Aldo Bianchini
SALA C. – Che si debba fare politica è, fuori da ogni metafora, giusto e doveroso anche a costo di apparire banali e ripetitivi; ma fare politica, parlando in politichese, su una vicenda morta e sepolta come quella della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro mi sembra come voler pervicacemente prendere in giro non solo la cittadinanza in genere ma anche i propri affidabili e sicuri elettori.
Nel corso di questi ultimi anni di mega balle sparate a casaccio ne ho viste e sentite di tutti i colori con l’apice deluchiano di una campagna elettorale per le regionali del 2015 incentrata, per quanto attiene il Vallo di Diano, sul ripristino della ferrovia dimenticata. Dopo quel discorso salese di Vincenzo De Luca intervenni subito (questo è innegabilmente vero) per placare la baldanzosa ed entusiastica risposta del territorio sul piano politico (con l’Associazione pro Ferrovia in testa a tutti, ma i componenti di quell’associazione si entusiasmano troppo facilmente !!) e scrissi controcorrente che le promesse, anche quelle deluchiane, erano soltanto un modo elegante e perfido di prendere in giro la gente.
Tutto bene, fa parte del gioco, le promesse ci stanno a patto che siano, però, nuove e piuttosto credibili e non palesi chimere irrealizzabili; per questo non mi sarei mai aspettato che a ritornare sull’argomento ferrovia, con un’uscita ed una verve fuori del comune, fosse stato l’assessore regionale al turismo avv. Corrado Matera (teggianese doc) dopo che tanti prima di lui avevano fatto vedere la cosiddetta “luna nel pozzo” del ripristino della tratta ferroviaria ormai dimenticata ed abbandonata a se stessa.
“”… Quando nel 1987 è stato disposto dall’Ente Ferrovie il blocco della tratta io ero consigliere di amministrazione delle FF/SS. La politica dell’Ente Ferrovie era l’eliminazione dei “Rami secchi”. Per quanto vi possa sembrare impossibile nessuno mi ha sollecitato un intervento per evitare che la Sicignano-Lagonegro fosse soppressa … Evidentemente ritenevano più funzionale il servizio sostitutivo con autobus, che toccava tutti i comuni e favoriva i titolari delle compagnie di autobus, soprattutto quelli operanti in zona … Diamo atto al presidente della Regione Vincenzo De Luca e all’assessore regionale Corrado Matera, di avere il primo organizzato il recente incontro tra tutti i presidenti delle regioni meridionali continentali e il secondo di aver riproposto all’ordine del giorno la riapertura della Sicignano-Lagonegro …””. Queste a stralcio le parole dell’ex presidente della regione avv. Gaspare Russo in risposta ad alcune mie domande; si capisce anche che Russo prende di mira i politici e che, essendo stato lui stesso un politico, cerca anche di salvarli nei limiti del possibile.
Negli anni ’80, bisogna farsene una ragione, è accaduto proprio questo; cioè che la politica di quel tempo preferì privilegiare il trasporto su gomma (con quel sistema ci guadagnavano tutti !!) rispetto a quello su ferro che era lentissimo e già poco utilizzato. Questi due ultimi aspetti, non dobbiamo dimenticarlo, furono la opportuna scusante che la politica cavalcò per favorire le compagnie private e da esse suggere consenso elettorale ed anche direttamente benefici in soldoni veri. Nella prima metà degli anni 80 spesso mi servivo di quel trenino; quasi sempre viaggiavo in perfetta solitudine con non più di pochissimi viaggiatori e per impiegare almeno più di due ore per raggiungere il capoluogo.
Naturalmente questo non bastava e non basta a sopprimere prima ed a dimenticare poi la tratta ferroviaria utilissima per una zona di territorio interna e impervia come quella percorsa dai binari che nella loro estensione complessiva raggiungevano i 78,247 km di lunghezza da Sicignano a Lagonegro. La tratta, per chi ancora non lo sapesse, fu inaugurata approssimativamente nel 1886 e fu chiusa esattamente 101 anni dopo, contava su quindici stazioni e dava respiro ed occupazione alle tante popolazioni delle comunità attraversate.
