O’ Baffone: una festa o una celebrazione ?

Aldo Bianchini

PADULA – Dalle foto che accompagnano questo approfondimento non si capisce bene se la sera del 6 settembre 2018 era in atto una festa di fine estate, un banchetto di matrimonio, una festa di campagna (la location è nel territorio alle spalle della prestigiosa Certosa di Padula), oppure una tavolata per una mega rimpatriata generale tra balli, suoni e canti popolari.
La risposta è semplice, quella sera eravamo ad un festa di compleanno (del 61° compleanno di Angelo Comuniello, detto ‘O Baffone) che prendendo spunto dalla ricorrenza del compleanno si è allargata verso i confini mai ben identificabili e circoscrivibili di “ una festa per la vita”. Le ragioni per una simile definizione ci sono davvero tutte perché la vita di Angelo è tutta da raccontare in modo tale da lasciare ai posteri una traccia ben visibile ed umanamente molto intensa; insomma un insegnamento di vita da parte di Angelo.
Grazie al mio amico Pierino Cusati mi sono ritrovato proiettato in una dimensione umana e in una realtà ambientale che non conoscevo, o meglio che avevo conosciuto soltanto da ragazzino, quando nei primi anni ‘50 mi accompagnavo ai miei genitori nelle feste che si tenevano esclusivamente in casa o negli ampi spazi, ovvero le aie prospicienti le case coloniche della provincia lucana, case che almeno all’epoca erano traboccanti di umanità e di vita faticosa ma piena di felicità.
Una festa per la vita, dicevo, ed è proprio così; ho assistito ad una vera esaltazione della felicità collettiva anche per la risoluzione dell’ultima brutta vicenda sanitaria personale che stava per travolgere l’irrefrenabile Angelo Comuniello, detto ‘O Baffone, che tra i mesi di maggio e giugno era disteso in un letto d’ospedale – per essere sottoposto ad un intervento all’anca – dal quale si è alzato grazie alla professionalità ed alla perizia operatoria di Antonio Caronna (dirigente ortopedico presso il presidio ospedaliero di Polla) e restituito in forma più che brillante alla famiglia ed alla vita. Ma nel tempo Angelo ha superato difficoltà (non solo di natura economica) che definire drammatiche è puro eufemismo. Molti anni prima, nel 1987, Angelo era stato protagonista di un drammatico incidente; un cavallo lo aveva calpestato passandogli sopra con il carretto. In quella occasione qualcuna gridò: “non toccatelo, è morto”, tanto il suo corpo appariva straziato e insanguinato; ma un altro lo soccorse, lo prese in braccio e lo trasporto direttamente in ospedale dove si riprese e ritornò a rivivere. Da quel momento sono passati oltre trent’anni e la vitalità, lo spirito comunicativo e il grande senso di rispetto nei confronti del prossimo son o rimasti intatti nel modo di porsi e farsi accettare di Angelo.
E la vita lo ha rimandato a se stesso; una vita, per il momento lunga sessantuno anni, che ‘O Baffone ha affrontato sempre con forza, dignità ed umiltà affondando la sua azione nel calore e nell’amore della sua famiglia che ha sempre onorato e rispettato e che gli è stata vicina nei momenti del bisogno.
La festa per la vita è iniziata all’imbrunire per terminare a notte fonda dopo la gigantesca torta (preparata dagli attenti titolari di “Peccati di gola” di Sassano) ed una pantagruelica spaghettata (oltre quattro chili di spaghetti ottimamente cucinati dalle sapienti mani di Antonietta Caggiano e Maria Giardullo); tra canti e balli, con le note anche della mitica anonima canzone “ Rotolì Rotolà” che inonda d’estate tute le sagre e le feste di paese, si è andati avanti per ore tra la gioia e la felicità degli ospiti (oltre sessanta persone) che hanno seguito con un certo interesse anche i flash-back di storia personale e di vita vissuta di Angelo che il noto giornalista Pierino Cusati ha sapientemente condotto attraverso i tanti ricordi, spesso accavallati l’uno all’altro, che lo stesso mitico artista – scrittore e poeta dialettale Angelo Comuniello ha raccontato in viva voce dai microfoni del complesso musicale di Nicola Casale che ha allietato l’intera serata. Pierino Cusati è riuscito ad entrare nei meandri più profondi dell’animo di Angelo o’ Baffone per metterne in luce gli aspetti più schietti e sinceri di un personaggio che definire di “grande spessore culturale” è assolutamente riduttivo. Difatti appena lo vedi e incroci il suo sguardo capisci a volo che hai di fronte un personaggio che non si trova facilmente, un uomo che si comporta da uomo con tutte le sue emozioni e con tutta la sua disponibilità nei confronti degli altri e che cerca di “portare alla sua tavola” non per dispensare loro i cosiddetti “avanzi del signore” ma per condividere con gli stessi le difficoltà, la felicità e la speranza di un futuro migliore.
