Maria Chiara Rizzo
Circa un terzo della popolazione del Sudan del Sud, indipendente dal 9 luglio scorso, sarà investita da “un’ondata di carestia”, ha annunciato giovedì scorso il Programma Alimentare Mondiale (PAM). L’agenzia delle Nazioni Unite sta mettendo in piedi diverse azioni al fine di poter prestare aiuto a circa 2,7 milioni di persone che soffrono la scarsità di cibo e che sono vittime di violenze. Il prezzo dei generi alimentari è raddoppiato o triplicato in alcune regioni del Paese. “I cattivi raccolti dovuti alle piogge irregolari hanno spinto i prezzi alle stelle, una situazione resa ancora più grave dai conflitti, dalla chiusura delle frontiere e da un forte aumento della domanda”- ha spiegato Chris Nikoi, direttore del PAM nel Sudan del Sud. Il direttore ha lanciato un appello di urgenza per la raccolta di 92 milioni di dollari per affrontare la crisi che, secondo le previsioni, si abbatterà sul Paese nei primi quattro mesi del 2012. Riferendosi all’anno prossimo, l’agenzia delle Nazioni Unite ha previsto una penuria di cereali e una scarsità di cibo pari a circa 400 mila tonnellate in un Paese che necessita di produrre un milione di tonnellate di generi alimentari all’anno. Il Sudan del Sud non è mai stato autosufficiente dal punto di vista alimentare: importava dal Nord la maggior parte dei prodotti per soddisfare il proprio fabbisogno. Oggi le preoccupazioni derivano del fatto che a partire dallo scorso maggio le frontiere con il Sudan sono chiuse. La controversia tra i due Paesi non è solo connessa all’approvvigionamento alimentare, ma ha anche una natura economica. La questione della spartizione delle rendite petrolifere mantiene alta la tensione tra il Sudan del Sud, dotato delle maggiori riserve di oro nero, e il Sudan, dove si trovano le infrastrutture e l’unico accesso al mare rappresentato da Port Sudan. L’indipendenza del Sudan del Sud ha causato la perdita del 36% delle rendite petrolifere a Khartoum, capitale del Sudan. I due Paesi si accusano reciprocamente di finanziare bande di ribelli che fanno incursione nei territori di frontiera e che hanno provocato un forte esodo di profughi verso il Sudan del Sud, aggravando, così, la penuria alimentare.