Aldo Bianchini
SALERNO – Un anno. Sono passati già 365 giorni da quando Mimmo (dr. Domenico Focilli, storico presidente dell’Associazione della Stampa Salernitana) decise di staccare la spina che lo manteneva ancora attaccato a questo mondo ed andò via per sempre, con grande serenità ed umiltà, senza clamori o stonati rimbombi; del resto aveva trascorso la sua vita sempre così, con signorilità ed anche grande umiltà nell’assoluto rispetto degli altri e dei ruoli che questi, mano a mano, si ritagliavano nella vita.
Lo avevo incontrato la prima volta nel pomeriggio del 13 dicembre 1987 all’interno della reception del Villaggio del Sole di Pontecagnano (antico e mitico circolo sportivo salernitano); lo avevo già conosciuto circa dieci anni prima, ma quello fu il momento in cui la nostra amicizia venne suggellata per sempre. Un’amicizia forte, sincera, sicura, durata all’incirca quarant’anni; gli ultimi trenta di grande intensità.
Alle ore 22.41 del 13 dicembre 2017 mi trovavo in Florida (dove, per effetto del fuso orario, erano le ore 16.41) quando il mio cellulare con un leggero segnale acustico si illuminò e lessi: “Ciao caro, papà è andato”, con questo semplice e drammatico messaggio via whatsapp appresi della morte del mio amico Domenico Focilli (detto Mimmo), una morte attesa ma pur sempre drammatica e, forse, difficilmente accettabile; era stato Carmine (il figlio primogenito) ad inviarmelo ben sapendo del grande affetto che intercorreva tra me e il padre.
Avevo visto l’ultima volta Mimmo la domenica mattina del 3 dicembre 2017; rimasi pochissimi minuti al suo capezzale; mi rifiutavo di vederlo così, quasi esanime e senza conoscenza; mi resi conto che era lì lì per staccare la spina; lo avevo visto il giorno precedente ed era stata tutta un’altra cosa. Non che stesse bene, ma almeno mi aveva riconosciuto ed aveva, forse per l’ultima volta, cercato di metterla su un piano meno drammatico con qualche spiritosa battuta.
Carattere difficile, a volte anche spigoloso, comunque sempre leale, sincero e vero amico; se aveva qualcosa da dirti Mimmo non si faceva scrupoli e con grande sincerità ti parlava anche delle cose più riservate; genuino, spigliato, aperto, inclusivo, capace di non far mai pesare il suo dna di nascita da una delle famiglie più prestigiose della città sotto il profilo professionale.
Da quel lontano 1987 non l’avevo mai lasciato e mi ero sempre schierato dalla sua parte; adesso sono orfano finanche dell’Assostampa che lui con passione presiedeva. Non mi sono più iscritto a nessuna delle tante associazioni presenti sul territorio.
Fu proprio lui ad incitarmi e spingermi verso il mestiere di giornalista, ad insistere per l’ottenimento del tesserino che mi era stato in un primo momento negato, a continuare nella mia battaglia quotidiana contro lo strapotere del potere; la nostra è stata davvero una grande e bella amicizia. Ecco perchè la mia esperienza di associazionismo giornalistico è finita con Mimmo Focilli.
Cosa rimane a distanza di un anno della memoria di Mimmo Focilli; poco o niente, questa è una città che non restituisce mai quello che dai, almeno nell’immediato, in termini di commemorazione e di ricordo; anche la stampa che spesso si svena appresso a cose terribilmente normali non si cura di ricordare un simbolo del nostro difficile mestiere; neppure un rigo sui quotidiani o una parola nei telegiornali. E’ triste, purtroppo è così.
Quando penso a Mimmo mi viene sempre in mente la sua piccola nipotina “Marica” (che oggi ha un anno in più) quando sabato 2 dicembre 2017 entrando nella camera da letto del nonno gridò “Nonno, nessuno ti porterà via, hai capito !!”. Mimmo purtroppo non l’ascoltò, lui che ascoltava tutti, sempre e comunque, quella volta con grande dolore non fu in grado di ascoltare il grido dell’amata nipotina.
E volò via, per sempre.