Di Angelo Giubileo (scrittore)
SALERNO – E’ una storia che si ripete, almeno dal 2011 a oggi e salvo un’eccezione, che solitamente non manca mai. Si tratta qui principalmente della decisione del Presidente della Repubblica di convocare domani Carlo Cottarelli per affidargli un preincarico o piuttosto un incarico per la formazione di un nuovo governo.
La storia, più recente, è iniziata con la nomina di Monti alla presidenza del Consiglio dal 16/11/2011 al 27/4/2013. A seguito delle elezioni politiche di quell’anno, il governo succeduto è stato guidato da Enrico Letta per neanche un anno, dal 28/4/2013 al 21/2/2014. Questa, l’unica eccezione, trattandosi infatti di un governo promulgato all’esito delle risultanze del voto politico. Non così, invece, per i successivi governi a guida Renzi, dal 22/2/2014 al 12/12/2016, e Gentiloni, dal 13/12/2016 e fino all’esito delle elezioni del 4 marzo scorso.
Oltre le interpretazioni, degli uni e degli altri, a seguito di quest’ultimo voto, il Presidente della Repubblica ha provveduto finora all’affidamento di tre preincarichi. I primi due, di tipo esplorativo, alle due cariche istituzionali dei Presidenti, nell’ordine, di Senato e Camera, con preciso e circoscritto mandato; il terzo, un vero e proprio preincarico a un tecnico quale il professore Giuseppe Conte. Oggi, all’esito della remissione dell’incarico da parte di Conte, il Presidente della Repubblica ha deciso di convocare per domani il tecnico Carlo Cottarelli affidandogli presumibilmente il tentativo di formare un nuovo governo. E’ il Presidente della Repubblica che ha fatto queste scelte, assumendosene la piena responsabilità. Ha fatto bene, ha fatto male, non sta a noi giudicare. I fatti, però, sono incontestabilmente questi. Tutto il resto, sono mere interpretazioni.
Di Cottarelli, possiamo dire soprattutto che ha lavorato per 25 anni al Fondo Monetario Internazionale (FMI) e per 6 anni alla Banca d’Italia. Tra il 23 e il 26 maggio dell’anno prossimo, si terranno nei 27 paesi dell’Unione Europea elezioni politiche per la nomina dei corrispondenti rappresentanti degli Stati nazionali nel Parlamento europeo. La crisi dell’UE è fin troppo evidente, già da tempo, e a tacere d’altro, almeno da quel 2007 in cui esplose la crisi del debito sovrano dei paesi denominati con un acronimo PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), ed è poi proseguita, a fasi alterne, con la questione tuttora tragica dell’immigrazione principalmente dal sud e dall’est del mondo. Sappiamo cos’è il FMI e l’importanza che in esso rivestono gli USA. Con la fine preannunciata del quantitative easing di Draghi e le ulteriori difficoltà che dovrebbe incontrare codesta Unione Europea, direi che la strada per l’Italia appare ancora una volta segnata.
Prima di finirla qui, mi sia solo consentita una brevissima annotazione di carattere personale, rivolta in particolare agli amici europeisti, loro a tutto tondo, espressione mutuata da una tecnica scultorea, di + Europa e dell’IBL: imparate la lezione perenne di Parmenide e abbandonate piuttosto quella del sì sconosciuto Michael Oakeshott! In fondo, la ragione è sempre l’elemento di maggiore forza di cui gli umani ancora dispongono.