Aldo Bianchini
SALERNO – Mercoledì 20 marzo prossimo nell’aula dibattimentale del Tribunale di Nocera Inferiore si terrà l’udienza forse più importante e decisiva del processo “Sarastra incardinato a carico dell’ex sindaco di Scafati Angelo Pasqualino Aliberti ed altri per presunte collusioni con la malavita porganizzata al fine, anche, dello scambio elettorale politico mafioso. Un processo miolto difficile, sia per la pubblica accusa sostenuta dal sostituto procuratore Vincenzo Montemurro che per l’accorsata difesa di Aliberti. Nel bel mkezzo del processo ci sono numerosi pentiti e/o collaboratori di giustizia che con le loro dichiarazioni, spesso contraddittorie e palesemente senza prove concrete, non fanno altro che inquinare continuamente sia il castello accusatorio che quello difensivo. In questi casi è sempre auspicabile la vera serenità ed equità del giudice che nella fattispecie è garantita da un collegio di ferro (presidente dott. Raffaele Donnarumma, a latere Noschese e Palumbo).
Per noi segue da tempo tutte le udienze processuali il giovane universitario Manuel Moliterno che ha concretizzato in uno splendido articolo tutte le contraddizioni in cui è caduto il principale pentito accusatore, Pasquale Loreto, che appunto mercoledì 20 marzo dovrebbe essere in aula.
Per questo motivo abbiamo ritenuto giusto e doveroso riproporre all’attenzione di Voi lettori l’articolo ricostruttivo di Moliterno.
NOCERA INFERIORE – (da Manuel Moliterno) Con il presente articolo il lettore è costretto a fare un passo indietro dal punto di vista temporale, al maggio 2016 precisamente. In un ufficio dei locali della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli siedono il Pm dott. Vincenzo Montemurro, sostituto procuratore della DDA della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, tre ufficiali della DIA in servizio presso la Sezione Operativa di Salerno ed il pentito Pasquale Loreto, che si trova in quella sede per essere sottoposto ad un interrogatorio da parte del dott. Montemurro. Ovviamente, un interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta Sarastra, in quel momento ancora in fase di indagini preliminari ma oggi giunto a dibattimento davanti al Tribunale di Nocera Inferiore (presidente dott. Raffaele Donnarumma, a latere Noschese e Palumbo). Pasquale Loreto, unitamente al figlio Alfonso (anch’esso collaboratore di giustizia) dovrà essere escusso davanti al Tribunale di Nocera Inferiore nel processo all’udienza del prossimo 20/03.
Per ora, passiamo ad analizzare le dichiarazioni di Pasquale Loreto davanti al PM rese il 12 maggio 2016.
Il punto di partenza di questo lungo interrogatorio sono le dichiarazioni che lo stesso Loreto rese l’11 novembre 2011 relativamente a fatti che, secondo il Loreto, riguardavano l’ex sindaco di Scafati Angelo Pasqualino Aliberti. Quel giorno, Loreto specificò che i Ridosso volevano incendiare il camper dell’ex Sindaco Aliberti perchè appoggiavano la candidatura di Raffaele Lupo, mentre, sempre secondo il pentito, il clan dei Sorrentino appoggiava la candidatura di Aliberti (relativamente alle elezioni amministrative a Scafati nel 2008). Vi è da domandarsi a tal punto a quale indagine ci si riferisce. La fattispecie di reato ex art. 416 ter c.p. di cui è accusato Aliberti è stato riformata nel 2014: prima, i requisiti affinchè si configurasse lo scambio elettorale politico mafioso erano ben più stringenti. Pasquale Loreto specifica che, per quanto di sua conoscenza, il fratello dell’ex Sindaco Aliberti, Nello Maurizio Aliberti, circolava in auto in compagnia di Francesco Sorrentino, riconducibile alla famiglia dei Sorrentino, per svolgere la campagna elettorale. A giudizio di Loreto, dunque, ciò equivale a dire “La famiglia Sorrentino appoggiava dal punto di vista elettorale Pasquale Aliberti“. Un lettore di media intelligenza capirà, però, che dire “il fratello dell’ex Sindaco circolava in auto con un componente della famiglia Sorrentino” non equivale a dire “La famiglia Sorrentino supportava la propaganda elettorale alibertiana”, nè equivale a dire “Intercorse un patto elettorale politico mafioso tra i Sorrentino e gli Aliberti”. Pasquale Loreto precisa che i Sorrentino, in quel periodo storico, “rappresentavano la criminalità organizzata scafatese”, “erano padroni del territorio”. La famiglia Sorrentino “era dedita all’usura e allo spaccio di droga”.
