Aldo Bianchini
TEGGIANO – Ieri pomeriggio anche se debitamente invitato, mi sono recato, quasi per caso, nell’Auditorium di Prato Perillo (Teggiano) per assistere alla distribuzione della “lettera pastorale” scritta da S.E. Mons. Antonio De Luca (vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro); una lettera pastorale che porta il titolo di “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla” e che, per quanto mi riguarda, è unica nel suo genere.
E’ la prima volta in vita mia che assistevo ad una simile cerimonia; mi sono ritrovato immerso in una folla straripante che aveva occupato tutti i posti a sedere e in piedi dell’ampio salone dell’Auditorium teggianese; una folla attenta e silenziosa nell’attesa che il suo Vescovo (che ama farsi chiamare Padre Antonio), dopo che gli addetti avevano distribuito il sobrio volumetto edito da DominuoEditore di Sapri, spiegasse a tutti i fedeli l’essenza materiale della stessa lettera.
Padre Antonio, con questa lettera, ha verosimilmente centrato l’obiettivo ed ha riportato nella assoluta concezione della materialità come espressione pura dello Spirito Santo che guida tutti noi dalla Chiesa terrena a quella Celeste. “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla” non è un titolo soltanto ad effetto ma è la partenza di un viaggio che anche attraverso il sottotitolo della lettera pastorale “per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa” non si rivolge soltanto alla Chiesa di Teggiano (come molto umilmente il Vescovo scrive nella lettera) ma alla Chiesa Cattolica in generale e nella sua estensione territoriale universale.
Insomma Padre Antonio, senza nulla togliere alla Madre Chiesa, ha come sottoscritto una sorta di enciclica papale in quanto nelle sue due massime espressioni: “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla” e ancora“, e ancora “non esiste un’evangelizzazione da poltrona … alzati e và” c’è tutta la genesi della Chiesa e della sua permanenza e resistenza nel tempo; il presule di Teggiano ha indicato la strada maestra della vita nell’ottica della fede più pura e trasparente.
In pratica la lettera pastorale del Vescovo di Teggiano-Policastro spiega, in maniera molto comprensibile, che la Chiesa non è soltanto un’associazione con milioni di soci ma il mezzo e lo strumento per capire meglio l’esistenza dello Spirito Santo che, anche secondo gli insegnamenti di Papa Francesco, potrebbe portarci verso la sublimazione della fede.
Non manca, ovviamente, nella lettera pastorale una lunga riflessione sui giovani e sulle loro problematiche; per prima cosa -dice padre Antonio- i giovani devono saper ascoltare per riuscire a dialogare e per meglio pescare nell’infinito oceano della vita.
“Nel nostro territorio”, dice padre Antonio, “ritroviamo tutti i tratti caratteristici della postmodernità e contemporaneamente dinamismi tipici dei piccoli centri rurali, per cui i giovani assaggiano il mondo sui propri smarthphone, oppure attraverso viaggi e permanenze prolungate in altre città a motivo si studio e/o di lavoro, ma faticano ad inserirsi nei ridotti sistemi sociali e lavorativi presenti, con l’elevato rischio di esclusione”.
Non so cosa il Vescovo di Teggiano-Policastro abbia potuto scrivere nelle precedenti lettere pastorali, ma questa mi sembra di una eccellenza assoluta perché ha centrato il vero problema della società di oggi, i giovani, sviscerandolo con poche parole in ogni suo aspetto; aspetti che richiamano in gioco tutte le altri componenti della società attuale troppo presa dalla corsa forsennata verso il profitto, una corsa che molto spesso porta verso il nulla.
Ecco perché il titolo della lettera “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla” è quanto mai aderente alla realtà che viviamo da almeno tre lustri temporali; i potenti dell’economia e della finanza, gli imprenditori di ogni ordine e grado, le istituzioni, le scuole dovrebbero studiare attentamente la lettera del Vescovo per trarne il maggior profitto possibile. Difatti se tutte queste componenti importanti dello “stato sociale” si affaticano per realizzare profitto, si affaticano per scalare il potere, si affaticano per gestire l’ingestibile, si ritroveranno esattamente nella condizione indicata dal Presule, cioè con il nulla tra le mani.
Ma il Vescovo non si ferma qui e, nelle ultime righe della lettera pastorale, indica anche come fare per sentirsi discepoli (nel senso lato della parola) non privilegiati ma responsabilmente coscienti di dover fare il primo passo verso l’evangelizzazione da intendere non come inutile abbrutimento nell’osservanza pedissequa delle indicazioni religiose, ma come elevazione dello spirito nell’ottica di un bene comune ancora tutto da costruire.
La lettera pastorale di S.E. Mons. Padre Antonio De Luca meriterebbe ben altre riflessioni, al di là delle mie semplici e povere osservazioni.
Carissimo Direttore,
ho trovato molto interessante la lettera pastorale
”CI SIAMO AFFATICATI E NON ABBIAMO PRESO NULLA”,
scritta da Padre Antonio De Luca ,Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro,
da divulgare anche nelle Scuole della nostra Diocesi .
Ovviamente una lettera di 50 pagine va studiata,approfondita e meditata e
non soffermarsi ad una mera e semplice lettura.
Considerazioni molto profonde ,non solo di carattere ecclesiale e pastorale
ma anche sociale,appaiano già nella prima pagina della lettera:
Carissimi …
”NON MANCANO I SEGNALI DI UN’ALLARMANTE DISAFFEZIONE
E DI UN LENTO E PROGRESSIVO SFILACCIAMENTO DEL TESSUTO SOCIALE
ED ECCLESIALE.
LE COMUNITA’ SEMPRE PIU’ RIDIMENSIONATE NEL NUMERO,
LE FAMIGLIE PROVATE FINO ALL’ESTREMO DELLE FORZE,
E I GIOVANI STANCHI E DISORIENTATI,
SONO I TRE SEGNALI CHE CI INTERPELLANO IN MANIERA INELUDIBILE .”
Un invito ,non solo ai giovani,di ascoltare e dialogare.
Cordiali saluti.
PIETRO CUSATI
giornalista