, dover essere sempre pronti, dover essere all’altezza. La coppia è amore puro perché è pensiero puro. Ti penso senza chiedermi se mi pensi. Ti amo senza pretendere che tu mi ami. Ti adoro proprio come sei. Se poi dovesse arrivare tutto il resto, figli o non figli, casa o non casa, convivenza o non convivenza, non ha alcuna importanza, nella coppia. La coppia non pretende, non esige, non impera, come fa la famiglia. La coppia dà perché si dà, gratuitamente. Da tuo marito, da tua moglie pretendi. È un dovere coniugale, la famiglia. La coppia no. Non conosce doveri. Ma ti fa guardare una luna sapendo che qualcun altro la guarda nello stesso momento, di fa pensare un tramonto perché sai che non sei solo a guardarlo. Ti regala il sorriso di un’alba perché qualcun altro sta per svegliarsi e sorriderà insieme a te, di quella stessa alba. Quindi, il dibattito non è su quale tipo di famiglia vogliamo. Ma se siamo oppure no coppia, all’interno della nostra famiglia. Se siamo capaci di amare, senza pretendere di essere amati. Se siamo capaci di osare, senza fare di una sfida una gara. Questa è per me la coppia. La coppia non conosce dimostrazioni, ma ti fa dire “proprio come sei”. La coppia non vuole cambiarti. Ti ama proprio come sei.