Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Dall’ultima volta che ho scritto sul Consorzio di Bonifica Integrale del Vallo di Diano e Tanagro sono passati oltre due mesi; nelle more di questo lungo lasso di tempo (lungo perché per le esigenze manutentive del corso d’acqua Calore-Tanagro ogni giorno può rappresentare un ritardo drammatico) qualcosa è, comunque, accaduto in quanto anche per il Consorzio è venuta fuori dal cilindro la nascita di “un tavolo tecnico” che, almeno nel Vallo di Diano, sembra essere la panacea di tutti i mali.
E’ vero, il tavolo tecnico in teoria dovrebbe servire proprio per risolvere i problemi che attraverso altre vie, seppure istituzionali, non vengono affrontati e portati a soluzione. Bisogna, però, distinguere tra tavolo e tavolo per capire se davvero il tavolo tecnico nasce per risolvere i problemi o per assegnare nuovi incarichi amministrativi e/o politici (come è probabilmente accaduto per il tavolo tecnico della sanità pubblica valdianese !!).
Nel caso del Consorzio di Bonifica credo di poter affermare che la richiesta della istituzione di un “tavolo tecnico” avanzata dal neo presidente dr. Beniamino Curcio possa essere catalogata come una iniziativa sicuramente finalizzata essenzialmente alla risoluzione degli annosi problemi che assillano, da sempre, la tenuta del fiume Calore-Tanagro rispetto alle esigenze di sicurezza per gli insediamenti abitativi, industriali, commerciali ed agricoli che sorgono (forse anche in maniera confusa) nell’immediatezza delle due sponde del fiume che dalla Cerreta, attraversando longitudinalmente l’intero Vallo di Diano, va a sversare le sue copiose acque nel fiume Sele dopo aver tracciato un percorso di assoluta importanza idrogeologica e, se vogliamo, anche turistica per via della bellezza dell’ambiente che lo circonda.
Il primo atto di questo, ancora ipotetico, tavolo tecnico del Consorzio sarà registrato questo pomeriggio (1 marzo 2019) intorno alle ore 15.30 a Padula con la riunione di tutti i sindaci (almeno si spera !!) del Vallo che dovranno incominciare a discutere, punto per punto, tutte le problematiche che il neo presidente Curcio (insieme alla sua giunta esecutiva composta da Raffaele Ippolito, Emilio Brunetti, Mario Ubaldo Trezza e Paolo Gallo, giunta sorretta sempre dal direttore amministrativo avv. Sarli e dal direttore generale ing. Alliegro) fin dal primo momento ha dispiegato sul tavolo della discussione per chiamare in campo tutte le eventuali ed evidenti responsabilità degli altri pezzi del puzzle che compone il quadro generale dentro cui potersi muovere efficacemente e non soltanto a chiacchiere.
No, state tranquilli amici lettori, il mio discorso non è assolutamente enfatizzante verso la figura di Beniamino Curcio (del quale ho già ampiamente scritto di recente) in primo luogo perché il neo presidente è uno dei personaggi più “vecchi politicamente” del Vallo di Diano, ed in secondo luogo perché ovviamente lo aspetto (sul piano squisitamente comunicazionale-giornalistico) alla prova del nove.
Ma Beniamino Curcio, rispetto ad altri “vecchi politici” valdianesi (forse troppi !!), è quello che più di ogni altro ha saputo ripresentarsi sulla scena della gestione della cosa pubblica completamente rinnovato e con un bagaglio di esperienze vissute sulla propria pelle nel corso di questi ultimi trent’anni. Guai quindi a confondere il “vecchio politico” con l’età anagrafica; quest’ultima non conta niente se viene affiancata da esperienza politica, esperienza gestionale e grandi capacità tecnico-professionali.
Ed è esattamente tutto quello che sta dimostrando Beniamino Curcio in concomitanza con il suo ritorno sulla scena; ha impresso subito all’Ente Consortile un nuovo passo, ha chiamato a se tutte le necessarie professionalità e, senza inventare nuovi organismi prodromi per i poltronifici, ha avviato una nuova stagione per il Consorzio di Bonifica Integrale del Vallo di Diano e Tanagro riuscendo, prima, a far integrare immediatamente la sua giunta da una sonnacchiosa regione con la nomina del suo rappresentante e, poi, rilanciando l’azione della stessa giunta proiettandola verso i problemi concreti, urgenti ed indifferibili: esondazioni, allagamenti, manutenzione ordinaria e straordinaria, controllo della vegetazione spondale, attraverso una “pianificazione innovativa” finalizzata ad una attività continuativa intorno a tutto ciò che rappresenta il fiume Calore-Tanagro come risorsa e non come un pozzo senza fine dentro il quale scaricare senza senso imponenti quantitativi di denaro pubblico.
E la pianificazione innovativa di Beniamino Curcio non ha remore nel pubblicizzare anche gli interventi di chi, come il senatore Antonio Iannone, appartenente sicuramente ad un’altra sponda politica, si era reso promotore di una interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; e sempre Curcio non indugia quando deve segnalare l’importanza della stampa e del rapporto che un ente come quello da lui presieduto deve avere con il mondo dell’informazione e della comunicazione. Cose che, probabilmente, non sono mai accadute prima e che pongono il neo presidente Beniamino Curcio sul piedistallo dell’innovazione e, perché no, anche del riformismo vero e palpitante.
Oggi pomeriggio nel contesto della riunione di tutti i sindaci del Vallo di Diano dovrà andare giù in maniera abbastanza dura per far capire a tutti i principi fondanti del suo nuovo e giovane “modello operativo”; non sarà facile, tra i sindaci c’è ancora qualcuno con la “capa tosta” e non disponibile alla crescita di un singolo personaggio che rischia di mettere in cattiva luce l’inerzia degli altri; ma Curcio non si fermerà, conosce benissimo l’ambiente ed anche le caratteristiche caratteriali e manageriali dei sindaci e sa che senza il loro convinto aiuto la sua azione non potrà andare molto lontano.
“E’ d’obbligo porre rimedio alla evidente situazione di vulnerabilità in cui versano ampie e diffuse aree della piana del Vallo di Diano …” scrive con decisione nella deliberazione n. 16 del 9 febbraio 2019 il presidente Curcio, non tanto per mettere le mani avanti ma per sensibilizzare al meglio la coscienza e la successiva azione dei sindaci diffusi sul territorio, per poter andare (e questa è la grande novità !!) ben oltre gli specifici compiti delegati al Consorzio che, cosa strana ma vera, non ha competenza in materia di gestione dei corsi d’acqua naturali (come ribadito anche dalla Corte Suprema di Cassazione a sezioni unite lo scorso 14 gennaio).
La reale situazione di rischio derivante dall’abbandono del fiume Calore-Tanagro non può essere presa sottogamba, occorre anzi un piano straordinario di interventi urgenti ed indifferibili, forzando anche lo snellimento delle procedure autorizzative; chi si allontana da questo progetto tecnico-politico, fa intendere Curcio, si accolla responsabilità molto gravi.
Per quanto riguarda questa testata giornalistica continueremo a seguire la vicenda che rappresenta uno dei punti nodali dell’azione politico-amministrativa dell’intero Vallo di Diano.