Aldo Bianchini
SAN RUFO (SA) – Nel precedente articolo ho cercato di fare un’analisi, per quanto possibile e consentito, dell’uomo Enrico Zambrotti piuttosto che del politico che ha avuto la possibilità di gestire un potere immenso, ma quasi sempre da dietro le quinte di altri personaggi (pochissimi in verità !!) che avevano una collocazione politico-istituzionale elettiva di grande rilievo (alludo a ministri, sottosegretari, presidenti, sindaci), anche se in prima persona non ha lesinato di mettersi al servizio delle istituzioni: dal Comune di San Pietro al Tanagro alla Comunità Montana Vallo di Diano e Tanagro, dal Consorzio di Bacino Sa/3 alla Cassa di Risparmio Salernitana, dalla segreteria particolare del ministro Carmelo Conte alla gestione diretta e incontrollata dei fondi del partito socialista, dalle fonti di approvvigionamento per la propaganda del PSI alla selezione durissima degli uomini da inserire nei vari cerchi del potere (quello “magico” era riservato a lui ed a pochissimi altri eletti) e dal Gal Vallo alle semplici associazioni.
Ma di questo, di tutto questo cercherò di raccontare nella prossima puntata di questa breve storia; oggi preferisco intrattenermi sull’analisi proposta da chi ha cercato in passato e cerca, oggi, di interrompere questo file-rouge del potere di Zambrotti perché, diciamocelo chiaro, Enrico Zambrotti è stato ed è un uomo di potere, al di là ed al di sopra di ogni altra considerazione positiva e/o negativa sul suo operato. La sua vita sembra contrassegnata da una strana ed anche inquietante equazione: Il potere sta a Zambrotti, come Zambrotti sta al potere; un’equazione costruita con la logia della grande capacità professionale che non le è stata mai riconosciuta del tutto. Difatti dovunque si sia impegnato e per qualsiasi cosa abbia operato c’è stato, di contro, sempre e comunque una battaglia feroce nei suoi confronti.
Oggi in discussione c’è l’ennesimo, forse l’ultimo, incarico di natura politica di cui è stato beneficiato Enrico Zambrotti, cioè la nomina di “direttore generale” del Consorzio di Bacino Sa/3 spacciata per provvisoria (nell’attesa del concorso pubblico per il posto vacante lasciato per il pensionamento dello stesso) sta diventando quasi definitiva a distanza di oltre un anno dalla nomina sancita dal CdA del Consorzio.
Nella puntata precedente ho scritto dell’intervento durissimo di Giovanni Graziano contro Zambrotti e della difesa tout-court di Vittorio Esposito in favore di Zambrotti; in questi ultimi giorni è sceso in campo anche Francesco Bellomo (consigliere comunale di Atena Lucana e consigliere del Consorzio di Bonifica del Vallo) che il 23 agosto sorso mi ha scritto:
“”Caro Aldo Bianchini mi ha fatto molto piacere leggere il tuo approfondimento e l’analisi politica fatta sul “caso Zambrotti”. Sulle capacità e le qualità del manager Zambrotti concordo con te, per il resto vorrei aprire un piccolo dibattito. Quello che affermi è vero ed indiscutibile dal punto di vista dei personaggi, sicuramente hai centrato molto bene il ruolo, ed è per questo che ti invito ad una riflessione. E’ possibile che nel territorio del Vallo di Diano – parliamo di circa 60000 abitanti- la politica non sia in grado di trovare un giovane “che non varchi la soglia della pensione obbligatoria” con le capacità di cui abbiamo detto? E soprattutto mi permetto di chiedere: è possibile che il centro sportivo meridionale, che doveva essere uno dei fiori all’occhiello del Vallo di Diano, erogando servizi e creando lavoro, sia invece la vergogna della politica del Vallo di Diano (almeno per quanto mi riguarda)? Basti guardare i bungalow, il punto ristoro, il ristorante La Masseria, le strutture del centro stesso utilizzate forse al 35%, e l’occupazione? Poi non mi ricordo bene, la squadra che gioca sul campo è una serie B? Caro Aldo comunque ti ringrazio, perché sei l’unico che con coraggio fa un’analisi attenta delle cose anche quando la realtà è molto amara. Mi dispiace però che si parli sempre dello spopolamento delle nostre zone e del fatto che i giovani vanno via. Soltanto parole, se poi i posti che contano continuano ad essere occupati da ultra sessantenni. Ricordiamoci però che la politica è fatta anche di elettori, se si continua ad eleggere questi personaggi, cosa vogliamo aspettarci?””.
Rispondo subito agli interessanti quesiti posti da Francesco Bellomo che ha voluto volontariamente scendere in campo mettendoci la faccia.
La prima risposta riguarda la difficoltà di trovare giovani all’altezza o del livello manageriale di Zambrotti. Bellomo, purtroppo e anche non volendo, ha messo il dito sulla piaga; esiste difatti, e non solo nel Vallo di Diano, un livellamento verso il basso della preparazione manageriale – professionale e politica delle classi giovanili che se da un lato evidenziano poca predisposizione ad essere eruditi e consigliati dalle classi adulte e anziane, dall’altro lato c’è pochissima e sincera disponibilità a costruire i “delfini del futuro”. Questo manca perché è finita l’epoca degli oratori – delle segreterie di partito e dei centri educativi sindacali. La mancanza dei delfini è una costante che affonda le sue radici già nei primissimi anni del secondo dopoguerra; i maestri non voglio essere superati dai delfini e questi ultimi hanno costantemente dimostrato di essere più attenti ad impallinare il maestro che ad assumere da lui tutte quelle esperienze e cognizioni utili per il lancio di nuove ipotesi progettuali.
La seconda risposta riguarda il Centro Sportivo Meridionale nato progettualmente nel corso della furiosa battaglia politica emersa dopo il tramonto del sogno di “Avevamo la Luna” (primi anni ’60) nell’ambito della favola del cosiddetto “miracolo economico”; una battaglia senza esclusione di colpi per la spartizione di quello che ancora rimaneva, in termini di moneta sonante, dell’effetto comunque positivo di quel miracolo. In quella rovinosa spartizione il compianto sen. Enrico Quaranta riuscì a scavare un posto al sole anche per lui, anche se gli venne assegnato il settore dello sport che all’epoca sembrava essere la cartina di tornasole per l’intero territorio del Vallo di Diano, e non solo. Già sulla sua costruzione arrivarono polemiche e inchieste giudiziarie e il sogno di un’impiantistica sportiva a livello nazionale fallì miseramente e le sue diramazioni, allora come oggi, vennero assoggettate agli interessi politici personali dei vari personaggi dell’epoca. Faccio un solo esempio; il ristorante La Masseria io personalmente l’ho sempre identificato come la personalizzazione strumentale del potere politico di pochi, altro che strutture al servizio della collettività; nonostante gli sporadici e infruttuosi tentativi (pubblici e privati) di rilanciare l’intero impianto verso mete regionali o nazionali.
Ma su queste cose si potrebbe scrivere di tutto e di più ed ognuno potrebbe esprimere il proprio punto di vista, così come io ho espresso il mio.
Nella prossima puntata cercherò di analizzare, punto per punto, l’interrogazione parlamentare a risposta scritta (Atto n. 4-00458 del 2 agosto 2018) con cui il senatore Antonio Iannone (Fratelli d’Italia) ha chiesto spiegazioni e chiarimenti ai Ministri per la pubblica amministrazione e dell’interno su quello che è già passato alla storia come il “caso Zambrotti”.