Il Pm Montemurro chiede poi a Pasquale Loreto se fosse a conoscenza di rapporti tra suo figlio Alfonso Loreto, Luigi Ridosso, Gennaro Ridosso con la famiglia Aliberti ed in particolare con l’ex Sindaco Pasquale Aliberti. Ed effettivamente, Loreto risponde “per quanto ne so, non avevano rapporti con Aliberti“.
Le dichiarazioni di Loreto si spostano poi sulla questione del Parcometro, in particolare le estorsioni al Parcometro e al Plaza. Subentra qui la figura di …., che è stato consulente dell’ex Sindaco Aliberti fino al 2010, quando poi preferì allontanarsi dall’amministrazione perchè attaccato dall’opposizione. “E’ … che gestisce il quadro generale delle spese“. Loreto dichiara che non era d’accordo all’estorsione presso il Parcometro. “Dissi di parlarne, invece, e di considerare la possibilità di ottenere la gestione”, disse ai ragazzi “Cercate di regolalizzare le attività“. Il Pm Montemurro chiede a Loreto se gli risultasse che i Ridosso, anche tramite dei soggetti prestanomi, avessero iniziato a creare delle società di servizi, ed ovviamente il Loreto ha risposto affermativamente. “Presero l’appalto del supermercato a San Pietro; l’estorsione l’hanno data a Francesco Matrone (Franchino Matrone detto “a’ belva”, ndr) e a Vincenzo Nappo (detto o’ nonno, ndr)“. Secondo Pasquale Loreto, la metodologia di azione criminale con cui il clan doveva muoversi non era l’estorsione. “L’estorsione non la paga più nessuno“: questa, in estrema sintesi, l’idea di Loreto. Si intende quella che convenzionalmente viene denominata “la vecchia estorsione“: pistola/soldi. Venne creato dal clan Loreto il c.d. “sistema Loreto“: “Non ho mai cercato di strozzare; ho cercato sempre di instaurare un buon rapporto con l’estorto“. Loreto dichiara di aver richiesto il pagamento dello 0,5% di tangenti sulla produzione conserviera di pomodori, che all’epoca provenivano da un’industria conserviera di Nocera Inferiore.
Secondo Loreto, a precisa domanda del dott. Montemurro, si passò “dalla volontà di incendiare il camper del Sindaco Aliberti alla volontà di stringere accordi“, attraverso delle società e degli appalti (mai concessi poi, anzi, una delle prime azioni dell’amministrazione Aliberti fu proprio l’acquisizione al patrimonio comunale di proprietà appartenenti al clan dei Sorrentino; la delibera comunale è stata già prodotta ed acquisita agli atti del fascicolo dibattimentale dal Tribunale di Nocera Inferiore avanti al quale è incardinato il processo Sarastra). “Non si va da nessuna parte: se si incendia un camper di un aspirante sindaco, vi riempite di poliziotti e carabinieri e non vi faranno più respirare“: così Pasquale Loreto convinse i suoi affiliati a desistere dal loro proposito di attentare al camper di Pasquale Aliberti. “Dovete cercare la confidenza; la forza siete voi e non i Sorrentino“. A tal punto, vi è una sfasatura stratosferica rispetto all’ipotesi accusatoria: Pasquale Loreto dichiara espressamente di non sapere quando tali accordi con gli appartenenti alla sua famiglia avvennero, e se siano mai avvenuti: “se sono avvenuti, sono avvenuti non prima del 2009-2010, perchè se fossero avvenuti prima del 2010, io l’avrei saputo“. Il Pm Montemurro chiede poi al Loreto se fosse a conoscenza che il figlio Alfonso Loreto avesse costituito delle società di servizio di pulizia e se fosse a conoscenza che tali società, oltre ad avviare rapporti con il settore privato, avessero avviato anche rapporti con la Pubblica Amministrazione. “PROBABILMENTE SI, era quella la scuola di pensiero che io inculcavo da anni“. Certo, “probabilmente”: grammaticalmente, non infonde a livello terminologico una particolare sicurezza.
Il Pm Montemurro chiede a Loreto se fosse a conoscenza, per il tramite di suo figlio Alfonso, di una eventuale candidatura di Andrea Ridosso (il ragazzo incensurato, laureato e specializzato che secondo la prospettazione accusatoria rappresenta l’intermediario tra Aliberti e la famiglia Ridosso) a supporto del Sindaco Aliberti. “NO“, questa la risposta di Pasquale Loreto!
