Aldo Bianchini
CASTELLAMMARE di STABIA – L’ultima volta che ho scritto sul famoso CONSIP, che tante presunte sciagure ha addotto ai renziani, è stato lo scorso 28 gennaio 2018. In quella occasione, oltre a ribadire la mia difesa ad oltranza dell’allora capitano dei Carabinieri Gianpaolo Scafarto (oggi maggiore !!) mi permisi anche di chiedergli democraticamente quanto segue: “Mi permetto, infine, di aggiungere che spesso ho difeso a spada tratta l’ex capitano Scafarto, quando tutti lo inchiodavano alle sue presunte responsabilita’. Ora deve dire davvero la verita’ su –perche’, come e per chi– ha adottato dei testi diversi da quelli realmente sbobinati. E lo deve fare anche in fretta, per restituire all’Arma la giusta immagine”.
Faccio ammenda e, quindi, rapida marcia indietro. Perché ? perché in questi ultimi mesi sono accaduti avvenimenti che riportano il giovane ufficiale sull’altare del “servitore dello Stato” e non nella polvere della falsità e dei complotti.
Per affermare questo parto da due considerazioni di carattere generale che fanno entrambe capo alla politica: 1) Scafarto è in predicato di ottenere una delega per la legalità e sicurezza nella giunta di centro-destra di Castellammare per conto del sindaco Gaetano Cimmino e di Forza Italia; 2) La reazione violenta, inaspettata e sbagliata da parte di Matteo Renzi che ha manifestato la sua meraviglia per una delega ad un soggetto che ha monomesso verbali e trascrizioni per danneggiare la sua immagine di politico e di “presidente del consiglio dei ministri”; 3) L’assoluta assenza di qualsiasi commento, non solo di Renzi, per la delega nella giunta regionale data da De Luca a Franco Roberti con un processo ancora in corso a Salerno contro il governatore e incardinato dallo stesso Roberti che all’epoca era il capo della Procura della Repubblica.
Sulla base di questi tre elementi mi sono convinto che Gianpaolo Scafarto non ha mai “fabbricato prove false contro Renzi e contro la sua famiglia” (parole dell’ex premier su Il Mattino del 5 luglio 2018), semplicemente perché Scafarto non è l’attore ma la vittima sacrificale di un perverso sistema politico che si intreccia, si avvolge e, spesso, si scontra in una lotta senza quartiere tra la stessa politica e la magistratura per la conquista del controllo totale del potere.
Parole grosse le mie ? non credo; quelle di Renzi sono molto più grosse, pericolose ed eversive perché scavalcano in un solo balzo quello che è un principio sacrosanto che la sinistra dice da sempre di difendere: “il rispetto delle sentenze”, sia quando esse sono di condanna e sia quando, invece, sono di assoluzione. Qualcuno, difatti, avrebbe potuto avvertire Matteo Renzi che Gianpaolo Scafarto, ottimamente difeso dall’avvocato penalista salernitano Giovanni Annunziata, è stato già assolto dalle tremende accuse e che la Cassazione ha addirittura respinto il ricorso della Procura avverso la predetta sentenza assolutoria. Altro che storie, le sentenze o vanno rispettate sempre oppure devono saltare. Punto.
Ecco perché sostengo che il “caso Scafarto” appare, oggi più che mai, come un caso montato a bella posta per allontanare dall’immaginario collettivo della gente la sensazione che le vere responsabilità siano da ricercare altrove. E’ il “sistema” che si difende e che cerca di espellere dal suo seno le mele marcie e/o le vipere e chi, come Scafarto, combatte per l’affermazione della legalità e della giustizia. Il sistema, sia chiaro una volta per tutte, è politico ma anche giudiziario; anzi i vertici del potere giudiziario sono ancora più violenti di quello politico quando si tratta di difendere la loro presunta e intangibile autonomia, anche a costo di ostracizzare alcuni gangli periferici del suo sistema. Lo abbiamo visto in passato, lo vediamo oggi e lo vedremo in futuro.
Lungo questo crinale è stata, credo, impostata la lunga – complessa ed articolata arringa difensiva dell’avv. Giovanni Annunziata in favore di Gianpaolo Scafarto; un’arringa che ha portato all’assoluzione completa dell’ufficiale ed al rigetto del ricorso della Procura. Circa cento pagine di trascrizione per una ricostruzione dei fatti e per le spiegazioni socio-politiche da parte di Annunziata nel corso di alcune ore di arringa che non mancherò di analizzare, punto per punto, nelle prossime puntate di questa lunga storia.
Ma, in definitiva, il “caso Consip – Scafarto” è un cold case (caso freddo, cioè non risolto) o una squallida vicenda di bad policy (pessima politica di basso profilo) ?
Ancora troppo presto per dirlo; fatto salvo un grosso margine di errore io penso che siamo di fronte ad entrambe le risposte, ovvero che Scafarto ha fatto il suo dovere fino in fondo (e qualcuno ha cercato di punirlo !!) e che il sistema si è difeso a spada tratta; ed alla fine il tribunale, di fronte a ricostruzioni accusatorie fantasiose non ha potuto fare altro che assolvere. Rimane di grande attualità l’ultima domanda: “Chi ha cercato di fabbricare prove false contro Renzi e la sua famiglia ?”. Per il tribunale e, quindi, per la giustizia, non è stato Gianpaolo Scafarto. Punto. Alla prossima.