Aldo Bianchini
SALERNO – Spesso i politici non sanno vendere bene i risultati dei loro sforzi operativi nel contesto di un Parlamento che lascia pochissimi spazi di manovra e, soprattutto, di pubblicizzazione generale e di raccordo e recupero del rapporto diretto con gli elettori. Questo non è un problema che riguarda la prof.ssa avv. on. Marzia Ferraioli (avvocato penalista di chiara fama ed a lungo docente universitaria di procedura penale); la neo deputata, eletta nel collegio di Agropoli il 4 marzo 2018 nelle file di Forza Italia conosce benissimo i meccanismi della comunicazione e li ppratica con grande conoscenza delle sue regole e con altrettanta e giusta umiltà.
Martedì 30 ottobre scorso con decreto presidenziale firmato da Roberto Fico l’on. Ferraioli è stata inserita nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati; un lavoro difficile e impegnativo in cui la ferraioli saprà senza dubbio distinguersi per capacità e dedizione.
Naturalmente l’on. Ferraioli, come già anticipato in un precedente articolo, si è anche attivamente spesa in favore della riapertura del carcere di Sala Consilina che troppo velocemente venne chiuso nel 2015 in maniera superficiale ed anche autoritaria a tutto danno di un territorio, quello del Vallo di Diano già colpito da gravi provvedimenti governativi in quella manovra di riassetto della politica urbanistica del mondo giudiziario con la chiusura del Tribunale di Sala Consilina (anche per questo l’on. Ferraioli si sta impegnando).
Per quanto riguarda il carcere sul quale in questi ultimi giorni si è alimentato un produttivo dibattito grazie agli interventi, in conferenza stampa, dell’avv. Angelo Paladino e del dr. Pietro Cusati ed agli articoli prodotti da questa testata giornalistica, l’on. Marzia Ferraioli ha precisato di aver rivolto una giusta interrogazione, ancor prima di tutte le altre eventuali interrogazioni presentate da altri parlamentari.
La deputata di Forza Italia Marzia Ferraioli ha scritto al Ministro della Giustizia per sapere che:
- In accoglimento del ricorso (del Comune di Sala Consilina e dell’Ordine degli Avvocati di Lagonegro) per l’annullamento del decreto ministeriale (27 ottobre 2015) di soppressione della Casa circondariale di Sala Consilina, il Consiglio di Stato (sent. 5113/2017) ha ordinato al Ministero della Giustizia:
a)il rinnovo dell’intero procedimento amministrativo (viziato dal mancato coinvolgimento delle categorie interessate: Amministrazione comunale e Consiglio degli Ordine degli Avvocati);
b) il ricorso all’istituto della Conferenza dei Servizi, per l’ “esame contestuale degli interessi pubblici coinvolti” da effettuarsi in “forma simultanea e in modalità sincrona”, il giorno 14 giugno 2018, alle ore 11, presso la stanza n. 312 del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, sito in Roma, Largo L. Daga, n. 2.
Gli “interessi pubblici coinvolti”, testé richiamati, si identificano “nella difesa degli interessi dei soggetti che, in quel territorio, esercitano “funzioni essenziali alla adeguata tutela di diritti costituzionalmente garantiti”.
Grave è il vulnus al “principio della territorialità della esecuzione penale”: Autorità Giudiziarie, Avvocati e ogni altro operatore del settore sono obbligati ad utilizzare più Case circondariali. Castrovillari (distante 75 km, con tempi di percorrenza di 1 ora e 15); Potenza (oltre 100 km e raggiungibile in 1 ora e 30); Vallo della Lucania (circa 100 km, raggiungibile in 1 ora e 10); Eboli, (100 km e tempi di percorrenza superiori a un’ora).
E’, però, interesse pubblico da tutelare anche e forse soprattutto la non soppressione di Case circondariali utili a contribuire al ridimensionamento di “trattamenti inumani e degradanti” connessi al sovraffollamento carcerario, alla “insufficienza di strutture e al disagio che grava su detenuti ristretti in spazi non corrispondenti allo spazio minimo di vivibilità che l’Unione europea” prescrive. E non pochi sono stati i ricorsi alla Corte europea per il “rinvio della esecuzione di una pena eseguita “in condizioni degradanti”.
Il “trattamento del detenuto” e “ la sua rieducazione in vista della risocializzazione ” sono precetti primari (della Legge di Ordinamento penitenziario e del Regolamento che la completa), saldamente ancorati al disposto dell’ art. 27, comma 3, Cost., volto a statuire che “ le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del detenuto” .
La carenza di spazi ha dato occasione a plurime condanne dell’ Italia per mancato rispetto dei principi indicati nelle regole penitenziarie del Consiglio di Europa e, dopo i sopralluoghi dell’aprile de la el 2016, a plurimi “formali inviti” a far sì che “molti istituti di pena non operino ancora al di sopra delle proprie capacità”.
E a questa stessa stigmatizzazione sembra abbia voluto aderire anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella seduta alla Camera dei Deputati del 06.06.2018, allorché ha rilevato che “ci sono margini di intervento che riguardano anche i detenuti che non devono vivere al di sotto della dignità”.
Quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere al riguardo.