Aldo Bianchini
SALERNO – Con grande riluttanza, credetemi, ritorno a parlare dei giornalisti di Charlie Hebdo e della loro satira ripugnante, falsificante e soltanto offensiva e diffamatoria.
L;o feci, e lo scrissi, anche, nel gennaio del 2015 per commentare la strage dei giornalisti di quel periodico che era già stato aspramente contestato dall’offensiva islamista che stava per seminare morte e distruzione anche in medi oriente.
Allora si parlò molto del rispetto della libertà di stampa quasi come se detta libertà non avesse e non debba avere dei confini ben precisi oltre i quali si scade nella faziosità e nella becera offesa senza senso che non ha nulla a che vedere con iol giornalismo d’inchiesta.
Con le loro vignette satiriche quelli di Charlie Hebdo hanno lasciato di stucco mezzo mondo; spesso sono caduti nella incivile, tendenziosa e falsificante rappresentazione di fatti e circostanze sulle quali avrebbero fatto benissimo ad osservare un religioso silenzio.
Per l’ennesima volta siamo noi italiani a cadere nella rete degli odiati cugini; la vignetta è di quanto più brutale e vergognoso si possa immaginare; qualcuno provasse adesso a dire che è satira e che alla satira tutto è consentito.
Questa volta hanno davvero superato il limite consentito ed hanno offeso tutti, gli italiani come gli immigrati, le persone per bene come quelle con scarso senso del dovere e della riconoscenza.
Milioni e milioni di italiani, nel gennaio del 2015, acquistarono le varie edizioni speciali del Charlie Hebdo post strage; incassarono diverse centinaia di milioni di euro in tutto il mondo, probabilmente specularono sulla morte dei loro compagni e sulla buona fede dei lettori che mai e poi mai avrebbero acquistato in massa quelle edizioni speciali.
Siamo stati ripagati con grande generosità, hanno dato fondo a tutte le loro capacità giornalistiche, se la potevano risparmiare la vignetta infamante sul crollo del Ponte Morandi di Genova; avrebbero fatto meglio a zittire.
A dir poco macabra l’ironia del periodico satirico francese Charlie Hebdo sul crollo del ponte Morandi. L’immagine è una vignetta su sfondo giallo che mostra il ponte spezzato in alto a sinistra mentre a terra, tra le macerie un’auto appena precipitata, c’è un immigrato nero che spazza il suolo con una ramazza: “Costruito dagli italiani … – è il commento di Charlie Hebdo – … pulito dai migranti“.
Il 16 gennaio del 2015 scrissi: “”Pensavo che salire sul carro dei vincitori fosse una prerogativa tutta italiana; mi sbagliavo, e la vicenda della strage nella redazione parigina ne è stata la piena conferma. Comunque ci vuole fiuto per capire qual è il carro dei vincitori ma per Charlie è stato tutto più semplice con i dodici corpi inerti a fare da scivolo verso la megamanifestazione di piazza con oltre due milioni di persone e la corsa alle edicola per l’acquisto della prima copia di Charlie dopo la strage. Tutti insieme appassionatamente per manifestare contro il terrorismo di matrice islamica e in difesa della libertà di stampa … Ma cos’è la libertà di stampa, cosa è la libertà di espressione, e come la si difende ? Il filosofo – drammaturgo – saggista francese Voltaire (pseudonimo di Froncois Marie Arouet) amava dire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”; ma sono già in tanti ad affermare che Voltaire non ha mai detto una cosa del genere !! Io più terra terra arriverei a dire semplicemente che la mia libertà non deve annullare quella dell’altro; saremmo tutti un po’ più tranquilli, giornalisti compresi””.
Sinceramente oggi non so quanti darebbero la loro vita per difendere l’espressione di pensiero satirico di quei mocciosi di Charlie Hebdo; credo nessuno.
Per quanto riguarda i giornalisti di tale periodico, posso solo dire che provino a guardare nel fondo delle loro coscienza, se ne trovano una.
Loro “campano”di questo.
D’altronde anche gli avvoltoi devono cibarsi …… e questo è il loro macabro cibo.
Il mio pensiero va a quali possano essere le motivazioni della “gente comune” che compra quel giornale.
Questo, assolutamente, non lo capisco e forse non lo capirò mai.
Buona giornata, Direttore.
Stefano Antonello Aumenta