Pasquale Loreto, poi, parla del progetto omicidiario che tentò di organizzare ai danni di Francesco Sorrentino (personaggio che, comunque, mai fu conosciuto neanche visivamente dall’ex sindaco Aliberti). Francesco Sorrentino, ogni mattina, usciva intorno alle 5.30 a bordo del suo cavallo per una passeggiata. “Questo è un omicidio che si può fare“: questo fu, all’epoca, il pensiero di Loreto. L’omicidio di Sorrentino sarebbe stato finalizzato ad affermare il predominio criminale dei Ridosso-Loreto: “Qui comandano i Ridosso-Loreto e non comanda più nessuno“. L’ascesa criminale dei Ridosso-Loreto sarebbe stata rappresentata proprio dall’omicidio Sorrentino. “Trovate una persona che è incensurata; con un camion pulito, mentre lui si trova a bordo del cavallo, lo investe frontalmente col camion e poi chiama i soccorsi“. Questo era il piano omicidiario di Loreto ai danni di Sorrentino. “Lo ammazziamo, nessuno va in carcere e l’omicidio sarà mascherato da un incidente stradale“. L’omicidio poi non venne più attuato e concretizzato perchè poi dopo il 2010 Pasquale Loreto iniziò a collaborare.
Il Pm Montemurro chiede poi a Loreto se ha mai saputo se i Ridosso-Loreto siano mai subentrati ai Sorrentino. Pasquale Loreto risponde che effettivamente i Ridosso già erano subentrati, perchè lo impose proprio Pasquale Loreto. La motivazione circola intorno all’estorsione di un bar: il titolare Alfonso Morelli aveva rapporti sia con i Ridosso-Loreto sia con i Sorrentino. “Aveva due piedi in una scarpa“: questa la dichiarazione di Loreto. Però, il Morelli era molto più puntuale nei pagamenti con i Sorrentino: “Non sbagliava nessuna fine del mese, interessi inclusi“. Pasquale Loreto, con l’accordo di Luigi Ridosso, pretese che Alfonso Morelli operasse una scelta ben precisa: “Questo deve fare una scelta e la deve finire di fare il ricchione“. Questa è la dimostrazione che a Scafati era iniziato il predominio dei Ridosso. Inoltre, a dimostrazione di ciò, vi sono anche agli atti delle telefonate ove i Ridosso-Loreto impongono alle imprese conserviere dei lavoratori: quindi, non avevano più bisogno di operare le classiche estorsioni. Inoltre, per il tramite del Loreto, un esponente di una famiglia riconducibile sempre alla locale criminalità venne assunto come responsabile dei parcheggi all’Acse.
A Loreto viene poi chiesto conto sui rapporti tra … ed il Sindaco. “Se mi viene chiesto chi comanda di più, se il sindaco o l’assessore, io rispondo: …“. “Ma perchè?”. “Perchè è consulente ed ha la facoltà di guidare un’estorsione a livello nazionale, in tutta Italia“.
“Chi li porta dall’analista è un certo Vincenzo Sicignano, costruttore; poi si arriverà a …“: questa la dichiarazione del Loreto sui meccanismi estorsivi.
Il PM chiede se si vuole lavorare al Comune di Scafati, chi è che debba oggi deciderlo. La risposta del Loreto è lapidaria “IL SINDACO“. “… sta una spalla sotto“.
Viene poi chiesto conto di Alfonso Malafronte. “Lo sparai nel 1986-1987, davanti alla caserma dei Carabinieri di Scafati, per fare una cortesia al sindaco di allora“. “Lui fece una società per i lavori comunali, di pulizia. Il Sindaco con questi lavoretti si creava un bacino di voti, ma io gli feci capire che non comandava lui“.
“Ma … è l’anima del sindaco?“: … afferma di sì, ed ovviamente non solo del Sindaco Aliberti, ma non può presentare prove schiaccianti. “… è il garante dell’appalto“.
Vi è da dire, però, che l’appalto per i parcheggi all’Aipa fu fatto dall’amministrazione precedente guidata dal sindaco Bottoni: Aliberti ereditò solamente l’appalto.
Pasquale Loreto parla anche di Romolo Ridosso, definendolo un “magnaccia“, che “campava sui reati di famiglia“.
Pasquale Loreto verrà escusso in contraddittorio nell’udienza del prossimo 20 marzo davanti al Tribunale di Nocera Inferiore, nell’aula Marcello Torre ove si svolge il processo Sarastra. Ma la vera incognita della prossima udienza è rappresentata dall’ex presidente del Consiglio comunale Pasquale Coppola. Il Coppola, infatti, era già convocato per la scorsa udienza del 20 febbraio, salvo assentarsi per motivi di salute, giustificando con certificato medico. A parere i principali imputati del processo Sarastra, ovvero i fratelli Aliberti, Coppola replicherà il medesimo comportamento il 20 marzo, alla prossima udienza.
Si spera che, udienza dopo udienza, il processo riesca a fare piena luce su questa drammatica quanto intrigante vicenda.