Aldo Bianchini
SALERNO – Molto spesso mi sono ritrovato a scrivere, dalle pagine di questo giornale, in maniera assolutamente positiva in materia di sanità pubblica e più specificamente della sanità gestita da tantissimi impeccabili professionisti (medici e infermieri) dell’AOU (Azienda Ospedaliera Universitaria) denominata “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno, meglio nota come “RUGGI”.
Questa volta, però, mi corre l’obbligo di segnalare alle competenti autorità che gestiscono organizzativamente la sanità del Ruggi alcune discrasie provocate da pochi che rischiano di minare alla base il lavoro onesto e corretto di tantissimi altri.
Prima di raccontarvi cosa ho constatato di persona, per dovere deontologico debbo ricordare a me stesso prima che agli altri che qualche anno fa ho avuto bisogno delle cure presso la divisione di cardiochirurgia nell’ambito dei servizi sanitari offerta dalla mega-struttura detta la “Torre del Cuore”, dove tutto funziona alla perfezione e dove operano e lavorano vere eccellenze della sanità pubblica.
Per motivi, purtroppo, di salute di una mia congiunta ho rifrequentato per diversi giorni un reparto molto delicato dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi di Salerno. Ho avuto il tempo e l’occasione di salutare quelli che già conoscevo e di parlare e conoscere tutti gli operatori sanitari a me sconosciuti: medici, infermieri ed ausiliari. Dai discorsi della maggioranza di quelli sentiti mi è sembrato di capire (uso il condizionale per correttezza deontologica) che tutti lavoravano sotto uno stato di tensione sprigionata da rapporto con il dirigente dell’Unità Operativa. Preciso che è assolutamente giusto che il comando fermo, deciso ed autorevole sia nelle mani di qualcuno; altra storia è quando il comando e l’autorevolezza vengono sostituiti con l’autoritarismo senza freni e senza condizioni. L’autorevolezza è sempre positiva, l’autoritarismo è sempre deleterio e negativo e costringe molti a sfuggire, per non dire fuggire, dai gangli organizzativi ritenuti troppo ingiusti e stressanti per chi opera con passione e dona la propria ragione professionale al bene comune degli assistiti. Oltretutto in una situazione sanitaria dove la calma e la riflessione assumono caratteristiche fondamentali per il bene di tutti, il fatti di perdere la propria tranquillità costringe molti ad andare via.
E’ proprio quello che, come sembra, sta accadendo nella “Torre del Cuore”, onore e vanto della città di Salerno in campo regionale e nazionale. Difatti alcuni di questi operatori già si sarebbero apprestati a redigere domanda di trasferimento e sul territorio ed in altre strutture della stessa azienda.
E’ opportuno, a questo punto, ricordare la vicenda triste e incresciosa del dr. Amato Santoro, elettrofisiologo, che qualche mese fa si è addirittura licenziato perché non sopportava più la stress lavorativo che gli veniva imposto da una organizzazione fin troppo autoritaria nelle mani di pochissimi soggetti che probabilmente pensavano di poter soccombere al confronto di un luminare riconosciuto come Santoro (salernitano doc) che attualmente opera in altra struttura all’avanguardia ed è ritenuto tra i migliori cervelli di questo Paese.
Il dr. Amato Santoro dopo essersi messo in aspettativa volontaria e senza stipendio per seguire un corso di aggiornamento migliorativo si ritrovò, al suo ritorno, in un covo di cospiratori e non esitò a scrivere la sua esperienza con una lettera drammataica inviata alla direzione generale dell’AOU. Ecco cosa scrissi il 19 marzo 2018 in merito alla vicenda clamorosa:
“”In pratica più di qualcuno gli avrebbe sibilato, davanti a tutti, che non avrebbe mai più rimesso piede nei gangli organizzativi della struttura complessa che va dalla cardiologia alla cardiochirurgia e che doveva pazientemente aspettare il suo turno di inserimento solo in alcuni e più modesti settori rispetto a quelli nei quali le sue specializzazioni gli avrebbero dato diritto di entrare pur non avendo i capelli bianchi. Scioccato da simili comportamenti l’elettrofisiologo che fa ? Prende carta e penna e scrive con rammarico una lettera piena di dimissioni, saluta tutti e va via dalla sua città; rattristato per quello che poteva dare e che qualcuno non ha inteso farglielo fare in una struttura che, sebbene all’avanguardia, ha sempre bisogno di forze nuove e capaci. Indirizza la lettera al Direttore Generale, al Direttore Sanitario, al Capo Dipartimento Cardio Toracico, al dr. A. Gigantino (direttore cardiologia), al responsabile della elettrofisiologia, alla responsabile dell’Utic e in un passaggio scrive testualmente: “Non sono il primo elettrofisiologo a lasciare questa Azienda Ospedaliera perché non lasciato lavorare, né il primo salernitano costretto ad emigrare. Spero vivamente che il Ruggi possa un giorno ambire ad una qualità elettrofisiologica degna della città di Salerno e degli sforzi impiegati dall’attuale politica che tenta di ringiovanire e rilanciare alcuni settori sanitari incancreniti da una classe dirigente spesso legata più al riconoscimento della “fedeltà e del colore dei capelli” che non alla capacità di preparazione dei suoi componenti”. Si conclude così la breve avventura professionale salernitana di uno dei tanti “figli della città” costretti a mordere il freno di fronte ai poteri forti, quasi baronali, che oppongono incredibili resistenze in ogni settore della vita sociale locale, e non solo nella sanità pubblica””.
Ora come allora chiedo: “Se da questi squallidi comportamenti i primi a pagare sono i pazienti è mai possibile che a condurre questi reparti è messa gente che al di là del nome altisonante non presenta niente altro ?” ed ancora “E la dirigenza perché quando sa del malumore e vede che professionalità lasciano la struttura non si preoccupa ?”.
Cari direttore generale ed organi dirigenziali per favore intervenite e fate in modo che la nostra salute venga una buona volta gestita da persone competenti dal punto di vista non professionale ma semplicemente relazionale.
direttore: Aldo Bianchini