Tra i tanti aneddoti raccontati da Angelo mi ha colpito, in particolare, quello relativo al primo regalo fatto all’allora fidanzata (di San Rufo) che oggi è sua moglie e che gli ha dato cinque stupendi figli, tutti attaccati fortemente ai valori della famiglia. Dunque, ancora giovanissimo e squattrinato il buon Angelo (che poi diventerà ‘O Baffone per via dei suoi enormi baffi) partì da Padula a piedi per raggiungere il comune di San Rufo (distante una ventina di chilometri) e portare in dono un “asciugacapelli elettrico” alla sua dolce ragazza, divenuta poi sua moglie. Caso aveva voluto, però, che una volta ritirato l’aggeggio elettrico, al costo di poche migliaia di lire, era caduto per le scale di casa e il regalo si era rotto. Con uno stratagemma ingegnoso riescì a restituire l’asciugacapelli e ad acquistarne un altro guadagnandoci anche 4mila lire. Il primo esempio di una vita fatta di continue trovate ingegnose per sbarcare agevolmente il lunario. La moglie Gaetana Rosa D’Alto lo ha accompagnato sempre seguendolo come un’ombra, ogni giorno, nella buona e nella cattiva sorte fin dal 24 giugno 1978 quando si unirono in matrimonio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di San Rufo. Seguì il banchetto nuziale, con panini e dolci (non era ancora l’epoca dei pranzi con più portate) ed anche con il primo serio intoppo tra le due famiglie; così scrive Angelo nel suo libro: “Purtroppo, i miei, persino quella tentarono di rovinare poiché durante il ricevimento mio padre cominciò a discutere affermando che avremmo dovuto attendere l’arrivo di mio fratello Michele per poter cominciare il rinfresco”. Una vita, quindi, che da un lato gli è stata prodiga di felicità e di figli, dall’altro piena di difficoltà sia nei rapporti familiari che nelle relazioni interfamiliari con chi credeva o pensava di poter sottomettere facilmente il non docile “ Angelo ‘o baffone”. La sera del matrimonio, Angelo e Gaetana Rosa, andarono ad abitare in una casa (quattro vani) posta sopra una stalla con pecore e mucche e rifiuti degli animali sparsi un po’ dovunque. Niente a che vedere con la casa di oggi che, dopo quarant’anni di felice matrimonio, troneggia nel bel mezzo di una vasta proprietà terriera che Angelo è riuscito a mettere su con il sudore della propria fronte e con l’aiuto diuturno della moglie.
Nel marzo del 1979 nacquero le prime due figlie, le gemelle “ Franca e Maria”, e con i soldi del premio-natività i coniugi Comuniello trasformarono un vecchio fienile in abitazione dove, con la famiglia, visse per un paio di decenni.
Angelo Comuniello, nel 1980, grazie all’interessamento dell’allora senatore Enrico Quaranta riesce ad entrare tra i dipendenti della Comunità Montana del Vallo di Diano e del Tanagro a soli 22 anni e da quel momento la sua vita comincia a cambiare radicalmente e la raggiunta serenità economica lo rilancia verso nuovi e più importanti traguardi.
Nel 1981 arriva, ad allietare l’ambiente familiare, primo figlio maschio “ Francesco” (oggi fidanzato con Giovanna, una ragazza di San Pietro al Tanagro); nel 1988 arriva la figlia “ Anna” che oggi è l’esperta di tutti gli strumenti tecnologici e mediatici ed è lei che regge i fili della passione artistica di suo padre: scrittura e poesia in dialetto. Nel 2002 arriva, invece, l’ultimo figlio “ Michele Angelo”.
Due parole è giusto spenderle anche per Anna; le brillano gli occhi quando parla del padre e quando è chiamata a leggere le “poesie di Angelo” viene letteralmente presa dalla commozione che non la travolge ma la pone in una condizione psicologica tale da riuscire a recitare (non leggere) i versi con una intensitò emotiva fuori dal comune.
Tutto il resto della storia, della bella storia di Angelo che ha ispirato la “ festa della vita” di giovedì 6 settembre 2018, potrete leggerla agevolmente nelle pagine del libro “ Chesta è a storia r Angelo ‘o Baffone – persona seria e simpaticona”, scritto a quattro mani dallo stesso Angelo e dalla figlia Anna, un libro edito e stampato da “ Publicitaly di Domenico Priore”; un libro che certamente non troverete nelle edicole o nelle librerie; per averlo bisogna forzatamente essere sinceri amici di Angelo, il resto verrà da se con una lettura snella e veloce tra aneddoti e citazioni in vernacolo.
Cosa aggiungere ancora per stigmatizzare l’inguaribile voglia di vivere di Angelo; per rendere meglio l’idea va detto che Angelo ‘O Baffone non è soltanto una persona seria e simpaticona (come recita il titolo del libro) ma anche una persona ricca di una umanità (quella verace che ormai è difficile trovare) che riversa senza risparmio verso chi ritiene degno della sua attenzione, della sua enorme disponibilità e della sua immensa allegra simpatia.
Ora è più spensierato l’artista – scrittore e poeta Angelo, ha lasciato alle spalle tante difficoltà ed ha acquisito tante certezze; oggi è sereno, registra anche dei video che la figlia immette sui circuiti mediatici dei social, scrive anche poesie e pergamene per i “novelli sposi” che vengono accettate di buon grado, lette con enfasi e custodite con amore; e, soprattutto, cerca di fermare quegli autentici momenti di libera felicità collettiva attraverso centinaia di fotografie che il suo fotografo personale, Carmine Vecchio, impressiona attraverso gli obiettivi delle sue macchine fotografiche digitali.
Cosa dire in chiusura ?, la lunga serata del 6 settembre 2018 è stata per me una delle più belle mai vissute; ho toccato con mano la genuinità che soltanto uomini come Angelo e famiglie come quella dei Comuniello sanno dare con sincerità e sano affetto.
Auguri Baffone, da me e da tutta la redazione de “ ilquotidianodisalerno.it”.

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