Diversi decenni fa, nel corso di un’altra operazione di pulizia-economica delle FF.SS., venne decisa la soppressione dell’antica tratta ferroviaria Tirano-St. Moritz che contava anch’essa di una quindicina di stazioni e toccava tre regioni e due Stati sovrani (Italia e Austria). I politici del luogo inventarono dal nulla il famoso “trenino rosso” alias “Bernina express” (che pur essendo il più lento espresso d’Europa è il più conosciuto) che nel suo tragitto tutto all’insegna dello stupore e delle forti emozioni, passa dai 429 mslm di Tirano alle alte quote della Diavolezza e dell’Ospizio Bernina (2253 mslm) con i loro incantevoli ghiacciai eterni, per poi ridiscendere, facendosi cullare, nella vallata del fiume Inn: l’alta Engadina e la blasonata St.Moritz. Ho avuto il privilegio di salire un paio di volte su quel trenino, sempre stracolmo di gente composta da turisti e viaggiatori locali; un modo di viaggiare lontano mille miglia dalla perfetta solitudine della Sicignano-Lagonegro.
Con questo cosa voglio dire ? voglio dire che se non si inventa qualcosa di attraente come offerta turistica complessiva in grado di compensare i costi economici per il ripristino della tratta e la successiva gestione bisogna farsene una ragione e dire addio per sempre anche agli annunci enfatizzanti e poco produttivi, sul piano reale, come quello rilanciato da Corrado Matera che oggi come oggi mi appare più spaventato dal fatto di non essere ancora riuscito a dare niente di concreto al territorio valdianese (leggasi anche la lunga querelle delle nomine ai vertici del Consorzio di Bonifica, una cosa che fa davvero accapponare la pelle tanto è cruenta la battaglia delle poltrone) che animato dall’effettiva intenzione di impegnarsi seriamente per il ripristino della ferrovia dimenticata. Anche perché dopo i numerosi progetti indefiniti ma sbandierati come cantierabili non si capisce, e Matera non lo spiega, come possa essere ancora possibile il recupero di quella tratta ed attraverso quali alchimie burocratico-politiche, quando nei piani delle FF.SS esiste già il progetto di abbattimento di tutte le strutture e i viadotti (come quello al bivio di Padula) in ragione della poca sicurezza per i territori che attraversano e scavalcano. Corrado Matera sa benissimo che neppure la recente conferenza dei presidenti delle regioni meridionali (evocata da Gaspare Russo) potrà portare nella direzione del ripristino perché, diciamola tutta, dopo il millantato arrivo di centinaia di milioni di euro a Salerno e provincia non credo proprio che la cantilena possa continuare anche con la ferrovia Sicignano-Lagonegro che era ed è veramente ai margini di qualsiasi discorso produttivo.
Dall’assessore al turismo della Regione Campania, avv. Corrado Matera, mi sarei sinceramente aspettato un discorso nuovo e, quindi, diverso dai tanti altri discorsi ascoltati in passato; un discorso in grado di rimettere in moto la macchina turistica locale che, pur non avendo i ghiacciai eterni, può comunque contare su bellezze naturali – artistiche e attrattori turistici di prima grandezza; un discorso in grado di mettere insieme sotto un’unica bandiera le tante realtà socio-economico-politiche dei molti paesi del comprensorio passando attraverso un radicale cambiamento del pensiero singolarmente monocratico dei tanti amministratori locali; insomma, un discorso in grado di abbattere le barriere edificate dai tanti ras locali che da oltre trent’anni pensano soltanto alle loro poltrone con la scusa di difendere l’autonomia e le tradizioni.
Tutto questo, però, significa fare sul serio una sana e produttiva politica territoriale; ma per farla ci vuole un leader vero che in tutta la Campania ancora non vedo, neppure nella figura del governatore; figurarsi per gli altri e figurarsi per il territorio valdianese in cui ancora oggi si scontrano interessi e rivendicazioni soltanto personali.
Quello che mi aspettavo da Corrado Matera non è ancora arrivato ed io, sinceramente, sono stufo della “luna nel pozzo”; ne ho viste tante, anche troppe.